Berlusconi spacca il centrodestra, Giuseppe Conte il più amato - QdS

Berlusconi spacca il centrodestra, Giuseppe Conte il più amato

Pietro Crisafulli

Berlusconi spacca il centrodestra, Giuseppe Conte il più amato

sabato 11 Luglio 2020

E rispunta l'ipotesi di Draghi premier di un governo di larghe intese che duri fino alla scadenza naturale delle elezioni. L'ira della Meloni, seconda nei sondaggi ma a ventisette punti, che accusa il leader di Fi della posizione sul Mes

Giorgia Meloni non ha dubbi, la posizione di Forza Italia sul Mes “crea una spaccatura nel centrodestra”.

Sembriamo tornati all’aprile del 2018, quando, dopo le consultazioni e prima della nascita del governo gialloverde, pur lasciando parlare Salvini era Berlusconi a dettare la linea, compitando sulle dita: uno, due, tre…

E questo perché la stella di Matteo Salvini è decisamente in declino e la stessa Meloni in difficoltà, come dimostrano gli ultimi sondaggi Ipsos.

Resta infatti stabile e alto – a quota 57 – il gradimento degli italiani per il governo Conte.

Le discussioni nell’esecutivo e le frizioni tra le forze di maggioranza non sembrano incidere nemmeno sul consenso verso il presidente del Consiglio, che sale al 63%, in testa a tutti gli altri leader.

E di gran lunga: abissale la forbice con Giorgia Meloni, al secondo posto ma con ben ventisette punti di distanza. E Salvini non è neppure terzo, visto che prima di lui c’è il ministro della Salute Roberto Speranza.

E adesso anche la leadership di Meloni e Salvini all’interno del centrodestra è messa in serio pericolo da un ritorno di Berlusconi che, ringalluzzito dell’effetto delle intercettazioni dei magistrati, sembra voler tornare a dettare la linea: uno, due, tre…

Il Mes sembrerebbe soltanto una scusa.

Berlusconi rigira il coltello nella piaga: “Pensate davvero che la nostra Sanità, soprattutto al Sud, potrebbe fare a meno dell’aiuto del Mes per aprire e riqualificare strutture sanitarie o per investire nella ricerca e nella formazione del personale? Possiamo negare a sistemi sanitari fragili come quello della Campania 2.725 milioni o a quello della Puglia 2.450 milioni? E’ questo il prezzo della rinuncia al Mes”.

Per il leader di Fi, “l’Italia è di gran lunga il Paese europeo per il quale il Mes è più conveniente. Dire di no sarebbe un’assurdità dal punto di vista economico, ma anche uno schiaffo politico all’Europa che darebbe ai sovranisti dei paesi del Nord il pretesto per rifiutare altri aiuti all’Italia, visto che spregiamo quelli che ci vengono offerti”.

E ad aggiungere al bianco lo splendore, non si è sopito il clamore suscitato dall’incontro del ministro degli esteri pentastellato Luigi Di Maio nientemeno che con Mario Draghi, ex presidente della Bce.

Un incontro “istituzionale” avvenuto il 24 di giugno ma reso noto alle agenzie di stampa solo nel pomeriggio di ieri, suscitando nel centrodestra una sorta d’isteria.

La Meloni grida al complotto e afferma:”È avvilente assistere a giochi di palazzo mentre gli italiani affogano”, la Lega Nord rimane sottotraccia e Salvini – che alla fine dello scorso anno prima aveva risposto “why not?” a Draghi premier, smentendo successivamente, e affermando che però lo avrebbe votato come candidato al Quirinale – per una volta, incredibilmente, tace.

Giorgio Mulè sembra quasi abbia ricevuto mandato di rilanciare, e se la cava con una battutaccia, “Speriamo soltanto che Di Maio abbia preso diligentemente appunti”.

Carlo Calenda, invece, la prende sul serio e torna sull’ipotesi di un possibile ruolo da premier per Draghi, a capo di un governo di larghe intese che allontanerebbe le elezioni fino alla loro scandenza naturale.

Nel frattempo i giornali di destra sono in fibrillazione e qualcuno vede persino una “benedizione papale” all’ipotesi formulata da Calenda nella nomina da parte della Santa Sede di Mario Draghi come membro ordinario della Pontificia Accademia della Scienze Sociali.

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