Agricoltura ed eventi climatici estremi, solo un’azienda italiana su dieci è assicurata - QdS

Agricoltura ed eventi climatici estremi, solo un’azienda italiana su dieci è assicurata

redazione

Agricoltura ed eventi climatici estremi, solo un’azienda italiana su dieci è assicurata

Biagio Tinghino  |
mercoledì 21 Giugno 2023

Nel 2022 perdite per 6 miliardi. L’esperto Saverio Zavaglia: “Occorre incentivare le strategie di mitigazione e gestione del rischio”

PALERMO – “L’agricoltore, spesso, considera il premio assicurativo come una semplice tassa. Grazie a una copertura assicurativa contro gli eventi climatici avversi, versando una somma di denaro adeguata si riesce a proteggere un capitale molto più grande. Bisogna intervenire, anche a livello istituzionale, incentivando delle strategie di mitigazione e gestione del rischio”.

Saverio Zavaglia, specialista nella gestione del rischio assicurativo finanziario

A dirlo Saverio Zavaglia, specialista nella gestione del rischio assicurativo finanziario, intervistato dal Quotidiano di Sicilia. Negli ultimi anni, sempre con maggior frequenza, si assiste all’intensificarsi di cambiamenti climatici, eventi atmosferici estremi ed imprevedibili che hanno messo e stanno mettendo a dura prova il mondo dell’agricoltura. L’aumento di fenomeni di violenta intensità e concentrati, molto spesso, in aree abbastanza circoscritte viene aggravata da fattori quali: lo sfruttamento del territorio, la cementificazione e lo sviluppo incontrollato delle aree urbane, l’abbandono delle aree montane, la scarsa o nulla manutenzione dei versanti, degli alvei di fiumi e torrenti.

I danni dai cambiamenti climatici cresceranno

I danni economici causati dai cambiamenti climatici cresceranno dell’8% entro il 2050” – si legge nello studio ‘Next level for Insurance SME segment: climate change & physical risks’ realizzato da Crif, e dall’Italian Insurtech Association -. In particolare, lo studio evidenzia che in Italia un’impresa su tre è esposta a potenziali perdite economiche a causa di fenomeni naturali avversi. Il principale motivo di questo elevato livello di rischio è che il territorio nazionale è caratterizzato da un’alta esposizione a fenomeni naturali, tra cui terremoti, inondazioni e frane, a cui si sommano i rischi derivanti da fenomeni legati alle alte temperature che caratterizzano ampie parti della penisola, quali la siccità, lo stress idrico e le ondate di calore. Il tessuto economico italiano, essendo caratterizzato dalla presenza di piccole e medie imprese, spesso mono-sede, per lo più concentrate in distretti industriali localizzati in specifiche zone geografiche, presenta un elevato tasso di vulnerabilità ai rischi naturali. L’agricoltura è tra i settori maggiormente esposti al rischio di eventi naturali estremi. Nel 2022 le perdite per la filiera agricola a causa degli effetti del ‘Climate Change’ ammontavano a sei miliardi di euro. La rischiosità e l’impatto economico di questi fenomeni è aggravato dal fatto che l’Italia, rispetto alla media dei principali Paesi europei, è fortemente sotto assicurata. Oggi, solo il 10% degli agricoltori italiani ha una polizza assicurativa per un valore dei beni di sette miliardi di euro, circa l’equivalente delle perdite dello scorso anno. Ad aggravare la situazione, l’Italian Insurtech Association ha registrato un raddoppio della crescita dei premi assicurativi rispetto al 2019, che potrebbero arrivare al +25% nel 2025. Considerando l’importanza strategica del settore agricolo per l’economia italiana, diventa chiara la necessità di promuovere la partnership tra il mondo agricolo e quello assicurativo per mitigare i rischi e proteggere la filiera.

