L’Autonomia vale se c’è meritocrazia - QdS

L’Autonomia vale se c’è meritocrazia

Carlo Alberto Tregua

L’Autonomia vale se c’è meritocrazia

sabato 03 Febbraio 2024

Operare al meglio per i cittadini

In una recente intervista con una radio nazionale mi sono state poste diverse domande sull’Autonomia “differenziata”. La prima risposta che ho dato e che vi sottopongo è che la legge proposta da Roberto Calderoli non è altro che un’esecuzione della riforma del Titolo V della Costituzione del 2001, con cui si sono aperte le porte a questa Autonomia regionale, quasi federalista.
Per completezza, devo ricordare che quella riforma di ventitre anni or sono è stata voluta dal centrosinistra e quando le opposizioni proposero il referendum, il Popolo, nell’ottobre dello stesso anno, confermò tale riforma costituzionale, che quindi entrò in vigore.

La legge che è in approvazione alle Camere, appunto di esecuzione della riforma costituzionale citata, è ordinaria, quindi non ha bisogno della particolare procedura di doppia approvazione riservata alle leggi costituzionali, con la conseguenza che difficilmente essa potrebbe essere sottoposta a referendum.

È parere di molti esperti nel settore che la Corte Costituzionale potrebbe non ammettere a referendum la legge ordinaria in approvazione.

Cosa prevede questa legge? In sostanza, di decentrare le attività di ventitre materie alle Regioni che ne facciano richiesta e, per conseguenza, assegnare le relative risorse. Si tratta della possibilità di una Regione – che ritenesse di gestire meglio una o tutte le ventitre materie dei Dipartimenti centrali dello Stato – di chiedere l’avocazione.

Queste decisioni delle singole Regioni non dovrebbero accadere per la bramosia di avere più potere e quindi più risorse, ma per lo scopo nobile di effettuare un servizio migliore rispetto a quello che fa lo Stato, accentratore e centralista.

Del resto la nostra Costituzione, affermando il principio di sussidiarietà, indica un percorso che parte dai Comuni, passa alle Provincie, alle Regioni e allo Stato, secondo cui l’entità che viene dopo, interviene quando chi è prima non ha fatto ciò che doveva o non lo ha fatto in maniera adeguata.
Non si capisce perché la stampa e la comunicazione abbiano affibbiato alla legge sulle Autonomie regionali l’aggettivo “differenziata”.

Noi, che usiamo fare l’altra informazione, basata su fatti obiettivi e completi, l’abbiamo invece battezzata “meritocratica”, perché se le Regioni sapranno operare meglio dello Stato, avranno reso un servizio migliore ai/alle cittadini/e e quindi alle stesse deve essere riconosciuto più merito. Se invece l’avocazione dei ventitre servizi producesse peggiori risultati, scatterebbe il semaforo rosso del demerito.

Ed è pacifico che tutto si giochi su merito e demerito, anziché sulla differenza fra Regioni. Per cui, i/le cittadini/e di ognuna di esse, quando le cose funzionano, devono applaudire il loro Presidente, la loro Giunta e tutti i direttori dei Dipartimenti; quando malauguratamente le cose non funzionano, i colpevoli sono gli stessi, che vanno cacciati e in ogni caso mai confermati.
In altri termini, la questione verte sulla qualità della classe istituzionale – indebitamente chiamata politica – la quale dovrebbe essere di eccellente qualità professionale, competente, capace e prima di tutto onesta.

Qualcuno potrebbe chiedere: ma in questo quadro, lo Stato che resta a fare? Beh, ha una funzione importantissima e cioè constatare che le Regioni facciano al meglio il loro dovere. Con quale mezzo? Con i Livelli essenziali delle prestazioni (Lep), il che significa che ogni Regione non può andare al di sotto di tali parametri per ogni materia. In altri termini, i Lep sono indici di qualità che non possono essere disattesi dalle stesse Regioni.

Nella legge descritta sono previsti gli strumenti di controllo e quindi la possibilità di intervento dello Stato quando tali Lep vengono disattesi.
Ovviamente, i diversi Ministeri si devono dotare di un nutrito gruppo di ispettori/trici abili, capaci e integerrimi, i/le quali, girando per le Regioni, devono andare a controllare se i Lep sono rispettati. Diversamente, devono intervenire sanzioni nei confronti del Presidente e della Giunta regionale per incapacità di rispettare quanto prevede la legge.
Ci auguriamo che la comunicazione sui diversi media vada in questa direzione, cioé quella della chiarezza e della verità e non del fumo!

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