Amaro (FAS): "Una strategia comune per migliorare il territorio" - QdS

Amaro (FAS): “Una strategia comune per migliorare il territorio”

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Amaro (FAS): “Una strategia comune per migliorare il territorio”

Vito Manca  |
domenica 31 Luglio 2022

Gli architetti della FAS (Federazione Architetti Siciliani) non hanno dubbi. C'è bisogno della loro collaborazione perché le questioni aperte sono decisive per il futuro dei territori.

Sono competenti, qualificati e pronti al confronto. Hanno una strategia ed un obiettivo, costruire “un percorso del fare”. Gli architetti della FAS (Federazione Architetti Siciliani) non hanno dubbi. C’è bisogno della loro collaborazione perché le questioni aperte sono decisive per il futuro dei territori. L’agenda di lavoro traccia le priorità: la legge urbanistica regionale, il regolamento edilizio unico, la semplificazione delle procedure e i bonus statali.

La FAS non cerca spazio, non corre dietro la visibilità e non intende aprire fronti interni. Chiede ascolto, chiede di poter entrare nel merito delle scelte che riguardano la pianificazione delle comunità siciliane. È dunque una sfida alla qualità, alle soluzioni innovative che la Federazione intende affrontare con spirito unitario. Le istituzioni, gli enti e la politica sono i riferimenti essenziali per delineare la strategia degli architetti.

Una recente assemblea ha portato ad un confronto costruttivo

Così l’assemblea straordinaria che si è svolta, di recente, a Selinunte ha rafforzato le ragioni di un’intesa a tre degli Ordini di Catania, Palermo e Trapani, ma anche il sostegno pieno all’operato del Consiglio Nazionale, in sintesi al presidente Franco Miceli. Il dibattito è stato ampio ed articolato e ha registrato, tra le altre, la proposta del presidente dell’Ordine degli Architetti di Catania Sebastian Carlo Greco di approfondire il nuovo prezziaro regionale per implementare le voci relative agli interventi sui beni tutelati e di definire un codice etico. La presidente dell’Ordine di Trapani Giuseppina Pizzo ha invece posto il problema dei parchi archeologici dell’Isola, che spesso vengono affidati “a figure con competenze non specifiche”.

Le conclusioni dell’assemblea straordinaria del coordinatore Alessandro Amaro, ex presidente dell’Ordine catanese, hanno segnato gli impegni che FAS è pronta ad assumersi nei prossimi mesi. La svolta indicata è nello stesso tempo culturale e tecnica. L’architetto è credibile perché ha gli strumenti professionali per esserlo. Ma deve anche essere “legittimato”, coinvolto e avere un ruolo importante e riconosciuto. Amaro traccia una linea netta, che serve a superare qualche perplessità e che entra nel merito delle scelte di campo che lo sviluppo dell’Isola porrà all’ordine del giorno dei territori.

Avete proposto un patto per guidare il governo del territorio. Chi sono i vostri interlocutori?

La FAS nasce a luglio 2020 sull’asse Catania Palermo, i primi due Ordini che hanno espresso una visione diversa dagli altri Ordini siciliani su come affrontare le questioni e i rapporti con le istituzioni regionali. A questi due Ordini si è aggiunto l’Ordine di Trapani. Insieme rappresentano oltre il 50% degli iscritti dell’Isola e quindi intendiamo rappresentarli alla pari della rappresentatività della Consulta che aggrega gli altri sei Ordini siciliani. Questo non deve intendersi come una spaccatura, perché sui temi certamente si potrà lavorare in modo unitario. Certamente diversa è la visione politica anche nei confronti del Consiglio nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori. I nostri interlocutori principali sono la Regione e i suoi Assessorati, in particolare quelli ai Lavori Pubblici, ai Beni Culturali, la Protezione Civile e tutte le istituzioni che in qualche modo vedono interessata la figura dell’architetto, pianificatore, paesaggista e conservatore”.

Quali dovrebbero essere i punti del patto?

“Non c’è un patto, ma una strategia comune per intervenire a monte sui processi legislativi che interessano i nostri temi professionali. Spesso gli Ordini vengono invitati a dare il loro contributo quando le norme sono già state scritte e pronte per essere approvate, in quel caso poco si può fare poco per intervenire, per renderle efficienti. Si può operare con qualche emendamento dell’ultimo minuto che non sempre viene recepito. L’obiettivo invece è d’intervenire a monte ed essere ascoltati. Bisogna passare dal “sentiti gli Ordini”, ma poi fanno quello che vogliono, ad “ascoltati gli Ordini”, per tenere conto del nostro contributo. Non basta ascoltare solo i docenti universitari come se avessero una conoscenza assoluta. Anche i professionisti hanno grande esperienza e devono dare il loro contributo, perché poi sono loro che si trovano a dover applicare le leggi che oggi sono diventate una matassa ingarbugliata”.

La Sicilia è ancora l’Isola dell’abusivismo e delle scorciatoie legislative?

Credo che la Sicilia sul tema dell’abusivismo sia cambiata molto, certamente ancora qualcuno continua a realizzare interventi abusivi, ma non siamo più ai numeri di una volta. Certamente il sistema legislativo molto contorto stimola il cittadino all’abusivismo, anche in considerazione del fatto che poi non accade quasi nulla. Sono poche le opere abusive che vengono demolite. Per questo occorre non creare scorciatoie legislative che in realtà non ci sono, ma creare una reale semplificazione normativa per ridurre i tempi e dare certezze a chi intende realizzare un’opera e conseguentemente non dare nessuna alternativa di salvezza a chi realizza opere abusive. Ma fino ad oggi si sono approvate leggi sulla semplificazione che nella realtà hanno complicato in modo esponenziale la burocrazia”.

I nuovi Piani Urbani Generali sono una risposta alla razionalizzazione dei territori o poco più di Piani regolatori riveduti e corretti?

“I PUG dovrebbero essere una nuova risposta all’esigenza del territorio, ma il vero problema è che nella realtà oggi quasi tutti i Comuni hanno dei PRG vecchi scaduti. Come nel caso di Catania che ha un PRG di oltre 50 anni fa e nelle ultime tre legislature comunali non è stato possibile redigerne uno nuovo. Qundi la vera risposta l’avremo solo quando tutti i Comuni avranno il PUG. Al momento cambia la sigla da PRG a PUG, per il resto non è cambiato nulla”.

Vito Manca

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