Lucca, bancarotta fraudolenta: indagine su società acqua minerale

Dal fallimento ai conti correnti “svuotati”, nota società di acqua minerale sotto indagine

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Dal fallimento ai conti correnti “svuotati”, nota società di acqua minerale sotto indagine

Redazione  |
lunedì 27 Marzo 2023

Milioni di euro presumibilmente "distratti" dalla nota SpA di Lucca: ecco il risultato delle indagini.

I finanzieri del comando provinciale di Lucca hanno concluso un’indagine coordinata e diretta dalla Procura del Tribunale di Lucca nel settore dei reati fallimentari: una nota Srl lucchese, azienda specializzata nella produzione e nel commercio di acqua minerale, è al centro di un’inchiesta per bancarotta fraudolenta e autoriciclaggio.

Le indagini hanno confermato condotte distrattive per circa 6 milioni di euro. L’attività scaturisce da elementi raccolti dagli specialisti del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Lucca nei confronti di una persona, già gravata da numerosi precedenti per gravi reati economico-finanziari e contro il patrimonio, che hanno consentito di avviare indagini delegate dalla Procura di Lucca in materia di bancarotta fraudolenta per fatti connessi al fallimento di una nota Srl lucchese.

Gli indagati sono complessivamente 14.

Bancarotta fraudolenta, indagine sul fallimento di un’azienda di acqua minerale a Lucca

Gli accertamenti hanno consentito di ricostruire meticolosamente una serie di condotte attuate dagli indagati che, nel corso degli anni, portavano a spogliare la società dei principali asset aziendali, attraverso la cessione dello stabilimento produttivo, degli impianti e delle attrezzature e del proprio marchio a beneficio di imprese a essi stessi riconducibili. Gli indagati, inoltre, hanno proceduto a svuotare i conti correnti aziendali mediante il trasferimento di somme, artatamente giustificato, a beneficio di altre due società con sede in Emila Romagna e operanti nel settore della grande distribuzione alimentare (anche queste a loro riconducibili), mediante quotidiani e consistenti prelevamenti ingiustificati di contante. In tal modo, il sodalizio ha attuato distrazioni quantificate in circa 6 milioni di euro.

In una fase successiva, l’intero complesso aziendale (già appartenuto alla SRL), attraverso ulteriori passaggi di cessione e con l’interposizione di altri soggetti giuridici sempre di fatto gestiti dagli indagati, è stato trasferito, allo scopo di sottrarlo alla procedura di aggressione connesse all’incombente fallimento, a società terza in buona fede (estranea, quindi, ai fatti) al complessivo prezzo di 595.000 euro. Da qui l’accusa anche di autoriciclaggio. Alla luce del complessivo quadro probatorio ricostruito, il Pubblico Ministero ha emesso gli avvisi di conclusione delle indagini preliminari e avanzata richiesta di rinvio a giudizio.

Immagine di repertorio

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