Ribaltare gli stereotipi non è più “proibito”. Le donne, volto nuovo di politica e istituzioni - QdS

Ribaltare gli stereotipi non è più “proibito”. Le donne, volto nuovo di politica e istituzioni

Ribaltare gli stereotipi non è più “proibito”. Le donne, volto nuovo di politica e istituzioni

Roberto Greco e Patrizia Penna  |
mercoledì 25 Ottobre 2023

Giorgia Meloni, Tatiana Valovaya, Margherita Cassano, Gabriella Palmeri Sandulli e Carmela Pace: nei Forum del QdS alcune protagoniste della trasformazione sociale e culturale dei nostri tempi

Nello stesso giorno in cui le donne islandesi si sono rese protagoniste di una mobilitazione per chiedere la parità salariale ed un’azione contro la violenza di genere, il Quotidiano di Sicilia ha voluto offrire ai lettori un approfondimento legato proprio alla trasformazione sociale e culturale che nel nostro Paese e non solo, vede protagoniste indiscusse le donne.

Le donne. Sì, proprio loro, volto “nuovo” della politica, delle istituzioni e della società.

Abbiamo voluto inquadrare la questione femminile in una prospettiva inedita e forse anche insolita e cioè attraverso i Forum del Quotidiano di Sicilia che hanno ospitato, a partire da Giorgia Meloni, vertici “rosa” del mondo della politica e delle istituzioni. C’è chi la parità di genere la discute comodamente nei salotti radical chic e chi invece, rimboccandosi le maniche, l’ha raggiunta affermando le proprie capacità. Nonostante tutto e tutti.

In tal senso desideriamo riproporre in queste pagine i passaggi più salienti di alcune interviste svolte dal Direttore Carlo Alberto Tregua e dal Vicedirettore Raffaella Tregua a personaggi “chiave” di spessore anche internazionale. Donne che hanno promosso un cambiamento radicale, che hanno compiuto qualcosa di straordinario ma in modo assolutamente “normale” e “ordinario”.

Le interviste che vi riproponiamo, disponibili integralmente sul nostro sito qds.it, raccontano l’impegno delle donne a tutti i livelli. Una rappresentazione plastica di concetti quali competenza, concretezza e schiena dritta, fino ad oggi, ahinoi, declinati sempre al maschile.
Forse il biennio 2022-23 potrà essere ricordato, finalmente, come quello delle donne. Da sempre, soprattutto in Europa, i ruoli di vertice delle varie piramidi istituzionali, industriali, politiche sono state appannaggio del genere maschile, seppur in presenza di normativa riguardante le c.d. “quote rosa” nonostante, e questo è ancor più grave, attitudini e capacità al di sopra di ogni sospetto. Ma proprio in questo biennio si è registrata un’inversione di tendenza, un messaggio che parla chiaro: le donne possono essere ottime leader. Discorsi come “sono meno portate” o “non se ne trovano” sono solo stereotipi.

Quest’anno il Nobel per la Medicina è stato assegnato alla biochimica ungherese Katalin Karikò, quello per la Fisica a Anne L’Huillier, quello per la pace all’attivista iraniana Narges Mohammadi e quello per l’Economia all’economista Usa Claudia Goldin.

Guardando all’Europa non possiamo ignorare Roberta Metsola, Presidente del Parlamento europeo, Ursula Von Der Leyen, Presidente della Commissione europea e Christine Lagarde, Presidente della Banca centrale europea. Attualmente, nell’Ue, la carica di Primo ministro o presidente del Consiglio è ricoperta da donne in cinque Stati, oltre l’Italia (Danimarca, Estonia, Francia, Finlandia e Lituania).

L’Italia ha la più alta percentuale di donne nei Comitati di CdA/Consigli di Sorveglianza (47%), ma ha ancora poche donne a capo dei CdA (15%) e nei livelli esecutivi (17%), pochissime e in calo (dal 4 al 3%) alla guida delle aziende.
Nella XIX legislatura italiana, quella in corso e la prima con la riduzione del numero dei parlamentari, la rappresentanza femminile è in lieve flessione rispetto al passato, con un calo che si registra in entrambe le Camere perché le donne elette in Parlamento sono circa il 33% del totale, di cui 129 alla Camera e 69 al Senato.

Ma proprio la novità della XIX legislatura è che, per la prima volta, il ruolo di Presidente del Consiglio è ricoperto da una donna, Giorgia Meloni e, dal mese di febbraio di quest’anno, al ruolo di segretario del principale partito di opposizione, il Pd, è stata eletta nel corso delle primarie, Elly Schlein con il 78% dei voti.

Meloni, la leadership non è un’esclusiva dell’universo maschile

Proprio il Governo di Giorgia Meloni, pochi giorni fa, ha spento la sua prima candelina: “Rappresento ciò che gli inglesi chiamerebbero l’underdog – aveva detto un anno fa nel suo discorso alla Camera da prima Presidente del Consiglio donna in Italia – Lo sfavorito, che per affermarsi deve stravolgere tutti i pronostici. Intendo farlo ancora, stravolgere i pronostici”.

