Pescatori Libia, nel Dl Rilancio mezzo milione ai familiari - QdS

Pescatori Libia, nel Dl Rilancio mezzo milione ai familiari

redazione web

Pescatori Libia, nel Dl Rilancio mezzo milione ai familiari

sabato 12 Dicembre 2020

Grazie a un emendamento approvato in Commissione al Senato, primo firmatario Faraone, che ha detto, "Ora il Governo si impegni al massimo per la liberazione. Il Pd trapanese scrive a Zingaretti Nei giorni scorsi le proteste a Mazara

Mezzo milione di euro per le famiglie dei pescatori sequestrati in Libia.

Li quanto stanzia un emendamento al Dl Rilancio presentato da Italia Viva e approvato in Commissione al Senato.

Lo stanziamento è destinato a “misure di sostegno ai familiari del personale imbarcato e di contributi all’impresa di pesca, nei casi di sequestro in alto mare da parte di forze straniere anche non regolari” e riguarda anche gli avvenimenti del 2020.

L’emendamento è stato presentato da Davide Faraone e altri due esponenti Iv, Eugenio Comincini e Donatella Conzatti.

“Esprimo soddisfazione – ha detto Faraone – per l’approvazione del nostro emendamento al dl Ristori sul sostegno alle famiglie dei pescatori rapiti e alle imprese, grazie al voto unanime della Commissione in Senato. Dare un sostegno economico alle famiglie dei pescatori è stata per noi di Italia Viva una priorità, ma questo è davvero il minimo indispensabile per far sentire che lo Stato è loro vicino”.

“Adesso il Governo – ha aggiunto – deve impegnarsi al massimo per il rilascio dei nostri connazionali che sono stati rapiti da più di tre mesi. È intollerabile il protrarsi di questa prigionia a cui si aggiunge lo strazio delle famiglie che da cento giorni non sanno nulla dei loro cari”.

Il Pd trapanese scrive a Zingaretti

“La vicenda dei 18 pescatori di Mazara del Vallo bloccati in Libia da oltre cento giorni è una ferita aperta per la comunità trapanese e per l’Italia. C’è il rischio che il sequestro dei pescherecci ‘Antartide’ e ‘Medinea’, e dei rispettivi equipaggi, cada in un cono d’ombra: sarebbe inaccettabile”.

Lo scrive il segretario provinciale del Pd di Trapani, Domenico Venuti, in una lettera inviata al segretario nazionale Nicola Zingaretti. Nella lettera Venuti chiede “un intervento deciso e forte affinché il governo italiano attui tutte le possibili soluzioni per trovare una via d’uscita a una situazione angosciante per le famiglie dei marittimi, loro malgrado protagonisti di questa vicenda”.

Secondo Venuti, inoltre, “appare ormai irrinunciabile l’apertura di una discussione seria e franca con tutti gli attori presenti sulla riva Sud del Mediterraneo: il tema della delimitazione delle acque territoriali – sostiene – va affrontato una volta e per sempre. La marineria di Mazara del Vallo, così come altre realtà del territorio siciliano, è sempre stata in prima linea sul fronte dell’immigrazione e non ha mai lesinato sostegno e aiuto a chi giungeva dall’altra riva del Mediterraneo in cerca di una vita migliore”.

“Quella stessa vita migliore che i 18 marittimi di Mazara del Vallo – ha detto ancora Venuti – hanno cercato di dare ai propri figli con il proprio lavoro fino all’1 settembre, giorno del loro sequestro. Oggi questa stessa marineria chiede allo Stato italiano di non dimenticare i propri figli andati in mare per una battuta di pesca e ancora oggi costretti a restare lontani dalle proprie famiglie, alle quali va assicurata la nostra vicinanza concreta”.

Le proteste a Mazara del Vallo

Nei giorni scorsi a Mazara del Vallo i familiari dei diciotto pescatori trattenuti in Libia da tre mesi dopo un presunto sconfinamento, avevano protestato contro il Governo dopo la notizia della liberazione, dopo il pagamento di un riscatto, dei marinai di un cargo turco fermato con la stessa motivazione.

“Il ministro degli Esteri ci deve riportare i nostri cari a casa, siamo indignati e disposti ad inscenare proteste estreme”, aveva detto Cristina Amabilino, moglie di Bernardo Salvo, uno dei marittimi.

In realtà il ministro degli Esteri Di Maio aveva spiegato a chiare lettere nei giorni scorsi come il fatto che i pescatori siciliani fossero ancora in Libia ne facesse “un caso a metà strada tra fermo e rapimento: stiamo lavorando con un’autorità non riconosciuta, che è quella dell’est della Libia, con un esercito autoproclamato, lo stiamo facendo usando l’intelligence e il corpo diplomatico”.

Ma la vicenda dei pescatori assume sempre di più una connotazione politica: i familiari avevano infatti concluso la manifestazione sotto la casa mazarese dei genitori del Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, urlando slogan e scandendo “Vergogna, vergogna”.

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