A20 Messina-Palermo, l'appalto che non parte: cosa succede

A20, l’appalto che non parte. Lo stallo tra problemi giudiziari e rinunce

Antonino Lo Re

A20, l’appalto che non parte. Lo stallo tra problemi giudiziari e rinunce

Simone Olivelli  |
sabato 09 Settembre 2023

L'appalto continua a vivere una fase di stallo che finora non ha portato neanche ai sopralluoghi di rito

Due anni e più dopo la conclusione della gara, bisognerà ancora attendere prima che inizino i lavori di chiusura dei varchi by-pass sull’autostrada Messina-Palermo. L’appalto da quasi cinque milioni di euro, che prevede l’installazione di barriere di sicurezza in corrispondenza dei punti in cui è possibile aprire all’occorrenza lo spartitraffico, continua a vivere una fase di stallo che finora non ha portato neanche ai sopralluoghi di rito. Eppure era l’inizio di luglio del 2021 quando Autostrade Siciliane – l’ente un tempo conosciuto come Cas e che ha in gestione l’A20 e la A18 – ufficializzò la graduatoria definitiva, decretando la vittoria di Research, consorzio di imprese con sede a Salerno che si aggiudicò la gara presentando un ribasso di quasi il 30 per cento rispetto ai circa sei milioni e mezzo della base d’asta.

La revoca dell’aggiudicazione

Da allora nessun mezzo è entrato in azione e i rapporti tra stazione appaltante e privato si sono limitati a un lungo carteggio, il cui ultimo atto è stato reso noto a inizio mese. Riguarda la decisione di Autostrade Siciliane di revocare l’aggiudicazione. Il motivo, ricostruito nelle cinque pagine di decreto firmato a fine luglio dal dirigente generale facente funzioni Dario Costantino, è legato alla decisione di Research di non accettare la consegna dei lavori sotto riserva di legge. Possibilità, questa, che solitamente viene attuata per ragioni d’urgenza e che prevede l’avvio del cantiere in attesa della stipula del contratto.

La posizione di Autostrade Siciliane

“Il verbale di consegna sotto riserva di legge è stato sottoscritto con la dicitura ‘firma la non consegna’”, si legge nel documento visionato dal QdS. Una formula insolita che ha portato Autostrade Siciliane a chiedere un parere legale, al seguito del quale si è deciso di chiedere all’azienda di rettificare la propria posizione e dare concreta disponibilità all’avvio dei lavori. Così non è stato e all’ente non è rimasto altro da fare che revocare l’aggiudicazione.

“Abbiamo già sondato la disponibilità della seconda classificata – dichiara al QdS il direttore generale del Cas Dario Costantino – Dovremmo avere una risposta nel giro di pochi giorni. Dovessero dare l’ok, bisognerà attendere l’invio dei giustificativi dell’offerta presentata perché, in sede di gara, era risultata (così come quella di Research, ndr) anomala”. Stando alla graduatoria, a subentrare nell’esecuzione dei lavori potrebbero essere la marchigiana Eurobuilding e l’Eurovega di Capo d’Orlando.

Lo stop per l’interdittiva poi revocata

Nella ricostruzione dei motivi che hanno creato un effetto rallenty nella procedura di assegnazione dei lavori trovano posto anche una serie di vicende giudiziarie che hanno visto protagonista Research*. Il Consorzio, infatti, nei primi mesi dello scorso anno era stata raggiunta da un’interdittiva antimafia emessa dalla prefettura di Salerno sulla base di elementi che avevano portato a ipotizzare un rischio di infiltrazione della criminalità organizzata in alcune delle società consorziate. Successivamente il provvedimento è stato prima sostituito con il controllo giudiziario e poi sospeso, fino al definitivo annullamento, ad aprile scorso, da parte del Tar di Salerno.

I rapporti equivoci con il magistrato

A restare pendente, invece, è il processo nato da un’indagine del Ros dei carabinieri che, a febbraio 2022, portò all’arresto di Francesco Vorro e Fabrizio Lisi. All’epoca dell’indagine il primo era ritenuto amministratore di fatto di Research, mentre Lisi – già generale della guardia di finanza – svolgeva il ruolo di responsabile tecnico e presidente dell’organo di vigilanza del consorzio. Entrambi sono stati accusati di avere avuto rapporti corruttivi con l’ex pm di Salerno Roberto Penna, poi trasferito dal Csm a Roma come magistrato di sorveglianza pochi mesi prima dell’arresto. Stando alla tesi degli inquirenti, gli imprenditori avrebbero avuto accesso a informazioni coperte da segreto, date da Penna in cambio di incarichi in favore della propria compagna, l’avvocata Maria Gabriella Gallevi. Attualmente i quattro stanno affrontando il primo grado di giudizio.

Contattato dal QdS, il consorzio Research non ha risposto alle nostre domande. Restiamo in attesa di una replica.

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