A prescindere dal credo politico, Meloni, a distanza di un anno, resta un “caso nazionale”, un modello da imitare: la testimonianza di come la leadership non sia prerogativa dell’universo maschile; la dimostrazione del fatto che le donne hanno tutte le carte in regola per competere con gli uomini e possono gareggiare ad armi pari in tutti i campi possibili e immaginabili, persino in quello politico.

Era il 21 dicembre del 2012 quando Ignazio La Russa, Giorgia Meloni, Francesco Lollobrigida e Guido Crosetto presentarono a Roma il nuovo partito “Fratelli d’Italia – Centrodestra nazionale”. Un obiettivo ambizioso per una formazione appena nata quel 14% che La Russa indicò come potenzialità, ma dieci anni dopo e uno scarso 1,9% alle politiche del 2013, FdI ha registrato il trionfo alle urne del 25 settembre 2022 con il 26%, sei milioni di voti in più e le chiavi per entrare a pieno titolo nella “stanza dei bottoni”.

Oggi i quattro fondatori siedono su scranni importanti: Meloni presidente del Consiglio, Crosetto ministro della Difesa, Lollobrigida ministro all’Agricoltura e La Russa presidente del Senato, ossia seconda carica dello Stato. Ma il risultato più eclatante riguarda proprio Giorgia Meloni, ex giovane attivista che viene dalla “gavetta”, come più volte lei stessa ha dichiarato. La sua storia inizia in una zona a lungo considerata una borgata popolare un po’ malfamata ma oggi uno dei quartieri più ambiti e vivibili della Capitale, la Garbatella.

Meloni ha trasformato le sue origini e da elemento di debolezza ne ha fatto punto di forza. In politica non ha fatto altro che bruciare le tappe. Nel 1998 siede nei banchi del Consiglio Provinciale di Roma nelle file di “Alleanza Nazionale”. Nel 2006, a soli 29 anni, è eletta alla Camera dei deputati nella lista di “Alleanza Nazione” e fino al 2008 ricopre la carica di vicepresidente della Camera dei deputati. Nel 2008 è rieletta alla Camera dei deputati nella lista del “Popolo della Libertà” e, fino alla caduta del Governo “Berlusconi IV”, ricopre l’incarico di Ministro della Gioventù diventando così, con i suoi 31 anni, il Ministro più giovane della storia repubblicana. Con lo scioglimento di Alleanza Nazionale nel 2009, Meloni ha partecipato alla fondazione del movimento politico chiamato “Futuro e Libertà per l’Italia” (FLI), guidato da Gianfranco Fini, ex leader di Alleanza Nazionale ma, nel 2012, si è separata da quel partito a causa di divergenze politiche con Fini.

La nascita di “Fratelli d’Italia” avvenuta in quello stesso anno si accompagna con la sua elezione a presidente del partito. Da quel momento Giorgia Meloni conquista, giorno dopo giorno, un ruolo di spicco nella politica italiana, diventando una delle voci più influenti della corrente d’ispirazione conservatrice, concentrando la sua attenzione su questioni come l’immigrazione, la sicurezza, l’economia e i valori tradizionali compreso quello della famiglia. Dal 2020 è presidente del “Partito dei Conservatori e dei Riformisti Europei”.
La scorsa settimana, dopo l’ormai noto fuori onda diffuso da “Striscia la Notizia”, la relazione (finita) con il compagno Andrea Giambruno, è stata al centro dell’attenzione esasperata dei media. Con la massima dignità possibile, Giorgia Meloni è stata lapidaria: “La mia relazione con Andrea Giambruno finisce qui. Le nostre strade si sono divise da tempo ed è arrivato il momento di prenderne atto”.

Più la massacrano, più guadagna punti. Più la attaccano, più sale la sua popolarità anche tra chi, su di lei, non avrebbe scommesso un centesimo. E oggi il suo partito vola al 29%.

Gabriella Palmieri Sandulli

Gabriella Palmeri Sandulli, Avvocato Generale dello Stato

“Lei è la prima donna, nella storia dell’Avvocatura dello Stato, ad assumere il ruolo di avvocato generale”.

Comincia così la lunga intervista a Gabriella Palmeri Sandulli, Avvocato generale dello Stato. Era il 4 agosto 2020.
“A dicembre scorso – ha sottolineato Palmeri Sandulli – il Presidente Mattarella, nel discorso tenuto in occasione degli auguri per le festività alle alte cariche, ha detto che il 2019 è stato un anno bello perché ha visto alcune donne raggiungere ruoli importanti ai vertici delle istituzioni, come Maria Elisabetta Alberti Casellati in Senato e Marta Cartabia in Corte Costituzionale. Le donne, ha sottolineato il Presidente, sono un fattore di crescita e di equilibrio. Trovo questa una sintesi molto felice. Non chiamatemi, però, avvocata. Il termine al maschile si riferisce alla carica che ricopro, non certo alla mia persona, per cui è improprio usarlo al femminile”.

