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Addio a Michael Butler, milionario hippie che lanciò musical “Hair”

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Addio a Michael Butler, milionario hippie che lanciò musical “Hair”

Redazione  |
domenica 20 Novembre 2022

Morto a 96 anni il produttore milionario e hippie che ha portato il musical della controcultura 'Hair' a Broadway

Michael Butler, il produttore milionario e hippie con capelli lunghi e baffi folti che ha portato il musical della controcultura ‘Hair’ a Broadway, dove ha infranto le norme con la sua celebrazione delle droghe, della protesta contro la guerra e dell’amore libero, è morto all’età di 96 anni in una casa di cura a Los Angeles. L’annuncio della scomparsa è stato dato da Zia Wesley, amica e biografa di Butler, come riporta il ‘New York Times’.

‘Michael Butler si definiva un ‘bon vivant’ che riempiva le sue giornate tra partite di polo, storie romantiche, affari avventurosi e cause politiche di sinistra. Butler, che era stato consigliere del presidente americano Joh Fitzgerald Kennedy, stava pensando di candidarsi contro Everett Dirksen, il senatore dell’Illinois dalla voce roca, quando vide una produzione off-Broadway di ‘Hair’. “Sono rimasto senza parole”, ha detto Butler in seguito. “Era la più forte dichiarazione contro la guerra che avessi mai visto”.

Butler abbandonò immediatamente le sue aspirazioni politiche, rielaborò la trama dello spettacolo, aggiunse la famosa scena di nudo, rese il finale più ottimista e quasi raddoppiò il numero di canzoni nella produzione. A partire dal 1968, il musical rock è andato in scena a Broadway per 1.742 spettacoli, ha generato più di due dozzine di altre produzioni, è stato nominato per un Tony Award e ha vinto un Grammy Award per la migliore colonna sonora. Un decennio più tardi, nel 1979, sull’onda del grande successo, il regista Milos Forman portò “Hair” al cinema.

Per Broadway ‘Hair’ è stato un battesimo hippie completo con le sue sostanze psichedeliche, i costumi da ‘figli dei fiori’, i raduni ‘tribali’ e l’ethos dell’Età dell’Acquario. Gli spettatori venivano invitati sul palco per un finale con il cast razzialmente integrato tra bianchi e neri. canzoni come ‘Let the Sunshine In’, ‘Aquarius’ e ‘Good Morning Starshine’ divennero inni per il movimento di controcultura e la colonna sonora divenne comune in tutte le comunità hippie d’America.

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