Caterina Meli, in servizio al 1500, rischia di perdere il suo posto di lavoro a causa della cessazione del numero verde
Giancarlo Mancuso e Maria Lo Re, marito e moglie dipendenti del call center Almaviva, in servizio al 1500 istituito dal Ministero della Salute nel 2020 in seguito alla pandemia da Covid, ci hanno raccontato nell’articolo che potete leggere qui il dramma che stanno vivendo in questi mesi per la grande preoccupazione di rimanere senza lavoro.
La storia che vi raccontiamo oggi è quella di Caterina Meli, anche lei in servizio al 1500. Ma per farlo partiamo dalla fine dell’intervista che abbiamo realizzato, in cui la 41enne palermitana ci dice: “L’azienda in questi due anni e mezzo non ha fatto altro che ricordarci che il Paese aveva bisogno di noi. E noi abbiamo fatto il massimo. Ci siamo spesi in straordinari e turni di notte, abbiamo aiutato e confortato migliaia di persone, con senso del dovere e con grande professionalità. Adesso che siamo noi ad avere bisogno dello Stato, lo Stato dov’è?”
Anche Caterina grazie ad Almaviva è riuscita a farsi una vita. Ha conosciuto suo marito in una sala del call center quando ancora si chiamava Cosmed. “Mio marito, Salvatore Pappalardo – racconta – fu attirato dal mio nome che vedeva spesso tra i primi in classifica riguardo alle vendite su goacs (applicativo interno, ndr) e mi venne a cercare in postazione. Poi la frequentazione, la convivenza e il matrimonio. Oggi abbiamo due figli, Francesco e Lilian, anche grazie a questo lavoro che doveva essere solo transitorio e alla stabilizzazione. Insieme abbiamo affrontato tante sfide e tante battaglie, perfino quando ero incinta di Lilian, nel 2015, e Almaviva dichiarava i primi esuberi”.
A marzo del 2020 Caterina venne inserita nella commessa 1500 per informare i cittadini italiani su questioni riguardanti il Covid, mentre Salvatore, dal 1 marzo 2022, grazie alla clausola sociale non ha perso il suo posto di lavoro in Almaviva ed è stato trasferito alla Network contacts che si trova a Palazzo Gamma. Il 31 dicembre, con la cessazione del servizio 1500, la donna rischia di rimanere disoccupata, dopo 18 anni in Almaviva, insieme a altri 214 colleghi di Palermo e 180 di Catania: “Io non mi sento tradita dall’azienda per cui lavoro – afferma – da lei mi aspettavo il colpo gobbo, perché ormai era palese che volesse smobilitare visto che ha rinunciato negli ultimi anni a partecipare concretamente a tutte le gare per le commesse; mi sento tradita semmai dalle Istituzioni, dal Ministero. Ha ancora qualche mese per farmi ricredere. Io non voglio il reddito di cittadinanza, mi fa schifo. L’unica soluzione per noi è politica. In Italia ci sono tantissimi call center istituzionali sotto staffati – ricorda Caterina – per esempio il Gse, la Farnesina, l’Agenzia delle entrate, i Cup, l’Inps, etc etc. Abbiamo 20 anni di professionalità, molti di noi parlano benissimo l’inglese – conclude – potremmo lavorare per qualsiasi ente anche in smart-working. Non possiamo essere abbandonati così al nostro destino”.