ADER ha in magazzino 1.200 mld di cartelle - QdS

ADER ha in magazzino 1.200 mld di cartelle

Carlo Alberto Tregua

ADER ha in magazzino 1.200 mld di cartelle

mercoledì 27 Marzo 2024

500 miliardi al macero

Il direttore generale dell’ADER (l’Agenzia delle Entrate e Riscossione), Ernesto Maria Ruffini, ha dichiarato qualche giorno fa di avere in “magazzino” milleduecento miliardi di cartelle esattoriali non riscosse. Proprio così, milleduecento miliardi: come dire le entrate dello Stato di un anno.
Ovviamente questo macroscopico importo si è accumulato nel corso di decenni, con la conseguenza che una cospicua parte di esso, pari a quattrocentottanta miliardi, sempre secondo lo stesso Ruffini, possono essere considerati definitivamente perduti, per cui le corrispondenti cartelle esattoriali andranno al macero.

Ora, in un Paese civile e ordinato non è comprensibile il fenomeno che vi abbiamo descritto, perché significa che milioni di cittadini/e in decenni non hanno fatto il loro dovere contributivo, cioè non hanno pagato le tasse. Ricordiamo che secondo l’ex ministro delle Finanze, Tommaso Padoa-Schioppa, pagare le tasse è: “Bellissimo”. Secondo l’attuale primo ministro, Giorgia Meloni, pagare le tasse non è bellissimo, ma è doveroso.

Negli Stati Uniti e in Germania, per esempio, nessuno è moroso perché tutti, o quasi, pagano le tasse. Tant’è che nel Paese americano Al Capone andò in galera non per gli atti criminosi che compiva normalmente, bensì perché non pagava le tasse.
L’attuale candidato del GOP alla presidenza degli Stati Uniti, Donald Trump, è sotto processo per non avere pagato le tasse e fra i tanti che gli sono capitati, questo è il più pericoloso.
Dunque, pagare le tasse non è bello, ma è un dovere e possiamo definire, senza mezzi termini, criminali coloro che non le pagano, poiché questo comportamento onera gli/le altri/e cittadini/e delle spese necessarie per il mantenimento della Comunità. Per cui le mancate entrate vanno a incidere negativamente sulle attività assistenziali, con la conseguenza che ne fanno le spese le persone più bisognose, che vengono emarginate.

Il rapporto fra entrate e uscite dello Stato, delle Regioni e dei Comuni, su cui si basano i relativi bilanci, è motivo di discussioni infinite, ma non c’è da girarci attorno.
Le entrate debbono essere assicurate perché solo così non si squilibrano i bilanci.

Ruffini, dunque, ha detto che quattrocentottanta miliardi di cartelle sono destinate al macero, ma non ci ha detto che cosa intenda fare con gli altri settecentoventi miliardi – che sono una cifra enorme – vale a dire in che modo tentare di recuperare tali somme.
Va subito precisato che le cartelle esattoriali sono imposte definitivamente dovute e non ancora in fase di accertamento o di controversia davanti alle Commissioni Tributarie, per cui non si può motivare l’enormità della cifra con le controversie esistenti.

Allora, qual è la causa di questi mancati introiti? La risposta è semplice. Anche in questo caso si tratta di una disfunzione della Pubblica amministrazione, la quale non è capace di riscuotere tempestivamente le imposte i cui importi sono ormai definiti.
Per quanto riguarda i tributi nazionali, ora è la stessa Agenzia delle Entrate che deve provvedere all’incasso, quindi le disfunzioni sono una sua responsabilità. Invece, per quanto concerne le Regioni e i Comuni, esse si affidano a strutture interne o a società esterne.

Qui però c’è un inghippo. Qual è? Spesso tali società esterne non vengono pagate in proporzione alle cifre incassate, bensì sul lavoro che svolgono, a prescindere dai risultati.
Ora, dovrebbe esservi una regola tassativa nel funzionamento di ogni organizzazione e quindi anche della Pubblica amministrazione, secondo cui si dovrebbero pagare solo i risultati e mai l’attività che si svolge per raggiungerli; i risultati si raggiungono se vi è merito e produttività nel lavoro che si svolge. Ma da questo orecchio gli/le incapaci non ci sentono e pretendono di essere pagati/e a prescindere dai risultati.

Intendiamoci, non stiamo parlando del funzionamento del Mercato, ma di quello di qualunque organizzazione, pubblica o privata. Nessuno dovrebbe essere pagato se non produce risultati, secondo la vecchia regola che “chi porta, prende”. Per conseguenza, chi non porta, non dovrebbe prendere, ma prende lo stesso. Male!

Tag:

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta

Ediservice s.r.l. 95126 Catania - Via Principe Nicola, 22

P.IVA: 01153210875 - Cciaa Catania n. 01153210875


SERVIZIO ABBONAMENTI:
servizioabbonamenti@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/372217

DIREZIONE VENDITE - Pubblicità locale, regionale e nazionale:
direzionevendite@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/388268-095/383691 - Fax 095/7221147

AMMINISTRAZIONE, CLIENTI E FORNITORI
amministrazione@quotidianodisicilia.it
PEC: ediservicesrl@legalmail.it
Tel. 095/7222550- Fax 095/7374001
Change privacy settings
Quotidiano di Sicilia usufruisce dei contributi di cui al D.lgs n. 70/2017