Ars, Chinnici passa a FI, parla il capogruppo Pd Michele Catanzaro

“Da Chinnici scelta politicamente aberrante, ritrova i suoi valori in Forza Italia? Forse sono cambiati…”

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“Da Chinnici scelta politicamente aberrante, ritrova i suoi valori in Forza Italia? Forse sono cambiati…”

Chiara Billitteri  |
lunedì 01 Maggio 2023

Parla il capogruppo del Pd all'Ars, Michele Catanzaro: “Stride il suo nome dentro quel partito. Ma adesso anche noi dobbiamo fermarci e riflettere”.

L’ufficializzazione del passaggio a Forza Italia di Caterina Chinnici ha avuto il merito di aprire, forse, un dibattito all’interno del Partito democratico. Che adesso si interroga se la scelta di “pescare all’esterno”, quando si cercano candidati ai ruoli istituzionali apicali, sia una scelta giusta.

C’è chi questa scelta, nonostante tutto, la rivendica. E’ Michele Catanzaro, il capogruppo Dem all’Assemblea regionale siciliana.

Catanzaro, che aria si respira oggi nel Pd?

Non buona, certamente. Devo dire che fino a ieri tutti noi immaginavamo che questa notizia potesse essere senza fondamento. Oggi, dopo la conferma a mezzo stampa arrivata dalla stessa Chinnici, io mi sono sentito non solo sorpreso ma incredulo e amareggiato.

Sette mesi fa abbiamo fatto una campagna con una candidata a presidente della Regione per cui abbiamo lottato fino alle ultime ore, lasciando indietro anche dirigenti del nostro partito a cui io riconosco militanza, storia, presenza… e la nostra candidata invece se ne va con Forza Italia. Sono scelte personali? Per carità, non entro nel merito. Ma politicamente è una cosa aberrante.

E’ vero che non avete avuto alcuna comunicazione dalla diretta interessata?

Sì, confermo che dopo le elezioni regionali non abbiamo avuto più nessuna interlocuzione con la Chinnici, neanche su questa sua scelta. 

Molti hanno criticato la scelta di attingere a “corpi estranei” per le candidature. Questo caso ha dimostrato che può finire molto male. 

Non la metterei su questo piano, ma sulla voglia e volontà di valorizzare le nostre risorse, che ci deve essere sempre a prescindere da chi poi è il candidato a presidente della Regione. Per il resto noi abbiamo fatto una battaglia per le primarie dove si sono sfidate tre candidature: quella partita l’abbiamo vinta noi, poi c’è stato lo sfaldamento dell’alleanza, per colpa certo non nostra. Il tema è che forse la riflessione sui nomi bisognava farla prima delle primarie, non dopo.

Ma una riflessione c’era stata, anche bella accesa. Le cronache narravano delle solite liti interne, e alla fine si è scelta la Chinnici.

Non le chiamerei liti, diciamo che noi partiamo sempre con la volontà di confrontarci, poi diventa  una sorta di gioco di veti incrociati reciproci e sì, questo ci ha portati spesso ad attingere all’esterno. Anche se sulla Chinnici vorrei dire che lei non era proprio un’esterna: per due mandati è stata eurodeputata con il Pd. Non proprio l’ultima arrivata. Sono d’accordo, però, sul fatto che non avere la tessera non debba diventare una moda, così no. Così continueremo solo a perdere pezzi tra i nostri militanti.

Direbbe che gli addii di questi giorni sono una conseguenza dell’“effetto Schlein” sul Pd?

Onestamente non penso che ci sia un collegamento tra Chinnici, Borghi e altri eventuali casi. C’è un problema un po’ diverso: abbiamo finito un congresso e ora è un momento delicato e bisogna sforzarsi per mantenere tutto dentro il Pd, nonostante le sensibilità e le culture diverse. Ma questo si fa col confronto. Spero che la segretaria nazionale colga questo messaggio e affronti la situazione, perché può accadere che qualcuno si senta poco rappresentato e vada via. Dobbiamo capire come il partito vuole posizionarsi su questioni etiche, religione… e dobbiamo farlo confrontandoci.

Cosa ne pensa della scelta della Chinnici, che ha scelto di aderire proprio a Forza Italia?

Penso che il tema morale non sia una prerogativa solo del Pd, ma è chiaro che in Forza Italia ci sono figure il cui nome stride accanto a quello della Chinnici. Io non voglio cadere nella demagogia della contrapposizione tra mafia e antimafia, però su questo la Chinnici dovrebbe fare una riflessione. Se lei ritiene che Forza Italia possa essere la sua casa e incarnare i suoi valori, forse sono i suoi valori ad essere cambiati.

Non crede insomma alla storia del non riconoscersi più nelle scelte del Pd?

E’ passato troppo poco tempo, da quando abbiamo fatto il congresso, per capire “dove stiamo andando” sui molti temi a cominciare da quelli etici e religiosi. Parlarne adesso è molto prematuro ed è una giustificazione che ora come ora non regge.

Ci sarà una riflessione, adesso, nel Partito?

Spero di sì perché quello che è accaduto lascia profonda amarezza e di sicuro avrà delle ripercussioni. Avere un candidato a presidente della Regione del Pd che poi aderisce a un partito come Forza Italia lascia basiti. Ma non penso che siamo gli unici a dovere riflettere.

Butterei uno sguardo anche sulla maggioranza al Governo. Perché è pur vero che forse dietro questa operazione c’è anche un messaggio che il presidente Schifani vuole lanciare ai suoi stessi compagni di coalizione: Forza Italia che mette dentro la principale competitor a Schifani alla presidenza della Regione (Chinnici) e Cancelleri, leader storico dell’opposizione più sfegatata a Forza Italia, potrebbe essere anche un messaggio agli alleati.

Che messaggio?

Che Forza Italia sta prendendo sempre di più un’identità moderata, lontana dagli estremismi che si attribuiscono a Fratelli d’Italia. Magari, in futuro, sulla base di questa novità si rivedranno i pesi e i contrappesi nella maggioranza.

Chiara Billitteri

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