Basta privilegi, autisti e auto blu - QdS

Basta privilegi, autisti e auto blu

Carlo Alberto Tregua

Basta privilegi, autisti e auto blu

venerdì 07 Ottobre 2022

La Repubblica dei diseguali

Qualche mese fa ero a Berna e mentre passeggiavo vidi scendere da un’auto dei militari con numerose stelle. Incuriosito, mi informai con un edicolante, il quale mi disse che normalmente tutti i generali guidano le auto di servizio e vanno insieme agli appuntamenti.

In occasione di un Forum fatto col Presidente del Consiglio di Stato del Canton Ticino, Paolo Beltraminelli, pubblicato il 13 luglio del 2013, gli chiesi se i deputati dello Stato avessero prebende, rimborsi e tutti quegli altri ammennicoli che i nostri parlamentari ricevono a babbo morto.
Niente di tutto questo, mi rispose il presidente: sia i deputati cantonali che quelli confederali non ricevono assolutamente niente, neanche l’assistenza sanitaria, perché – come è noto – in Svizzera è mista (pubblica e privata).

Perché questo preambolo? Perché stride il contrasto tra il funzionamento delle nostre istituzioni e di quelle svizzere, che lavorano in un piccolo Paese (otto milioni di abitanti e una superficie quasi doppia di quella della Sicilia) ove ognuno fa il proprio lavoro e ove i principi civici sono tassativamente osservati.


Da decenni visito quel Paese: dai Grigioni al Vaud, da San Gallo al cantone di Zurigo o a quello di Ginevra. Ovunque ammiro l’ordine, la pulizia e, quando ho avuto bisogno di rivolgermi alla Pubblica amministrazione, ho notato una puntualità che dovrebbe essere presa a esempio nel nostro Paese.
Quando faccio il raffronto con i privilegi numerosissimi e in parte nascosti che hanno tutti i vertici istituzionali e delle società pubbliche, ma anche i vertici di Regioni e Comuni, mi accorgo che c’è una profonda differenza, soprattutto considerato il numero impressionante di auto blu (migliaia) e anche il numero enorme di scorte, spesso ingiustificate.

Ecco, una classe politica che si autoprocura queste condizioni di vantaggio rispetto alla popolazione non merita molto rispetto.
Ricordiamo che, come diceva Platone nel settimo libro de La Repubblica: “Il potere va attribuito a chi non lo ama”. Questa è l’etica delle istituzioni e non la bramosia di arrivare agli scranni verticistici per diventare qualcuno e per godere di indebiti vantaggi.

Il non dimenticato umorista Marcello Marchesi, quando si riferiva a qualche soggetto pubblico esclamava: “Quello è una nullità rivestito di qualcosità”. Una descrizione lapidaria di molta gente che si sente parlare nei media pubblici e privati o scrive in giornali e riviste o, peggio, si lancia in scritti sui media sociali che non hanno né capo né coda.

Tutto ciò accade perché manca la necessaria riflessione interiore e l’indispensabile ordine delle idee per potere successivamente esprimere concetti compiuti su argomenti di interesse generale.
Perché vi scriviamo queste cose? Perché vogliamo rimarcare come nella Cosa pubblica e nella politica del nostro Paese non si trovi traccia di quei principi etici che dovrebbero esserci come cardine o architrave del loro funzionamento.

È inutile ribadire che la politica senza etica non è politica. È un’attività di meretricio, comune a tanta gente che prima non aveva mestiere e dopo, di colpo, si trova su uno scranno dorato con un insieme di privilegi che lo allontanano sempre di più dai cittadini che gli hanno dato un mandato e che gli pagano lo stipendio.


Questa classe istituzionale, appena eletta il 25 settembre, è diversa dalle precedenti? Non lo sappiamo né vogliamo essere menagrami, perché la valutazione si fa a posteriori, non soltanto in relazione alle cose che si mettono in atto, ma anche al come le si mettono in atto e ai risultati che si è capaci di raggiungere.

Ci hanno subissato di promesse, ricordandoci il famoso musical degli anni sessanta “Promises, Promises”. In quasi due mesi non era possibile visitare un sito, vedere una trasmissione televisiva, sentire un programma radio o leggere un giornale senza subire un martellamento di propaganda su cose che non vanno perché gli altri non le hanno fatte, ma che, invece, chi comunica, farà. Balle? Non lo sappiamo. Auguriamoci di no.
Però, ci sorge un dubbio. Perché il funzionamento della Cosa pubblica dovrebbe cambiare se i guidatori sono dello stesso tipo dei precedenti? Chissà, forse il Caso provvederà. Restiamo fiduciosi.

Tag:

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta

Ediservice s.r.l. 95126 Catania - Via Principe Nicola, 22

P.IVA: 01153210875 - Cciaa Catania n. 01153210875


SERVIZIO ABBONAMENTI:
servizioabbonamenti@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/372217

DIREZIONE VENDITE - Pubblicità locale, regionale e nazionale:
direzionevendite@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/388268-095/383691 - Fax 095/7221147

AMMINISTRAZIONE, CLIENTI E FORNITORI
amministrazione@quotidianodisicilia.it
PEC: ediservicesrl@legalmail.it
Tel. 095/7222550- Fax 095/7374001
Change privacy settings
Quotidiano di Sicilia usufruisce dei contributi di cui al D.lgs n. 70/2017