Il direttore provinciale dell’Inps ha evidenziato il lavoro svolto durante lo scorso anno per dare sostegno ai numerosi soggetti messi in difficoltà dalla pandemia e dalla sue gravi conseguenze
MESSINA – La previdenza si trasforma in protezione sociale, quando un’emergenza come quella scatenata dal Covid stravolge i piani e cambia le priorità. L’Inps di Messina nel 2020 ha dovuto misurare le sue forze, aumentarle e adattarle alla nuova organizzazione degli uffici, ai nuovi servizi che era chiamato a erogare e che si aggiungevano a quelli tradizionali, inseguendo Dpcm e norme attuative.
Una lotta contro il tempo spesso, perché non è stata mai persa la consapevolezza che dietro le migliaia di pratiche aperte e lavorate, in buona parte in smart working, c’erano persone e famiglie, non numeri: lavoratori in difficoltà, disoccupati senza reddito, imprenditori stremati dalle chiusure.
Il bilancio dell’ultimo anno che il direttore dell’Istituto Marcello Mastrojeni, anche per il 2020, ha voluto tracciare, è fatto però anche di statistiche sulla produttività degli uffici, cresciuta di oltre il 5% con uno standard raggiunto che colloca Messina al primo posto in Sicilia e al terzo a livello nazionale. “Lo sforzo produttivo ha consentito una significativa riduzione delle giacenze e un abbattimento dei tempi medi di lavorazione, oggi pari a 37 giorni (-25% rispetto al 2019)”.
Altro dato riguarda i cittadini che hanno ricevuto sussidi, che sono 100mila in tutta la provincia. Ma numeri e statistiche evidenziano anche alcuni cambiamenti nelle dinamiche sociali e lavorative. Elevatissime sono state le ore di Cassa integrazione autorizzate, 12 milioni rispetto alla media di un milione degli anni precedenti e cinquantamila domande. Di contro c’è una diminuzione delle richieste per l’indennità di disoccupazione, che sono state 31 mila a fronte delle 27 mila del 2019. La crisi delle imprese e il blocco dei licenziamenti ha spinto a un ricorso diffuso all’ammortizzatore sociale, con un ritmo, in questo clima di incertezza, che non conosce flessioni.
Solo per Cassa integrazione e bonus Covid sono stati erogati oltre cento milioni di euro. In un contesto territoriale economicamente fragile, il lavoro dell’Inps si è concentrato su quegli ambiti che consentivano di sostenere il tessuto produttivo. Significativa è stata la gestione dei Durc, fondamentali anche per accedere alle sovvenzioni pubbliche. Nel 2020, a Messina sono stati rilasciati circa 23 mila documenti di regolarità contributiva (oltre tremila in più dell’anno precedente). Per numero di Durc rilasciati, l’ufficio messinese si colloca al decimo posto in Italia. L’emergenza sanitaria ed economica ha incrementato alcune attività ma ha costretto a un blocco di tre mesi per esempio gli accessi ispettivi. Si è compensato però con accertamenti più mirati, rivolti ai casi di percezione fraudolenta di risorse pubbliche.
Tra i fenomeni più rilevanti, quello riguardante il contrasto al lavoro fittizio con 2003 rapporti di lavoro annullati nel 2020, contro 1976 del 2019. Altro settore di forte impegno è stato quello del contrasto alle frodi in materia di reddito di cittadinanza in stretta sinergia col Comando provinciale della Guardia di Finanza. Il settore degli accertamenti medico legali dell’Inps è forse il più colpito dall’emergenza sanitaria. Il lockdown dei primi mesi ha infatti impedito l’espletamento di oltre diecimila visite. Oggi si è tornati quasi a regime con lo svolgimento di circa tremila visite al mese mentre si è rinnovata la convenzione con l’Asp.
“In materia d’invalidità civile e legge 104 – ha sottolineato Mastrojeni – Messina è la più grande provincia siciliana che adotta il sistema delle visite integrate. Grazie a una partnership ormai collaudata con l’Asp, siamo riusciti a ripristinare rapidamente il servizio in condizioni di sicurezza per il cittadino”.
Il direttore dell’Inps, inoltre, nell’ambito del Piano di valorizzazione del patrimonio immobiliare pubblico del’Istituto, ha avviato un confronto con la Corte d’Appello di Messina. “Lo stabile di via Capra e quello di via Romagnosi – ha detto – potrebbero essere destinati a uffici, contribuendo così a risolvere l’annoso problema della logistica giudiziaria”.