L’11% dei pazienti oncologici rifiuta il vaccino
anti-Covid e la mancata aderenza ha invece raggiunto quasi il 20% a
metà marzo, dopo lo stop temporaneo al farmaco di AstraZeneca. E’ quanto
emerge dal primo studio che fotografa l’entità del tasso di rifiuto delle
persone colpite da cancro di ricevere l’immunizzazione. Il lavoro è in
pubblicazione su European Journal of Cancer ed è
stato condotto fra l’1 e il 20 marzo 2021, coinvolgendo 914 persone in cura all’Istituto
Regina Elena di Roma.
“Il 30% di questi cittadini molto fragili muore
se ospedalizzato in seguito al contagio. Dunque – afferma Francesco Cognetti,
Direttore Oncologia Medica dell’Istituto Regina Elena – serve più attenzione da
parte dell’autorità regolatoria e dei media. No alle news allarmistiche ai fini
del successo della campagna di immunizzazione”. Vari sono i motivi del
rifiuto. Per il 48% il timore degli effetti collaterali della
profilassi, per il 26,7% la preoccupazione di possibili interazioni con
la concomitante terapia antitumorale, per il 10,7% la paura di reazioni
allergiche. Non solo.
La decisione di sospendere uno dei vaccini disponibili,
quello prodotto da AstraZeneca, nel periodo fra il 15 e il 19 marzo, ha
determinato una netta flessione nella propensione di questi pazienti fragili
all’immunizzazione anche con un vaccino diverso, cioè quello prodotto da Pfizer.
I cittadini colpiti da cancro che hanno detto no sono più che raddoppiati dopo
il 15 marzo, passando dall’8,6% al 19,7%.
Proprio “il travagliato iter autorizzativo dei vaccini,
in particolare di quello prodotto da AstraZeneca (AZD1222) che è stato
temporaneamente sospeso per 5 giorni dall’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA),
insieme alla grande attenzione riservata dai media a questo tema – rileva Cognetti
– possono aver influenzato l’aderenza alla vaccinazione”.