Banda larga, in Sicilia usata solo da 6 famiglie su 10 - QdS

Banda larga, in Sicilia usata solo da 6 famiglie su 10

Serena Giovanna Grasso

Banda larga, in Sicilia usata solo da 6 famiglie su 10

mercoledì 31 Luglio 2019

Confindustria-Srm: appena la metà delle imprese isolane ha un sito web o una pagina internet (56,8%, al Nord il 75,2%). In Sardegna il quinto valore più alto di nuclei che dispongono di una connessione veloce a casa (77,3%)

PALERMO – Un confine invisibile separa l’Italia centro-settentrionale dal Mezzogiorno. Un confine fatto di disuguaglianze ed arretratezza, tutto purtroppo a discapito della nostra circoscrizione territoriale. Il Mezzogiorno, ed il particolare la Sicilia, è quell’area in cui anche l’uso delle reti digitali si presente in ritardo rispetto al resto del Belpaese. Secondo i dati contenuti all’interno del rapporto Check-Up Mezzogiorno, realizzato congiuntamente da Confindustria e Srm (Studi e ricerche per il Mezzogiorno), un profondo gap ci allontana dal resto d’Italia.

In Sicilia nel 2018 poco più di sei famiglie su dieci dispongono di una connessione veloce per accedere ad internet da casa (64,8%), oltre dieci punti percentuali meno rispetto alla media del Centro-Nord (76,2%) e nazionale (73,7%). Facciamo peggio anche in confronto alla media dello stesso Mezzogiorno (68,5%), tanto da collocarci appena sopra di Calabria (64,7%) e Molise (63,8%).

Unico barlume di speranza per il Mezzogiorno è rappresentato dalla Sardegna, regione che spicca non solo in confronto ai dati osservati nella circoscrizione territoriale, ma in generale: infatti, ben il 77,3% delle famiglie usa la banda larga, un valore superiore alla media centro-settentrionale, tanto da consentire all’Isola di collocarsi al quinto posto a livello nazionale.

Discorso analogo vale per l’utilizzo di internet da parte delle imprese: solo il 56,8% delle aziende siciliane ha un sito web o una pagina internet, venti punti percentuali meno della media centro-settentrionale (75,2%). In questo caso, registriamo un valore in linea con il contenuto dato meridionale (56,3%). A fare di peggio troviamo Puglia (55,3%), Molise (54,1%), Campania (52,8%) e Sardegna (51,3%). “Svetta” la classifica l’Abruzzo (72,4%, leggermente superiore al 71,4% rilevato mediamente a livello nazionale), che si colloca al nono posto in Italia.

Mentre la percentuale di amministrazioni pubbliche che usano la banda larga è quasi totale: in Sicilia si parla del 99%, in questo caso superiore alla media del Mezzogiorno (97,5%) e del Centro-Nord (98%), praticamente uno dei valori più alti in assoluto, seconda solo alla Basilicata che raggiunge la totalità (100%).

Un’altra sfida persa per la nostra regione: uno strumento che potrebbe contribuire a risollevare il tessuto sociale ed economico, se usata in modo capillare ed appropriatamente, ma che al contrario non viene adeguatamente sfruttata.

In tal senso, il Governo non sta tardando a mobilitarsi: infatti, nel corso della riunione del comitato Banda ultra larga tenutasi lo scorso 17 luglio al Mise, è stato approvato il lancio della seconda fase del piano banda ultra larga per intervenire nelle aree grigie del Paese e sostenere la domanda di servizi ultraveloci attraverso i voucher per la connettività destinati a famiglie e piccole e medie imprese che vorranno attivare un abbonamento alla rete. L’entità dei singoli voucher sarà discussa nell’ambito di un tavolo tecnico con le Regioni e saranno resi operativi entro la fine dell’anno o nel 2020, solo dopo l’approvazione della Commissione Europea.

Secondo quanto riportato dal Sole 24 Ore, a disposizione ci sarebbero 1,3 miliardi per i voucher. E secondo delle simulazioni, tutte ancora da analizzare, alle famiglie che chiederanno l’attivazione di servizi ultraveloci potrebbero essere destinati 250-300 euro, 3 mila euro alle Pmi e 5 mila euro alle scuole.

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