Biogas, Gattoni: "In Sicilia solo 20 impianti agricoli su 1.800 in Italia" - QdS

Biogas, Gattoni: “In Sicilia solo 20 impianti agricoli su 1.800 in Italia”

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Biogas, Gattoni: “In Sicilia solo 20 impianti agricoli su 1.800 in Italia”

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domenica 01 Maggio 2022

Intervista al presidente del Consorzio Italiano Biogas: “L’Isola ha un enorme potenziale di energia verde ancora largamente inespresso”

Piero Gattoni

La potenzialità c’è, ma rimane inespressa e non si concretizza. Non usa mezzi termini il presidente del Consorzio italiano biogas, Piero Gattoni, per commentare la situazione del settore nell’Isola durante l’intervista esclusiva rilasciata al Quotidiano di Sicilia. Il consorzio è la prima aggregazione volontaria che riunisce tutta la filiera del biogas: produttori agricoli, fornitori di impianti e istituzioni. Si tratta di una realtà attiva su tutto il territorio nazionale che ha l’obiettivo di “fornire informazioni ai soci per migliorare la gestione del processo produttivo e orientare l’evoluzione del quadro normativo per favorire la diffusione del settore e raggiungere gli obiettivi al 2050 sulle energie rinnovabili e la lotta al cambiamento climatico”.

Quanti impianti di produzione di biogas da scarti agricoli sono presenti in Sicilia?

“In Sicilia attualmente ci sono circa 20 impianti agricoli in esercizio, su un totale di oltre 1800 a livello nazionale. Questo dato è sufficiente ad evidenziare il grande potenziale inespresso presente oggi in questa importante regione agricola”.

La maggiore presenza di questi impianti nelle regioni del nord piuttosto che in Sicilia, Isola dalla forte vocazione agricola, da cosa è data?

“Lo sviluppo del biogas ha interessato inizialmente il territorio del Nord Italia dove vi è una maggiore concentrazione degli allevamenti che attraverso la digestione anaerobica hanno potuto valorizzare efficientemente i propri effluenti zootecnici. Tuttavia, la Sicilia ha un enorme potenziale di crescita per il settore con importanti ricadute economiche, sociali e ambientali grazie alla disponibilità di numerosi sottoprodotti agroindustriali quali le sanse, il pastazzo e le vinacce. Questi residui delle produzioni del settore alimentare di qualità fanno della Sicilia un territorio importante con un grande potenziale di energia verde ancora largamente inespresso. Inoltre, le misure previste dal Pnrr possono rappresentare un deciso volano di sviluppo per il Sud Italia e la diffusione di iniziative di economia circolare e tutela del territorio, dal momento che il progetto per lo sviluppo del biometano prevede dei plafond specifici per le regioni del Sud”.

Quali sono i principali ostacoli allo sviluppo di questi impianti in Sicilia?

“Nella prima fase di sviluppo del biogas, destinato alla produzione di energia elettrica rinnovabile vi sono stati sicuramente dei problemi infrastrutturali, legati all’eccessiva domanda di allacci per la produzione di energia fotovoltaica, che rendevano difficile poter collegare gli impianti nelle aziende agricole. Questo limite è superato con il fatto che oggi si può sviluppare la produzione di biometano ed immetterlo nella rete del gas naturale, che ha una discreta diffusione nell’isola. Il tema vero rimane quello della possibilità di avere le autorizzazioni dei progetti in tempi rapidi o per lo meno certi. Su questo riteniamo che si possa migliorare e sicuramente l’esperienza positiva di sviluppo che abbiamo vissuto in altre Regioni oggi rappresenta un patrimonio da condividere con le imprese siciliane”.

Da parte degli agricoltori siciliani c’è interesse verso questa tipologia di impianti?

“Sono certo che le imprese agricole siciliane siano pronte a raccogliere la sfida. L’impianto biogas può infatti assicurare aziende più competitive e resilienti. Un territorio dove il problema della desertificazione e della siccità è significativo, la possibilità di valorizzare i diversi sottoprodotti per la produzione di energia rinnovabile e al contempo per produrre il digestato consentirebbe all’agricoltura siciliana di attivare modelli produttivi circolari, sostenibili e capaci di sostenere le produzioni di qualità”.

Quali sono i benefici economici degli impianti di produzione di biogas da scarti agricoli? Quali quelli ambientali?

“Lo sviluppo della digestione anaerobica in agricoltura per la produzione di energia elettrica rinnovabile ha fatto registrare 4,5 miliardi di euro di investimenti, creando negli ultimi dieci anni oltre 12.000 posti di lavoro stabili, contribuendo alla crescita economica del territorio. Inoltre, lo sviluppo del biogas è in grado di agevolare la transizione agroecologica dando un importante contributo al raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione previsti dall’Unione Europea per il 2050. Il Cib con il progetto Farming for Future ha delineato una road map di dieci azioni concrete per la transizione agroecologica dell’agricoltura che, se correttamente implementate, possono portare al 2030 ad abbattere le emissioni del settore agricolo del 32%, oltre ad una ulteriore riduzione del 6% delle emissioni nazionali di CO2 legate all’uso di energia fossile”.

Le istituzioni locali, regionali e statali supportano lo sviluppo di questo settore? E quelle siciliane?

“Il Cib lavora da sempre sia con i cittadini che con le Istituzioni a tutti i livelli. Il confronto è importante per individuare il più possibile soluzioni condivise e migliorative e portare le buone pratiche del nostro modello nei territori. Ci rivolgiamo anche agli stessi agricoltori per diffondere la cultura del ‘Biogasfattobene’ e i vantaggi della produzione di biogas e biometano come strumento per la decarbonizzazione e motore di innovazione ed economia circolare. Abbiamo un intenso dialogo con le Istituzioni (anche quelle siciliane) che dedicano particolare attenzione al nostro settore e alle ricadute positive sul territorio. Per rafforzare questo dialogo abbiamo lanciato quest’anno il nostro Farming Tour, un viaggio itinerante che vede la partecipazione delle istituzioni locali, cittadini, agricoltori, per raccontare attraverso la voce delle nostre aziende associate le buone pratiche agricole e il nostro modello di Biogasfattobene. Un tour che non esaurirà il suo viaggio quest’anno ma che si propone di raggiungere tutte le Regioni”.

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