Calcio a Catania, Pelligra favorirà l’azionariato popolare? L’esempio di Parma - QdS

Calcio a Catania, Pelligra favorirà l’azionariato popolare? L’esempio di Parma

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Calcio a Catania, Pelligra favorirà l’azionariato popolare? L’esempio di Parma

Vittorio Sangiorgi  |
sabato 02 Luglio 2022

Quali saranno le prossime mosse della proprietà del nuovo Catania? Quali saranno scelte e valutazioni sull’azionariato popolare? In attesa di capirlo il Qds.it ha intervistato Paolo Benecchi

Dopo la decisione del Comune di Catania, che lo ha scelto per la formazione di una squadra rappresentativa della città, per Pelligra Group è tempo di realizzare idee e progetti messi nero su bianco nella corposa manifestazione d’interesse presentata il 18 giugno. Quelle che seguiranno, come ha detto lo stesso Pelligra nel corso della conferenza stampa a Palazzo degli Elefanti che ha preceduto il suo “debutto” al Massimino, saranno settimane decisive per mettere in moto la macchina societaria. Tra i nodi da sciogliere circa il futuro rossazzurro, c’è anche quello legato all’azionariato popolare. Un’opzione di cui si discute da tempo che – sulla sponda dei tifosi – ha avuto uno sviluppo ed una concretizzazione soprattutto nell’Associazione Catania Rossazzurra dell’avvocato Ingrassia che, nei giorni scorsi, ha espresso soddisfazione per l’esito della vicenda, riproponendo il suo impegno sociale. Staremo a vedere quali saranno le scelte della proprietà e se – anche ai piedi dell’Etna – si realizzerà un modello di azionariato popolare.
Il Qds.it, in attesa di conoscere gli sviluppi, ha voluto continuare il suo approfondimento sul complesso tema, intervistando Paolo Benecchi, Ad di “Parma Partecipazione Calcistiche”, l’associazione che – di concerto con una forte cordata imprenditoriale – ha contribuito alla rinascita calcistica nella città ducale.

Com’è nato il progetto

“Nel 2015, dopo il fallimento del vecchio Parma Calcio, è nata questa cordata di sette imprenditori che poi ha fondato “Nuovo inizio”. Il promotore Marco Ferrari ha voluto coinvolgere altri piccoli imprenditori – che avevano ovviamente un minore potere economico rispetto alla cordata- in questa avventura. In quel momento era una cosa nuovissima, che ha creato grande entusiasmo. Si è creata questa cordata popolare, che è stata poi allargata anche ai normali tifosi. In base alle possibilità che ognuno aveva versava la quota per far ripartire il calcio a Parma. È stato un connubio vincente in un periodo storico – spiega Benecchi – in cui passare dalla A alla D poteva creare qualche trauma tra i tifosi, si è invece creta unione. Basti pensare che ci sono stati circa 10mila abbonamenti”.

Struttura ed evoluzione di PPC

“Adesso i soci sono poco più di 900, la quota iniziale costava 500 euro e dava diritto anche al voto in assemblea. Questa organizzazione è stata mantenuta finché il Parma era nelle serie minori, il nostro statuto non prevedeva un rifinanziamento delle quote. Ci siamo accorti che il nostro scopo non era più quello di aiutare la squadra nell’attività gestionale perché, a quel punto, non ne avevamo la forza economica. Noi non potevamo più mantenere la nostra quota nel Parma e quindi provvedere ad un aumento di capitale. Si è provveduto a fare con accordo con Nuovo Inizio – tramite clausole specifiche – affinché il nostro aumento di capitale fosse coperto da loro. Quindi, di conseguenza, abbiamo deciso di far aumentare la famiglia ed abbiamo abbassando la quota a 100 euro, esborso che dà diritto ad essere socio PPC ma non a partecipare al voto. Per avere il voto nelle assemblee ci vogliono almeno cinque quote da 100 euro. L’obiettivo – sintetizza – è stato quello di creare le condizioni affinché chiunque potesse unirsi a noi”.

Il ruolo decisionale

Ma come funziona, concretamente, l’azionariato popolare a Parma? Come si inserisce PPC nel meccanismo decisionale della società? “Fino a quando c’era Nuovo Inizio – spiega Benecchi – noi avevamo diritto ad un membro regolare nel Cda con diritto di voto. Quando c’è stato il passaggio di proprietà alla famiglia statunitense Kraus, siamo passati dal 9% all’1% delle quote societarie. Perciò non abbiamo più il consigliere ufficiale ma un border observer. Un nostro membro va in Cda, sente e monitora quello che succede”. Una figura che non ha diritto di voto ma che, comunque, rappresenta Parma Partecipazioni Calcisitiche ed i tifosi.

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