Agroalimentare, il Mipaaf ha censito 269 eccellenze della tradizione siciliana - QdS

Agroalimentare, il Mipaaf ha censito 269 eccellenze della tradizione siciliana

Michele Giuliano

Agroalimentare, il Mipaaf ha censito 269 eccellenze della tradizione siciliana

domenica 14 Agosto 2022

Sono stati inseriti in un apposito elenco, istituito dal ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali (Mipaaf)

PALERMO – Sono 269 i prodotti agroalimentari della tradizione siciliana; prodotti che rappresentano l’eccellenza della regione, ne raccontano la storia, la cultura, permettono di assaporarne la bellezza. Per la loro specificità, questi prodotti sono stati inseriti in un apposito elenco, istituito dal ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali (Mipaaf) con la collaborazione delle regioni, che recentemente è stato aggiornato.

Il requisito per essere riconosciuti come prodotti agroalimentari tradizionali (Pat) è quello di essere “ottenuti con metodi di lavorazione, conservazione e stagionatura consolidati nel tempo, omogenei per tutto il territorio interessato, secondo regole tradizionali, per un periodo non inferiore ai 25 anni”. Si tratta di prodotti che però non possono accedere alla denominazione Dop o Igp perché si tratta di produzioni limitate in termini quantitativi e relativi ad aree territoriali molto ristrette.

Tra le bevande analcoliche, i distillati e i liquori, troviamo il liquore al mandarino, prodotto a Santa Venerina; tra le carni la famosissima salsiccia di maiale fresca, secca e affumicata, che nasce dalla tritatura della carne, con l’aggiunta della giusta dose di sale marino, peperoncino e finocchietto selvatico, il tutto ammorbidito e insaporito con vino rosso di Pachino. Anche la salsiccia pasqualora, diffusa nei comuni di Trapani, Erice, Valderice, Paceco, Calatafimi, Alcamo, Castellammare del Golfo, Buseto Palizzolo, San Vito Lo Capo e Custonaci, si trova nell’elenco. Questo tipo di salsiccia ha una tradizione che risale a qualche secolo avanti Cristo perché era l’unico modo per conservare la carne fino a due mesi dopo la macellazione, come ci racconta il poeta Virgilio nelle “Georgiche”. Tra i condimenti il famosissimo concentrato di pomodoro, che trova riscontro negli annali della regia stazione sperimentale di Acireale del 1942; il succo di pomodoro viene essiccato su ripiani di legno esposti al sole, con aggiunta di sale da cucina.

Tra i formaggi figurano il caciocavallo palermitano, nominato in documenti già nel 1400, in cui ne viene riportano l’uso del palermitano sia sulle mense delle monache che in quelle dei nobili, come cibo particolarmente pregiato. Altrettanto conosciuto il caciocavallo ragusano, uno dei formaggi più antichi dell’Isola, prodotto nella provincia di Ragusa, e nei comuni di Noto, Palazzolo Acreide e Rosolini. Sono annoverati anche i prodotti vegetali come l’aglio rosso di Nubia, il carciofo spinoso di Menfi, i cosiddetti cavulicceddri, simili a spinaci selvatici, consumati tradizionalmente nella giornata di San Martino, ripassata in padella insieme alla salsiccia. Tale tradizione risale al passato delle economie di sussistenza, quando le piante spontanee rientravano pienamente nella dieta del popolo delle campagne.

L’utilizzo delle piante spontanee rappresentava un bene comune che non si doveva spartire coi latifondisti o coi proprietari terrieri e chiunque poteva raccoglierle per il proprio fabbisogno alimentare. Tra i dolci, non può mancare il cannolo alla ricotta, un tipico dolce casalingo delle famiglie di origine agro-pastorale che rappresenta la bontà della pasticceria siciliana nell’immaginario mondiale.

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