La decisione della Misure di prevenzione della Corte d’appello di Palermo sul provvedimento a carico dell'imprenditore marsalese.
La sezione Misure di prevenzione della Corte d’appello di Palermo ha confermato la confisca dei beni, per un valore totale stimato intorno ai 127 milioni di euro, all’imprenditore marsalese Michele Angelo Licata, 59 anni.
Ecco la decisione e le accuse a carico dell’ex leader del settore ristorazione della Sicilia occidentale.
Michele Licata, confermata confisca
L’imprenditore, noto per la sua attività nel settore della ristorazione e nel campo alberghiero, è da anni al centro di un’indagine della Guardia di Finanza. L’accusa a suo carico è di evasione fiscale, nonché di truffa allo Stato e malversazione. Secondo quanto emerso dalle indagini, ancora in corso, il gruppo Licata avrebbe evaso Iva e tasse tra il 2006 e il 2013. Una truffa dal valore di circa 6-7- milioni di euro.
In primo grado il Tribunale di Trapani aveva disposto un parziale dissequestro, restituendo circa metà dei beni sequestrati a fine novembre 2015 a Licata. Ora la Corte d’Appello, disponendo il provvedimento di confisca, ha anche confermato la “pericolosità sociale” dell’imprenditore applicando per lui la misura preventiva della Sorveglianza Speciale.
In secondo grado, Licata ha ottenuto una condanna a due anni e 6 mesi. Lo scorso gennaio, in un altro processo, la Corte d’Appello ha confermato invece la condanna a 5 anni di reclusione per l’imprenditore accusato anche di auto-riciclaggio.
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