Andiamo a votare competenti e onesti - QdS

Andiamo a votare competenti e onesti

Carlo Alberto Tregua

Andiamo a votare competenti e onesti

sabato 08 Giugno 2024

Gli assenti raddoppiano il voto

Così oggi e domani si vota in Italia per le Europee, mentre ricordiamo che in Olanda e in Irlanda si è già votato giovedì 6 e venerdì 7 giugno.
In questi giorni, circa 360 milioni di votanti dovrebbero recarsi alle urne per esercitare il loro dovere-diritto di eleggere i 720 eurodeputati.
Purtroppo, da quello che si sente in giro in tutta Europa, attraverso i comunicati, le agenzie, i social ed altri mezzi, è probabile che gli elettori moralmente corretti che si recheranno alle urne saranno circa la metà del totale.
L’altra metà ha una sola parziale giustificazione e cioé che è disamorata del ceto politico-istituzionale perché si accorge, giorno dopo giorno, che esso non fa gli interessi del popolo da cui ha ricevuto il suffragio, bensì quello di parte, proprio o altrui.
In particolare, i/le cittadini/e europei/e che vanno al voto si accorgono che di fatto l’Unione è una disunione perché non riesce a progettare e realizzare linee comuni ai ventisette Paesi. Ciò accade per la semplice ragione che le Direttive e i Regolamenti approvati dal Parlamento con maggioranze variabili, debbono essere poi approvati in via definitiva dal Consiglio dell’Ue (la seconda Camera), ove sono presenti i Capi di Stato e di Governo dei Ventisette.

Vi è un grande disordine in Europa perché ognuno la pensa a modo proprio, per cui non vi è la possibilità di linee comuni, anche quando le coalizioni sono vaste, come quella arcobaleno che ha gestito gli ultimi cinque anni l’Europa anche attraverso la Commissione, cui presidente è stata Ursula von der Leyen.
La stessa, via via, ha perso appeal, per cui risulta improbabile che venga riconfermata, anche perché ci si aspetta un aumento di eurodeputati/e centro-conservatori, che potrebbero riorientare l’ago della bilancia, cioé spingere il Partito popolare europeo, ad allearsi non più con i social-democratici tedeschi e di altri Paesi, ma con i conservatori, come Rassemblement national di Marine Le Pen, e altri.
In ogni caso, lo scenario che abbiamo testé descritto non deve sfiduciarci sul futuro dell’Europa, perché solo il suo buon funzionamento può dare forza a tutti i suoi ventisette Paesi.

Dunque, bisogna mantenere la fiducia nelle istituzioni sovranazionali, che via via possono diventare interlocutrici con gli altri due poli del mondo: Usa e Cina.
Per le ragioni che abbiamo succintamente esposto, è assolutamente indispensabile che ciascuno di noi italiani/e vada a votare, esercitando il proprio dovere-diritto, si scriveva, ma anche per un’altra ragione: il singolo voto aumenta di valore dal singolo non voto. Per cui, se andasse a votare un elettore su due, di fatto è come se andassero a votare due elettori, ma con la volontà di uno solo. Ecco perché chi non va a votare dovrebbe evitare di delegare in bianco l’altro elettore, che invece è andato a votare.
Questo è il primo punto dell’obbligo di esprimere la propria opinione perché così si rispetta il principio di Democrazia, secondo cui il potere è del popolo intero, non del popolo dimezzato.
Vi è inoltre un’altra ragione fondamentale per andare a votare e cioé quella di scegliere fra tantissimi/e candidati/e quelli/e che sono innanzitutto onesti/e e corretti/e, ma, non meno importante, competenti/e. Il che significa che sono capaci di affrontare, capire e trovare soluzioni ai problemi.

Purtroppo dobbiamo registrare in modo notarile che l’ultimo Parlamento è sceso molto in competenze e moralità, per cui la sua qualità è diminuita. Qual è la conseguenza? Che le leggi che vengono formulate di fatto non riflettono la volontà dei parlamentari, bensì quelle dei capi partito, degli interessi di gruppo e della burocrazia che – come scritto più volte – costituisce un potere fortissimo seppure occulto.
I/le cittadini/e votanti hanno invece bisogno di parlamentari competenti, gli unici capaci di capire e risolvere i problemi che si presentano; inoltre, la loro competenza li porta a resistere alle pressioni che comunque arrivano in Parlamento. Pressioni di chi? Di chi ha interesse a fare formulare Direttive e Regolamenti verso interessi di parte, piuttosto che in quella degli interessi generali, fondamentali.

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