“Un’efficace gestione dei rischi riveste un’importanza fondamentale, infatti è necessario garantire un mix di strumenti adeguato nonché di interventi per aiutare gli agricoltori ad affrontare i rischi che incontrano più sovente – ha sottolineato Zavaglia -. Da notare anche l’esistenza di forti scompensi tra le aziende dell’Italia settentrionale che sono più propense ad assicurarsi rispetto a quelle del centro e del meridione; differenze che potrebbero essere dovute a una maggiore diffusione di cultura del rischio al nord e al fatto che le imprese siano più esposte agli eventi climatici estremi”.

Il rischio delle ondate di calore

Nello studio del Crif si analizza il rischio delle ondate di calore previste tra il 2040-2049, in cui la forte influenza del riscaldamento globale risulterà più omogenea tra i territori pur interessando maggiormente le province nel Sud Italia e quelle della valle del Po. A causa delle ondate di calore, il 7% delle aziende presenti su tutto il territorio nazionale potrebbe subire perdite, con un picco del 55% se si considera solamente il Sud Italia. Da un punto di vista settoriale, invece, agricoltura, commercio e logistica risultano essere i settori maggiormente colpiti. Al contrario, il settore servizi è quello con il minor numero di aziende esposte ad almeno un rischio alto, a causa della sua elevata resilienza ai rischi considerati. Ciononostante, anche nel settore più resiliente tra tutti, la percentuale di imprese a rischio alto su almeno un pericolo supera il 25%. Si stima che la perdita media annua attesa causata da inondazioni, terremoti, frane e vento estremo sia circa pari allo 0,65% del fatturato attuale delle aziende. Questo dato sarà influenzato dal cambiamento climatico, che ne comporterà una crescita di circa l’8% al 2050.

“Le conoscenze degli italiani in ambito assicurativo sono ridotte – ha stigmatizzato l’esperto -. Il risultato è che solo una piccola parte dei danni da calamità naturali vengono trasferiti all’industria assicurativa. La maggior parte rimane a carico dell’intervento pubblico. Le imprese assicurative possono vantare una grande disponibilità di informazioni e dati riguardo ai fenomeni climatici, tutto ciò rappresenta un’opportunità per le aziende che, affidandosi a chi ha una conoscenza specifica del settore assicurativo, possono essere aiutate a quantificare, in maniera precisa, l’impatto degli eventi idrometeorologici sulle loro attività economiche”.

L’Italia è sottoassicurata rispetto agli altri Paesi

L’Italia è fortemente sotto assicurata rispetto alla media degli altri Paesi. In Germania, ad esempio, il 70% degli agricoltori è attualmente assicurato almeno contro i danni da grandine, mentre negli USA l’applicazione di tecnologie digitali permette agli agricoltori di monitorare in tempo reale eventuali rischi ambientali per i propri raccolti. “Sicuramente le imprese di assicurazione devono rafforzare la fiducia del consumatore nel sistema assicurativo – ha concluso Saverio Zavaglia -. Per fare ciò servono sforzi educativi ad opera delle istituzioni pubbliche in collaborazione con le compagnie assicurative, intermediari e banche, che potrebbero aumentare il livello di alfabetizzazione assicurativa”.

Il Governo non sta a guardare

Intanto, il Governo non sta a guardare. Infatti, ha stabilito che le aziende che hanno subito danni per il maltempo dovranno comunicare le richieste per gli aiuti al Fondo mutualistico nazionale Agri-Cat, così come da decreto del ministero dell’Agricoltura del 5 aprile scorso, che ha approvato il regolamento del Fondo per la copertura dei danni da catastrofi meteoclimatiche alle produzioni agricole, come alluvioni, gelo o brina e siccità. In particolare, con la circolare ministeriale n.1 del 6 aprile 2023 sono state stabilite le modalità per presentare le denunce relative ai danni subiti e accedere alla copertura prevista da Agri-Cat, della quale possono usufruire tutte le aziende agricole che hanno titolo a percepire pagamenti diretti in seguito a eventi atmosferici calamitosi.

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