Acqua senza strategia, Ati di Trapani commissariata - QdS

Acqua senza strategia, Ati di Trapani commissariata

Vito Manca

Acqua senza strategia, Ati di Trapani commissariata

giovedì 30 Marzo 2023

Sistema idrico integrato: non c’è il gestore unico integrato. I sindaci trapanesi, dopo mesi di discussione, non sono riusciti a prendere una decisione e alla fine si sono fatti commissariare

TRAPANI – Dovevano decidere e che hanno fatto? Non hanno deciso e sono stati commissariati. Due volte, per l’esattezza. Sono i Comuni dell’Assemblea Territoriale Idrica della provincia di Trapani. Un commissario è arrivato a gennaio, anzi una commissaria. È il capo di gabinetto dell’assessorato regionale all’Energia Rosaria Barresi. Dovrà scegliere il gestore unico del sistema idrico integrato. La decisione che i 24, poi 25 Comuni, dopo la nascita di quello nuovo di zecca di Misiliscemi, non sono riusciti a prendere, perché si sono incartati in una discussione senza fine sulla tipologia di gestore. Pubblico o privato? E se pubblico anche in partnership? Ma con quali soldi? La scuola di pensiero pubblica aveva individuato un interlocutore, l’Amap di Palermo.

Gli incontri e le riunioni non hanno però consentito di fare sintesi, di trovare un accordo e di vertice in vertice, la società palermitana era sempre più lontana, con una disponibilità di massima che si presentava come cortesia istituzionale e non certo come progetto da mettere in campo. La scuola di pensiero privata aveva aperto un varco con una manifestazione d’interesse per sondare il terreno, per verificare se c’erano società specializzate interessate al sistema idrico integrato trapanese, quindi non solo acqua ma anche fognature e quant’altro.

Una società privata (gruppo Ireti) s’era fatta sentire ma la novità non ha avuto seguito e non è riuscita a cambiare registro al dibattito interno all’Ati. Potevano essere avviate le procedure per l’affidamento a terzi del servizio, ma i sindaci hanno continuato a discutere, sapendo tuttavia che lo stavano facendo con il conto alla rovescia già iniziato e determinato da un decreto legge del governo Draghi. “No gestore? No investimenti!”, prendendo a prestito un noto spot pubblicitario. Ed è quello che è accaduto e che viene ribadito nel decreto del Presidente della Regione, Renato Schifani. Si può infatti leggere, nell’atto di nomina della commissaria Barresi, che il via libera al gestore unico è “condizione imprescindibile per i finanziamenti nel settore…”. C’è di più e suona quasi come una beffa. L’Ati ha un Piano d’ambito aggiornato ed approvato nel mese di dicembre del 2021. Un programma d’investimenti di circa 55 milioni di euro in 3 anni, con la possibilità di “ristrutturare ed eseguire le manutenzioni straordinarie nei pozzi, nelle sorgenti, negli adduttori di trasporto ai serbatoi comunali”, ma anche d’intervenire “nella realizzazione di nuove reti idriche di distribuzione” e di programmare “la ricerca di nuove risorse idriche”. L’altro commissario? Ha compiti amministrativi. Con un altro decreto del Presidente Schifani è stato nominato qualche giorno fa, precisamente il 21 marzo. È l’ingegnere Francesco Corsaro ed ha già presentato all’Ati la lista di documenti che deve prendere in considerazione: bilanci, situazione creditoria, posizioni debitorie, quote dei Comuni.

Dovrà occuparsi anche dell’ufficio di tesoreria e dell’organizzazione interna dell’Ati. L’ultimo presidente dell’Assemblea, prima del commissariamento, è stato il sindaco di Castellammare del Golfo, Nicola Rizzo che ad ottobre 2022 dichiarava: “Le mie preoccupazioni sono ulteriormente aumentate, fermo restando che mi atterrò alle decisioni dell’Assemblea. La mia preoccupazione nasce dalla fase di stallo che si è creata per effetto della interlocuzione intrapresa con Amap Palermo che ancora non vede concretezza”. Carico di preoccupazioni che aumentava per un ulteriore elemento d’incertezza: “Il rischio del commissariamento di Ati, per effetto del decreto Aiuti bis, è concreto. Ati dovrebbe individuare il gestore entro il 7 novembre, pena il commissariamento con costi gravanti sull’Ati e quindi sui Comuni”.

È però quello che si è determinato. Ma che poteva essere evitato per non aggiungere altri elementi di critici in un sistema storicamente sull’orlo di una crisi di nervi. Con battaglie campali come quella dei 15 Comuni trapanesi che si sono opposti alla legge regionale del 2017 che li costringeva a subentrare all’Eas, in perenne liquidazione, nella gestione del servizio idrico prendendo in consegna le reti e gli impianti. Norma poi dichiarata incostituzionale nel 2020. Oppure con la sfida del Comune di Trapani a difesa dei suoi pozzi di Bresciana. L’ultimo raid denunciato dall’amministrazione ha rischiato di mettere la città in ginocchio.

Questo lo scenario delineato dal sindaco Giacomo Tranchida dopo l’ennesimo guasto: “L’impianto di Bresciana si trova a Campobello di Mazara, una zona molto distante dalla città di Trapani. È successo, plasticamente, quello che noi dubitavamo nei mesi scorsi fosse originato da una casualità. Nei mesi scorsi abbiamo cominciato ad insospettirci e non ce la siamo più data come una giustificazione conseguente a continui blackout, sospensioni, allagamenti del sistema idrico, ai pozzi e ai luoghi di rilancio dell’acqua che viene da Bresciana. Da qui il dubbio: “Una volta può esserci un blackout elettrico, una volta una serie di alluvioni che ci sono state a Trapani e nelle zone di Campobello. Ma alla lunga abbiamo cominciato a sospettare di ben altro. Onestamente non pensavamo più ad una situazione estremamente sfortunata e pertanto mesi fa ci siamo recati nelle competenti sedi. Dopo attente analisi e monitoraggi, ci siamo accorti che, soprattutto nei fine settimana, il sistema salta determinando enormi problemi per i cittadini trapanesi e per le imprese del territorio”.

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