Kenya, setta del digiuno e i cadaveri nella Fossa Comune - QdS

Setta religiosa shock, morti di fame e sete “per vedere Gesù in Paradiso”: 257 le vittime

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Setta religiosa shock, morti di fame e sete “per vedere Gesù in Paradiso”: 257 le vittime

Redazione  |
giovedì 08 Giugno 2023

Shock nella foresta di Shakaola in Kenya: mancherebbero ancora diverse persone scomparse all'appello, 257 i cadaveri ritrovati in una fossa comune.

Shock in Kenya, dove 257 cadaveri sono stati trovati all’interno di una fossa comune nella foresta di Shakaola: pare che si tratti delle numerose vittime della cosiddetta “setta del digiuno“, gruppo religioso guidato dal predicatore Paul Mackenzie.

Al momento, secondo quanto riportato dal quotidiano “The Standard”, le persone scomparse presumibilmente per vicende legate a questa setta sarebbero più di 600. Il sedicente “capo” del gruppo religioso, il pastore Mackenzie, è stato arrestato lo scorso 14 aprile.

Setta del digiuno, 257 cadaveri in una fossa comune in Kenya

Secondo una prima ricostruzione, il pastore avrebbe costretto i suoi seguaci a privarsi di cibo e acqua e a praticare perennemente il digiuno “per salvarsi da un’imminente morte dolorosa nel mondo e dalla dannazione apocalittica“. Tra l’altro, le vittime di questa setta religiosa sarebbero state convinte che – attraverso la dolorosa pratica del digiuno – avrebbero potuto “vedere Gesù in Paradiso”.

Numerose persone appartenenti al gruppo risulterebbero ancora scomparse. Sarebbero in tutto 613. Sul caso indagano le autorità in Kenya, mentre l’opinione pubblica ha già definito il caso come il “massacro di Shakaola”.

Per quanto accaduto, non è stato arrestato solo Paul Mackenzie. La polizia ha già effettuato 45 arresti. Per il predicatore all’origine di questo orribile massacro, il ministro degli Interni Kithure Kindiki avrebbe già chiesto la condanna per genocidio. Dal canto suo, il predicatore – attualmente detenuto a Malindi – avrebbe iniziato uno sciopero della fame.

La polizia, inoltre, ha salvato altre 95 persone che rischiavano di rimanere vittime della “setta del digiuno”, già in stato di grave deperimento.

Immagine di repertorio da Pixabay

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