Alla Cittadella della Salute, l’incontro "Arte, Genio e Follia"

Alla Cittadella della Salute, l’incontro “Arte, Genio e Follia”

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Alla Cittadella della Salute, l’incontro “Arte, Genio e Follia”

Redazione  |
sabato 25 Febbraio 2023

Si è parlato del senso di solitudine dell'artista, dell'atteggiamento bipolare dei pittori, della devozione quasi religiosa degli artisti

Grande partecipazione al centro Diurno Camelot, all’interno della Cittadella della Salute (ex Mandalari) per l’incontro “Arte, Genio e Follia: il potere dell’artista”, promosso dall’Archeoclub d’Italia Area integrata dello Stretto, movimento di opinione pubblica al servizio dei beni culturali e ambientali.
L’incontro è stato moderato da Silvana Paratore che ha affermato come in ogni epoca della storia dell’umanità sono esistiti matti, visionari, folli, nevrotici gravi e individui che la psichiatria definirebbe malati di mente, i quali hanno svolto funzioni importantissime. Persone di questo tipo hanno lasciato un’impronta profonda sull’ avvenire, dando impulso a movimenti culturali importanti. A portare il saluto dell’Asp, Tiziana Frigione dirigente psichiatra del Centro Diurno Camelot.

Creatività come strumento di catarsi

Ad aprire l’evento il brano Mica Van Gogh di Caparezza. Poi ha preso la parola Rosanna Trovato presidente dell’Archeoclub d’Italia area integrata dello Stretto che ha ringraziato il numeroso pubblico presente sottolineando che non è un caso aver organizzato l’incontro in un ex ospedale psichiatrico che da luogo della sofferenza è diventata Cittadella della Salute, con il centro Camelot luogo di arte e creatività come strumento di terapia. Un Museo non censito che si rivela non un luogo di segregazione della malattia ma un luogo in cui la creatività ha lasciato alte tracce artistiche. Parlare del binomio arte follia in una influenza reciproca ancora da scoprire.

Partecipazioni all’evento

A dialogare su “Arte, Genio e Follia”, la curatrice e critica d’arte Elmar Elisabetta Marcianò il cui intervento interessante e dettagliato ha riguardato tre figure: Vah Ghog, Antonio Ligabue e Adolf Wolfli e lo psichiatra, direttore del centro Camelot, Matteo Allone secondo cui l’incontro di oggi ha voluto cogliere gli intimi legami di senso tra espressività artistica e dimensione psicopatologica attraverso le figure di Van Gogh, Wolfli, Ligabue e Chiarenza, il genius di Camelot che ha orientato iconicamente la trasformazione dello spazio. Tempo della follia nello spazio evocativo di profonde sensibilità spirituali ed etica di Camelot, il centro diurno del dipartimento salute mentale Messina Nord, luogo di valorizzazione sociale e culturale del territorio.

L’importante dibattito

Vivace il dibattito che ha coinvolto i presenti con la proiezione di slides su diversi dipinti che hanno indotto delle riflessioni. Entrambi i tre pittori descritti con cura dalla Marcianò, hanno rapporti particolari con le famiglie di origine, rapporti conflittuali. Si è parlato di quanto l’ artista avverta il senso di solitudine; dell’atteggiamento bipolare dei pittori; del pensiero di Jung di riportare il paziente alla naturalità; della devozione quasi religiosa degli artisti; dell’emarginazione degli artisti considerati matti; degli elementi comuni: la solitudine, il cercare la verità, il bisogno di essere amati; la ricerca di qualcosa di mancante; l’emergere di pulsioni del profondo; ritrarre se stessi come unico modo di conoscersi; attraverso l’arte trovare il contenitore di sè; l’estasi, il tormento.

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