A Palermo è saltato il tappo - QdS

A Palermo è saltato il tappo

Antonino Lo Re

A Palermo è saltato il tappo

Giovanni Pizzo  |
domenica 24 Dicembre 2023

Avete mai provato a rimettere un tappo di spumante dentro la bottiglia?

Avete mai provato a rimettere un tappo di spumante dentro la bottiglia? È impossibile. A Palermo è saltato il tappo, quello che teneva sotto controllo la natura violenta, “vastasa”, senza regole accettate, se non alcune inconfessabili. Un disastro sociale, educativo, morale con borgate e periferie abbandonate dallo Stato e dalle sue articolazioni territoriali.

Il tappo era simbologicamente rappresentato dall’ex Sinnacollando, il più longevo rappresentante di una borghesia casta, che teneva a freno, a mezza mangiatoia, usandolo elettoralmente, in uno scambio esemplare, un corpo sociale prevalentemente periferico rispetto al centro borghese. La separazione era netta, braminica, loro di là i borghesi, nella loro falsa tranquillità, di qua. I confini erano la circonvallazione, l’asse di corso Tukory, viale Strasburgo, oltre questi il Bronx. Diviso nei suoi mandamenti, nei suoi codici di borgata, nelle sue rappresentazioni, una di queste lo Spider-man Milazzo, che ci rappresenta viralmente a Bruxelles.

Il tappo Orlando non c’è più, ed i “vastasi”, sempre presenti nelle città Reali, sono straripati nella città borghese. Stupri, violenze, risse, sparatorie, omicidi per futili motivi. Il centro città a Palermo è terra di nessuno, uno sfogatoio degli istinti che al Cep o a Brancaccio verrebbero sanzionati dai codici di quei quartieri. Una volta il centro città era, non dico controllato, ma supervisionato dal mandamento della Noce lato monte e dal Borgo Vecchio lato mare. Oggi evidentemente i successi dello Stato nei confronti dei clan hanno annullato questo controllo, e la parte di città che va dalla Stazione a Villa Adriana è diventata terreno di caccia aperta, di libero sfogo di istinti, violenze e spaccio. Scontri tra bande e singolar tenzoni.

Questo è ormai da tempo il clima cittadino nel quale è maturato l’omicidio di Rosolino Celesia, la giovane promessa calcistica del Cep. La marea di violenza e selvaggia libertà montava da tempo, senza che istituzioni comunali, regionali, statali, intervenissero. Ci doveva scappare il morto. Il morto è arrivato, lo stupro estivo non bastava, perché quella era una ragazza, e nel codice maschile della città se l’era cercata. Rosolino non se l’era, forse, cercata. Ed oggi la città rimane muta. Non c’è un grido, un moto di protesta, un comitato di salute pubblica, di nessuno. Solo un colpevole silenzio, assordante, assoluto.

Così è se vi pare.

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