Rendere la società in cui viviamo più “sostenibile” è considerato un obiettivo importante dalla maggioranza della Generazione Z
La Conferenza dell’Onu sull’emergenza climatica, convocata a Glasgow, è terminata con il raggiungimento del Glasgow Climate Pact. L’intesa, da alcuni definita “storica”, contiene le linee guida affinché il pianeta rispetti l’obiettivo, fissato a Parigi, di limitare il riscaldamento globale di 1,5 gradi entro il 2100. Eppure la delusione è molta: l’India ha rifiutato all’ultimo minuto il taglio netto all’uso dei combustibili fossili e del carbone, responsabili delle emissioni dei gas serra. Un compromesso ritenuto inaccettabile soprattutto dalle nuove generazioni, che rivendicano la salvaguardia di un’epoca geologica quasi al collasso, la quale sarà lo sfondo del loro futuro.
Essa, definita “Antropocene”, costituisce l’insieme delle caratteristiche fisiche, chimiche e biologiche condizionate su scala sia locale sia globale dagli effetti dell’azione umana, con particolare riferimento all’aumento delle concentrazioni di CO2 e CH4 nell’atmosfera e dunque all’inquinamento che ne consegue.
Pertanto, rendere la società in cui viviamo più “sostenibile” è considerato un obiettivo importante dalla maggioranza della Generazione Z (69%) per la quale l’attivista svedese Greta Thunberg, candidata al Nobel per la pace, è un punto di riferimento.
La fondatrice dei Fridays for Future ha affidato a Twitter le sue critiche sulle conclusioni del vertice: “Ora che la Cop26 volge al termine fate attenzione allo tsunami di ‘greenwashing’ e spiegazioni dei media per inquadrare in qualche modo il risultato come ‘buono’, ‘un progresso’, ‘un passo nella giusta direzione’”, ma la realtà, ha detto Greta, è che la conferenza sul clima è “un fallimento” e che “siamo lontani da ciò di cui abbiamo bisogno”.
I giovani oggi sono ben più consci del problema rispetto ai “grandi” e si stanno facendo portavoce e promotori di proposte concrete volte a rendere più sostenibile il loro stile di vita: dal riciclo all’utilizzo intelligente delle risorse in casa; dalla scelta di alimenti “made in Italy” (sostenendo in tal modo prodotti locali e a chilometro zero) fino a quella di spostarsi con mezzi a basso impatto ambientale come biciclette, monopattini e macchine elettriche che, con i loro vantaggi e svantaggi, costituiscono una valida alternativa ai canonici trasporti inquinanti.
A farsi interprete dell’esigenza dei giovani di ricreare e consolidare un rapporto positivo con la natura era già stato il movimento romantico, di cui William Wordsworth è l’esponente maggiore. Il poeta mette il bambino al centro della sua riflessione e lo associa allo stato di natura, cioè a una dimensione originaria e ideale, che la civiltà e l’inquinamento rischia di corrompere.
In quella che appare come una critica al mondo che gli adulti hanno costruito – “un mondo moderno, convenzionale, formale e per di più, con la rivoluzione industriale, meccanizzato” – il movimento romantico ribalta la fiducia positivista nel progresso e si concentra piuttosto sul passato, su ciò che in questa progressione viene lasciato indietro e dimenticato, come il rispetto per l’ambiente in cui viviamo e la difesa e custodia di esso in una riflessione che oggi più che mai risulta attuale.
Marta Licitra, Maria Chiara Licitra, Alessandra Conti, Elena Massari, Chiara Antoci e Lorenzo Criscione