Catania. Le mani sulla città e i project financing.
Le opere. Nove parcheggi per un valore di 150 milioni di euro da realizzare nel centro cittadino, secondo procedure di urgenza legate all’emergenza sismica, con finanziamenti privati.
La scelta dei progetti. I componenti dell’Ufficio speciale sono stati rinviati a giudizio perché avrebbero “attribuito i punteggi in modo immotivato e contraddittorio”.
CATANIA – Progetti scopiazzati, imprese escluse arbitrariamente, punteggi attribuiti “non realisticamente”, così, per “spartire più equamente”, cioè accontentare tutti, i 150 mln € di appalti in project financing sono finiti sul nuovo tavolo catanese degli appalti come fosse una bisca clandestina. Ecco perché, a sette anni dalla creazione dell’Ufficio speciale antisismico ed anti-traffico di Silvio Berlusconi, tutto resta fermo o, nella migliore delle ipotesi, sotto sequestro.
Quasi un decennio di conferenze stampa e paroloni, dirette televisive e cartelloni, hanno prodotto la realizzazione di meno del 40% dei parcheggi scambiatori finanziati con fondi pubblici, inaugurati tre volte e poi rimasti abbandonati ed in più un debito di almeno 30 mln € – secondo fonti comunali – derivante dal mancato pagamento di progettisti ed espropri.
Contemporaneamente, sette anni addietro, iniziava la procedura di project financing per realizzare nove parcheggi interrati nel centro cittadino del valore di circa 150 mln €. I soldi dovevano metterli i privati che poi avrebbero gestito le opere per guadagnarci. Adesso, mentre imprenditori ed amministratori sono rinviati a giudizio per la trasformazione di parcheggi in centri commerciali ed altre irregolarità, una perizia depositata dalla Procura 5 mesi addietro ricostruisce tempi e modalità del tavolo degli appalti che ha portato all’assegnazione di ogni singola opera.
Prima, però, è necessario vedere in che modo questo “tavolo” è stato imbastito dalla macchina amministrativa.
EMERGENZA ANTISISMICA E RITARDI. A dare il cattivo esempio è stato proprio l’Ufficio speciale, facendo saltare le regole che egli stesso aveva fissato con l’avviso pubblico del 31.10.2003. Secondo questo “bando” il promotore doveva essere scelto entro il 30.4.2004, anche perché si trattava di una procedura di “emergenza”. Questo “sulla carta”; nella realtà a quella data l’amministrazione neanche aveva aperto le buste, tanto che la famosa pronuncia arrivava con ben dieci mesi di ritardo, il 9.2.2005, in barba anche a quanto stabilito negli art 37 bis e ss della L. 109/94 e succ. modifiche, secondo cui tutto doveva avvenire nell’arco di quattro mesi.
Per capire come ha funzionato il “tavolo” degli appalti, è necessario vedere sulla base di quali criteri sono stati valutati i singoli progetti in gara. A questo proposito è sufficiente notare che lo stesso bando è stato pubblicato violando il regolamento d’attuazione della ex legge quadro sui Lavori Pubblici, il D.P.R. 554 del 1999, secondo cui dovrebbero essere previsti tutti gli elementi di valutazione “a partire dalle sottocategorie costitutive” di ogni singolo punto rispetto ai sei previsti.
DISCREZIONALITA’ A TAVOLINO. Nel bando non ci sono le sottocategorie ma soltanto sei fattori dai quali dipendono le scelte dei progetti “migliori”. I primi tre (tariffa oraria, tempo d’esecuzione, durata concessione) sono automatici e legati a valori numerici; i successivi tre (modalità di gestione, impatto di cantiere, riduzione inquinamento) sono di carattere tecnico e quindi in balia della valutazione della commissione dell’Ufficio speciale, i cui componenti sono stati rinviati a giudizio per aver assegnato “i punteggi in relazione agli aspetti tecnici delle offerte (modalità di gestione, impatto del cantiere…) senza preventivamente determinare i criteri automatici (tariffa oraria, tempo di esecuzione, durata della concessione) sulla base dei quali effettuare tale assegnazione, così attribuendo in modo immotivato e contraddittorio i punteggi…”. Questo, secondo i consulenti della Procura, “ha permesso un maggiore margine di discrezionalità alla Commissione, rendendo più difficile stabilire l’oggettività delle valutazioni”.
Del resto, la stessa nomina iniziale della commissione avviene violando le leggi vigenti (art. 21 c.5 legge quadro LLPP), secondo cui le commissioni in questione dovrebbero essere composte da un numero dispari di componenti. “Tuttavia – scrivono i periti – la Commissione risulta inizialmente formata da quattro componenti e per di più uno di essi, con carica di presidenza, facente parte di un altro organismo preposto a funzioni di vigilanza o di controllo rispetto ai lavori medesimi, quale il Comitato di Consulenza Giuridica per gli anni 2003 e 2004”.
Problemi che poi si sono risolti quando lo stesso presidente si è dimesso. L’aumento della discrezionalità della commissione di valutazione, unita in alcuni casi ad improvvise prese di posizione del responsabile unico del procedimento ed ha probabili contatti tra le imprese che come si vedrà, si copiavano pure i progetti tra loro, ha permesso – seguendo il ragionamento dei consulenti della Procura – di ribaltare l’esito di ogni singola gara per la costruzione dei parcheggi interrati, facendo vincere chi, applicando le regole, mai avrebbe potuto.
Gare deserte e tempi stretti. I periti: “Avvenimenti insoliti”
CATANIA – La prima fase di scelta del promotore dura complessivamente 16 mesi (ott. 2003 – febbr. 2005), la seconda fase della procedura di project financing, in pratica la gara vera e propria, dura solo dieci giorni!
Essa avrebbe dovuto riguardare la scelta di due offerte, redatte a partire dal progetto preliminare del promotore da contrapporre al promotore stesso.
“Tutte le gare – scrivono i periti – in questa seconda fase, sono andate deserte. Nessuno dei raggruppamenti interessati alle licitazioni ha consegnato la propria proposta entro i termini indicati nella lettera d’invito”.
In pratica c’è una lettera d’invito che viene approvata e spedita ai concorrenti il 19 aprile del 2005, il termine ultimo per la presentazione delle offerte è il 30 aprile, dieci giorni di tempo.
Difficile dire se le imprese non hanno avuto il tempo di presentare le offerte visto che alcuni raggruppamenti dopo aver preso visione del progetto e chiesto di essere invitate a pochi giorni dalla scadenza dei termini hanno addirittura rinunciato alla partecipazione alla gara.
I consulenti della Procura li considerano avvenimenti “insoliti” rimarcando che “pur non rappresentando di per sé condizione di illegalità, hanno chiaramente consentito di lasciare invariato il quadro delle aggiudicazioni così come risultante dalla prima fase della procedura”.