Non poteva poi mancare la domanda sulle quote rosa

“La legge Golfo-Mosca – ha spiegato l’Avvocato generale dello Stato – ha aiutato moltissimo. Va detto, anche ai più alti livelli della Pa conta molto la competenza e nel settore pubblico, paradossalmente, è più facile che ciò accada. Le nostre modalità di reclutamento sono molto severe e selettive. Avendo di regola pochi posti da mettere a concorso automaticamente la selezione è più elevata, tant’è vero che i nostri avvocati sono spesso ai primissimi posti anche nei concorsi in Magistratura. Le discriminazioni non c’entrano. Nel privato, invece, le aspettative di carriera sono spesso più difficili da realizzare”.

“Qualche volta accade che si accetti un livello più basso di inquadramento o si rinuncia addirittura a una promozione per rendere il lavoro più facilmente compatibile con la famiglia”, ha concluso.

Tatiana Valovaya

Tatiana Valovaya, Direttrice Generale Onu Ginevra

La guerra in Ucraina è stata uno dei grandi temi internazionali al centro del Forum che il direttore del Quotidiano di Sicilia, Carlo Alberto Tregua, ha realizzato con la direttrice generale dell’Onu di Ginevra, Tatiana Valovaya.

Sullo scontro che sta martoriando l’Est dell’Europa e danneggiando pesantemente la popolazione ucraina, Valovaya ha rimarcato gli sforzi avviati dal segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres – dal sostegno umanitario a sfollati e rifugiati fino ai negoziati per risolvere la crisi sul grano del Mar Nero – non senza evidenziare come purtroppo, allo stato attuale, sia estremamente difficile poter parlare di un’intesa per la pace nell’immediato futuro.
Nella lunga intervista anche focus dettagliato sul funzionamento della sede europea Onu, la più grande dopo quella degli Stati Uniti, ospitata a New York.

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Margherita Cassano (Pres. Cassazione) e Pace (Pres. Unicef Italia): giustizia e solidarietà, il contributo delle donne

Lo stato di salute della Giustizia italiana è stato il tema al centro dell’intervista a Margherita Cassano, Presidente Corte di Cassazione, ospite del Forum pubblicato sul QdS il 21 giugno 2023.
Un curriculum, il suo, di tutto rispetto: in magistratura dal 1980, dapprima come sostituto procuratore presso la Procura di Firenze, dove dal 1991 al 1998 è stata assegnata alla Direzione distrettuale antimafia. Dal 1998 al 2002 è stata componente del Csm. Dal 2006 ha rivestito il ruolo di consigliere presso la I Sezione penale della Corte di Cassazione. Nel 2016 è stata nominata dal Csm presidente della Corte d’Appello di Firenze, dove ha operato fino al luglio 2020, quando ha assunto l’incarico di presidente aggiunto della Corte di Cassazione. In tale veste ha coordinato l’intero settore penale della Corte e ha assunto la presidenza delle Sezioni Unite penali. Dall’1 marzo 2023 è primo presidente della Corte suprema di Cassazione, nominata all’unanimità dal Plenum del Csm.

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Carmela Pace, intervistata dal Vicedirettore Raffaella Tregua ha spiegato l’impegno di Unicef Italia in risposta alla guerra: “Abbiamo lanciato il programma Spilno in tutta l’Ucraina, un programma di sostegno umanitario integrato per le famiglie con bambini. Collaboriamo con il Governo, le autorità locali, le organizzazioni non governative, i volontari e il settore privato per sviluppare e gestire le attività del programma Spilno, che in ucraino significa ‘insieme’, fornendo servizi sociali e protezione ai bambini e alle loro famiglie. Dal 24 febbraio 2022 al 21 febbraio 2023, l’Unicef, grazie al supporto della comunità internazionale, ha coinvolto 1,4 milioni di bambini in istruzione formale e informale, fornito supporto per la salute mentale e psicosociale a 2,9 milioni di bambini e persone che se ne prendono cura, garantito servizi di risposta alla violenza di genere a 352.000 donne e bambini, dato accesso all’acqua sicura a 4,6 milioni di persone, fornito servizi per l’assistenza sanitaria a 4,9 milioni di persone e garantito assistenza in denaro a 1,4 milioni di persone in Ucraina e 47.494 famiglie nei Paesi vicini. Dall’Italia, abbiamo raggiunto più di 15 mila rifugiati ucraini attraverso interventi diretti di protezione, prevenzione e risposta alla violenza di genere, supporto psicosociale e ai percorsi di formazione e inclusione, e oltre 95 mila con informative online.

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