Bce, le decisioni che gravano sull’Italia - QdS

Bce, le decisioni che gravano sull’Italia

Carlo Alberto Tregua

Bce, le decisioni che gravano sull’Italia

mercoledì 17 Maggio 2023

Prestiti, aumenti Btp

La Bce, nella sua riunione del 4 maggio, ha aumentato il tasso dello 0,25 per cento, portandolo al 3,75 per cento. Qualche giorno prima, la Federal reserve statunitense aveva anch’essa aumentato il tasso dello 0,25 per cento, portandolo tra il 5 e il 5,25 per cento. Ciò significa che i due istituti centrali stanno rallentando i rincari del tasso, perché è cominciato un parallelo rallentamento dell’inflazione, anche se questo non significa che essa sia stata domata.

I due tassi sono i più alti da qualche decennio a questa parte perché quasi mai nello stesso periodo si era verificata un’inflazione così elevata. Essa, ricordiamo, è frutto delle sanzioni dell’Occidente (Stati Uniti e Unione Europea) nei confronti della Russia, le quali non hanno provocato l’aumento del prezzo del petrolio russo, ma hanno innestato, invece, gli sciagurati fenomeni dell’inflazione e della speculazione, per cui i prezzi dell’energia , dei beni di consumo e di altri sono schizzati alle stelle in poco tempo. Tali prezzi non sono comprimibili nel breve perché inflazione e speculazione sono difficili da domare.

In questo quadro, la Banca centrale europea, presieduta da Christine Lagarde, sta adottando rigorosi provvedimenti sotto l’influsso dei falchi (mastini) tedeschi, olandesi, irlandesi, svedesi e altri.
Si tratta di provvedimenti – di cui il primo relativo all’aumento del tasso indicato – che fanno lievitare i tassi delle prossime uscite (vendite) di Buoni del Tesoro Poliennali, Btp, i quali devono trovare collocazione nel mercato internazionale per potere ricavare quanto necessario al rimborso degli omologhi titoli in scadenza. Gli italiani possiedono solo l’8 per cento di tali Btp.
Vi è un altro provvedimento della Bce, cioè la chiusura del rubinetto dei prestiti ai venti Paesi che compongono l’Unione monetaria, il che significa che il danaro da reperire costerà sempre di più.

Un altro provvedimento pesante è che dal prossimo luglio la Bce non acquisterà più Btp dagli Stati membri a costo zero, per cui anche in questo caso la situazione diventerà difficile per quegli Stati che hanno scadenze da rinnovare.
La situazione è preoccupante, soprattutto per quei Paesi che hanno un alto debito pubblico, come Grecia e Italia.

Da quanto precede si può dedurre l’accortezza e la prudenza che l’attuale ministro dell’Economia e Finanze, Giancarlo Giorgetti, sta adottando nelle sue manovre, perché non è possibile ulteriormente indebitare i conti pubblici con un deficit di bilancio divenuto insopportabile.
Ricordiamo che uno dei parametri dell’Accordo di Maastricht prevede che il deficit annuale non possa essere superiore al 3 per cento (differenza fra le entrate e le uscite).
Vi è poi il parametro primario che riguarda il rapporto fra debito e Pil, che non può essere superiore al 60 per cento. Ma, in atto, il nostro Paese viaggia intorno al 144 per cento, pertanto vi è l’obbligo di rientrare, diminuendo almeno di un punto l’anno.

Tutto questo deve portare il Governo a evitare stanziamenti di uscite senza trovare le relative coperture nelle entrate, per altro osservando l’articolo 81 della Costituzione che recita: “Lo Stato assicura l’equilibrio fra le entrate e le spese del proprio bilancio […]. Ogni legge che importi nuovi o maggiori oneri provvede ai mezzi per farvi fronte”.

Vi è poi un’altra questione non secondaria e cioè la qualità delle spese. Per cui un Governo accorto dovrebbe preoccuparsi di ridurre al minimo quelle correnti e destinare una gran parte di esse a quelle per investimenti. È noto infatti che queste ultime creano ricchezza, occupazione e aumento delle imposte, mentre quelle correnti sono spese fini a loro stesse.

Ora, se esse sono indispensabili per il funzionamento della Macchina Pubblica oppure per l’assistenza ai veri bisognosi (disabili, poveri ed altri), allora sono assolutamente giustificate; cosa che non è quando invece tali spese vengono destinate a privilegiati, fra cui tutti quelli che occupano posti pubblici ed istituzionali, che incassano i soldi dei/delle cittadini/e senza rendere loro servizi.
La questione etica dovrebbe essere posta al primo punto di ogni Comunità ed essere osservata senza mezzi termini e con grande precisione.
Ci vogliono persone di buonsenso e di grande moralità al governo del nostro Paese e non meno all’interno del Parlamento. Ci sono? Che ne pensate?

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