Legalità e trasparenza, rating solo per il 5% delle imprese siciliane

Le imprese dell’Isola “snobbano” legalità e trasparenza: ecco perché la Sicilia rimane indietro

Le imprese dell’Isola “snobbano” legalità e trasparenza: ecco perché la Sicilia rimane indietro

Hermes Carbone  |
martedì 28 Maggio 2024

La relazione annuale dell'Agcm, l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato

In base alla relazione annuale dell’Agcm, l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, solo il 5% delle imprese siciliane ottiene il rating per i criteri di legalità e trasparenza. In totale si tratta solo di 295 aziende in tutta l’Isola. Un gap che allontana sempre più la Sicilia dal resto d’Italia. Ma cosa significa questa misura e perché le aziende siciliane siano così indietro, proviamo a spiegarlo in questo approfondimento.

Il rating su legalità e trasparenza

L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato è una Autorità amministrativa indipendente che svolge la sua attività e prende decisioni in piena autonomia rispetto al potere esecutivo. Il suo compito è quello di tutelare la concorrenza e il consumatore in tutta Italia. Per misurare il fattore trasparenza e legalità, l’Agcm utilizza lo strumento della piattaforma WebRating.

Qui le aziende in possesso di un indirizzo di posta elettronica certificata e di un dispositivo di firma digitale del rappresentante legale dell’impresa, posso registrarsi e avere accesso all’area riservata. L’ultimo regolamento attuativo in materia di rating di legalità è entrato in vigore il 20 ottobre del 2020, ma a essersi messe al passo con gli standard governativi, al momento, sono state poco meno di 300 aziende in tutta la Sicilia.

La misura introdotta

In base a quelli che sono i dati diffusi dall’Autorità proprio nel giorno dedicato alla legalità del 23 maggio, i dati per l’Isola sono impietosi. E da dieci anni a questa parte, ovvero da quando la valutazione del rating è stata inserita per dimostrare che le aziende non hanno alcun tipo di contiguità con la criminalità organizzata il cui impatto è ancora imponente nell’Isola, sono pochissime le realtà con fatturato minimo di 2 milioni di euro che hanno scelto di dotarsi di questo strumento di massima trasparenza. Rispetto all’anno precedente, sono circa 40 le imprese che si sono cancellate dai registri.    

La misura è stata introdotta 12 anni fa dal Governo Monti con l’obiettivo di introdurre veri e propri “principi di comportamento etici in ambito aziendale, tramite l’assegnazione di un ‘riconoscimento’ indicativo del rispetto della legalità da parte delle imprese che ne abbiano fatto richiesta”. Oltre ai due milioni di euro di fatturato, per le imprese è necessario essere iscritte nei registri da almeno due anni. Questi i vincoli imprescindibili posti dal provvedimento per poter ottenere il rating (valutazione Agcm basata sul rilascio da uno a tre stelle di trasparenza).

Premiare le aziende virtuose l’ideale sul quale si fondò l’approvazione della misura, rinnovabile per ogni biennio. Per le imprese, la possibilità di ottenere “vantaggi in sede di concessione di finanziamenti pubblici e agevolazioni per l’accesso al credito bancario“. Come troppo spesso accade prendendo in considerazione il contesto nazionale, l’Isola arretra e si allontana sempre più dalle statistiche della terra ferma.

La Sicilia e i dati delle altre regioni

È la Lombardia, ça va sans dire, la regione italiana che presa il numero maggiore di imprese iscritte nel registro della legalità e trasparenza (1531). Un dato evidentemente influenzato anche dall’elevata percentuale di aziende presenti sul territorio rispetto a qualsiasi altra regione italiana. A seguire a distanza c’è l’Emilia-Romagna, con 978 imprese. Poco dietro il Veneto, con 936. Non a caso le prime tre regioni per tasso di industrializzazione del Paese insieme al Piemonte.

Poi spazio a sorpresa alla Campania con 876 imprese iscritte. Soltanto nona è la Sicilia, con meno del 5% di aziende che effettuano l’iscrizione o rispondono ai criteri espressi. In fondo alla classifica si trovano Sardegna (59 imprese), Molise (31) e Valle d’Aosta (14). Sul totale nazionale, nel 2023 sono oltre 12 mila le imprese che hanno effettuato la registrazione (report Agcm).

L’impatto sull’economia dell’Isola

In che modo questi dati impattano nell’economia reale della Sicilia? Prima di tutto, sulla trasparenza. Al di là di quelli che sono i criteri particolarmente stringenti per l’accesso a questi standard, le imprese siciliane di fatto abdicano rispetto all’ottenimento di quelle che potrebbero essere migliori condizioni economiche in occasione della concessione o della rinegoziazione del finanziamento e riduzione dei tempi di istruttoria.

Una sofferenza generata anche da una probabile scarsa comprensione dello strumento da parte degli imprenditori che operano a queste latitudini, con la piattaforma del Webrating mai del tutto entrata a regime neppure nel resto del Paese. E una premialità per le imprese trasparenti che resta appannaggio solo di quelle che appaiono come poche elette.

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