Architettura Regione

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Daniele D'Alessandro

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Giovanni Pizzo  |
giovedì 15 Febbraio 2024

Riflessione sull'attuale organizzazione della Regione Siciliana evidenziandone limiti e ostacoli per un corretto funzionamento

La Regione Siciliana ha molte cose che non funzionano. Intanto l’età del personale, è forse l’amministrazione più vecchia d’Italia, soprattutto i dirigenti. È difficilissimo attuare la transizione digitale con dei prepensionati, possiamo tranquillamente dire che è un’illusione. O vogliamo parlare di Next Generation UE? Ma non è solo questo che rende la macchina regionale obsoleta. È proprio la sua architettura politica ed organizzativa. Non c’è una visione dei problemi e delle interconnessioni tra gli stessi. La Formazione professionale oggi deve stare con la funzione del Lavoro o con l’istruzione? L’energia cos’è? Una infrastruttura o un attività produttiva? L’acqua in Italia è collocata presso il ministero dell’Ambiente, ovviamente, in Sicilia no. Il Drt, dipartimento regionale tecnico, non è meglio che stia con l’urbanistica e i servizi di valutazione paesaggistica? I beni culturali dovrebbero valorizzare l’enorme patrimonio, oltre a custodirlo, perché gli diamo funzioni autorizzative di paesaggio? Il dipartimento Famiglia che c’entra con il Lavoro, si occupa di lavoro domestico? Una volta stava con gli Enti Locali, ed aveva un senso, i Comuni sono fatti da tante famiglie, le quali hanno bisogno di servizi sociali, asili nido, cura degli anziani, dei disabili. Ma perché allora questi cocktail di indirizzi politici coniugati senza senso? Sembra un palazzo disegnato da un architetto sotto effetto di stupefacenti o sbronzo.

Ovviamente i motivi di questa disintegrazione delle funzioni non risiede nel pensiero architettonico o di organizzazione burocratica. Facciamo un esempio, la Programmazione dei fondi europei dovrebbe essere in capo alle Attività produttive, o all’Economia. Ma in quel caso quegli assessorati sarebbero troppo potenti ed i partiti litigherebbero troppo. Si sono messe insieme funzioni che non hanno senso interdipartimentale perché si dovevano costruire assessorati che fossero capaci di un po’ di consenso elettorale per i partecipanti al gioco, non per la funzionalità del sistema complessivo. L’Istruzione non porta voti, la Formazione si. Il Territorio non porta consenso, i forestali si. E via così per tutti gli assessorati. Certo alcuni hanno più capacità di coltivare voti di altri, vedi la Sanità, un pianeta dove lavorano decine di migliaia di persone. Infatti le macchine degli assessorati regionali sono organizzate, come tante cose in Italia, più verso chi lavora in quei settori che per chi ne usufruisce. I consorzi di bonifica hanno una riforma che aspetta da anni che sia approvata. Ma è sempre rivolta a coloro che ci lavorano, non per gli agricoltori. Al centro della Sanità non c’è il paziente, ma gli operatori sanitari, dal manager al portantino, dal primario al sindacalista. Il paziente? Porti pazienza.

Con questa architettura la Regione non può funzionare strutturalmente per i cittadini utenti. Ma evidentemente per i partecipanti del gioco politico che il sistema non funzioni è parte del gioco stesso.

Così è se vi pare

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