Eliminare la corruzione con più investimenti - QdS

Eliminare la corruzione con più investimenti

Carlo Alberto Tregua

Eliminare la corruzione con più investimenti

martedì 03 Settembre 2019

Uno dei problemi più grossi del nostro Paese è l’estesa corruzione nella Pubblica amministrazione a tutti i livelli. è tanto estesa ed inserita negli uffici pubblici che sta corrodendo il tessuto sociale ed economico, anche perché si diffonde sempre più la cultura del favore e non quella del merito.
Il problema è diventato persino più grande di quello relativo alle organizzazioni criminali, anch’esse ramificate nel tessuto economico e in quello della Pubblica amministrazione, da Sud a Nord.
Se a questi due fenomeni negativi aggiungiamo quello relativo all’evasione, abbiamo elencato i tre grossi cancri contro i quali non è stata usata nessuna chemioterapia dai Governi che si sono succeduti, da Mani pulite in avanti.
Prima di quell’epoca, corruzione, mafia ed evasione c’erano, ma l’Italia , tutto sommato, marciava.

La corruzione della Pubblica amministrazione, cui si interfaccia il tessuto produttivo, deriva da una sorta di viltà e di menefreghismo dei dipendenti pubblici, fra i quali, però, ve n’è una parte maggioritaria, costituita da persone per bene e capaci, che non hanno voce in capitolo.
La paura della corruzione ha impedito la costruzione di un nuovo stadio a Roma e, nella stessa città, è stata rifiutata la candidatura alle Olimpiadi dei prossimi anni.
Il ragionamento è stato: non si fanno investimenti così non c’è corruzione. è del tutto evidente che questa posizione è sbagliata, perché la conseguenza è che si deprime l’economia, diminuisce la ricchezza prodotta, aumenta la disoccupazione e ne soffrono i servizi ai cittadini più deboli.
Purtroppo non si vede la svolta, che dovrebbe partire da una riforma seria della Pubblica amministrazione, contenente i tre elementi che ripetiamo noiosamente: merito, responsabilità e produttività.
Peraltro vi sono amministrazioni pubbliche che funzionano molto bene, come quelle americana, tedesca e svedese.
Sarebbe opportuno copiare quei modelli e riprodurli qui, ovviamente con tutti gli adattamenti che non ne snaturassero la capacità in termini di efficienza ed efficacia.
La situazione della burocrazia italiana sta per raggiungere il punto di non ritorno, perché non si può continuare sulla strada dell’irresponsabilità generalizzata. è estremamente difficile chiudere le falle che ci sono in quella rete, ma vi dovrebbero provvedere, come loro dovere, le classi politiche che hanno la responsabilità dell’indirizzo e del controllo. Ovviamente classi politiche competenti e sapienti, in condizione di dare un indirizzo preciso a chi poi deve gestire la Cosa pubblica.
Ma la materia prima non c’è, l’ignoranza della classe politica è dilagante, coloro che hanno responsabilità preferiscono dilettarsi con i social media piuttosto che restare nelle loro stanze a dirigere l’esercito di burocrati.
Il sistema negativo delle assunzioni è dilagato anche nelle partecipate pubbliche, nazionali, regionali e comunali. Cosicché si è esteso il clientelismo anche a quelle società.

I Governi che si sono succeduti in questi anni hanno sempre violato l’articolo 97 della Costituzione, che prevede l’assunzione dei pubblici dipendenti mediante concorso, salvo eccezioni. Ma le eccezioni sono diventate regola, cosicché in questi ultimi decenni si ripete monotonamente la litania: stabilizzare i precari. Ma che qualità professionali hanno avuto codesti precari per essere assunti ed esercitare il loro lavoro?
Ecco un’altra causa del disdoro che c’è nella Pa. Vi è tanta gente non qualificata, non competente, non capace di affrontare gli affari loro assegnati, con la conseguenza che il peso del disbrigo delle procedure è affidato a una parte minoritaria di burocrati che con grande sacrificio fa il lavoro dei colleghi inetti.
Nei prossimi anni la questione andrà affrontata con grande determinazione dai Governi che verranno. Non possiamo esprimere ottimismo sulla loro qualità, che dovrebbe essere trasferita a valle, perché la scelta irresponsabile delle Istituzioni non è fatta in base a condizioni precise degli elettori, bensì in base a sensazioni che essi percepiscono da radio, televisione e social media. Sono, insomma, eterodiretti.

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