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Tregenda Calenda

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Tregenda Calenda

Giovanni Pizzo  |
lunedì 17 Aprile 2023

La coppia Calenda-Renzi non ha avuto vita facile. Si tratta di due uomini politici diversi, che "insieme non possono stare nemmeno a tavola".

Non era difficile prevederlo, non c’erano bisogno di fondi di caffè o voli di uccelli. Calenda e Renzi insieme non possono stare nemmeno a tavola, se ci fosse un piatto unico uno ordinerebbe una pajata e l’altro una bistecca alla fiorentina.

Calenda ci ricordiamo è quello che si baciò Letta e lo fulminò il giorno dopo. È un leader psicologico, più che politico, fumantino, incontinente, assomiglia molto a Grillo l’elevato. Ha proprio per questo carattere un suo pubblico, ma molto minore rispetto al comico genovese in quanto lui è un professionista dell’insulto e poteva attirare la vasta platea radicale degli esclusi. Calenda non è un professionista, è molto ingenuo nelle sue uscite, e teoricamente si rivolge ad un area moderata, dove queste praterie di fan del suo agire eccessivo, impulsivo, caratteriale sono minori. L’area moderata non è il popolo del Vaffa, anche se Calenda gliene scappano parecchi, anche se con un linguaggio più borghese. Ma perché tutto scoppia ora? Per gli scarsi risultati alle amministrative? Beh su questo con Renzi una prima differenza c’è.

Quello, Renzi, è un Homo politicus e sa e spinge per un’organizzazione territoriale, fondamentale per le amministrative, mentre Calenda è un uomo di opinione, vive di talk e giornali, e poco si intende di trovare e gestire uomini sul territorio. Italia Viva puntava, per il partito unico, a partire dal basso con congressi provinciali e regionali, mentre Calenda, in una visione un po’ infantile, da partito brand senza azienda, voleva prima essere incoronato leader. In un congresso aperto e contendibile Calenda rischiava addirittura di perdere, pur non essendoci Renzi. Gli arrivava da dietro una Schlein ed era fatta.

Poi c’era il problema delle politiche, della collocazione europea, in cui Renzi capisce che non si può alzare la bandiera del Psoe, per quanto è stato proprio lui a portarci dentro il PD, e bisogna andare o con Macron o con i popolari, forse più o secondi, visto che Macron è un Calenda al cubo. Da qui il diverso atteggiamento nei confronti della malattia di Berlusconi. Renzi, prima della Meloni, ha augurato immediatamente una pronta guarigione del vecchio leader, mentre Calenda gli ha dato del defunto prima del tempo. Uno vuole recuperare e farsi recuperare dai moderati di Forza Italia, l’altro vuole fregargli gli elettori. Sono due modi opposti di intendere lazione politica, uno Renzi da appartenente porno al ceto politico, l’altro da outsider. Quello che non ha capito Calenda è che gli outsider possono stare alle ali, non al centro del sistema politico. E con una legge elettorale, che nessuno cambierà per quanto poco democratica, come la nostra, l’outsider al centro finisce nel buco nero del 3% spintoci dal voto utile.

Avrebbero più speranze i no vax, come successo in Friuli, che Calenda. Certo alle comunali a Roma lui ebbe un grande consenso personale, ma se già tutta Roma non sono i Parioli figuratevi per l’Italia. Dopodiché uno rompe, perché ha rotto Calenda, giocando in anticipo su colui che vede come avversario oggi se ha un piano B di alleanza certo. Ma oggi Azione con chi si allea? Con la Schlein è impossibile a meno di non abiurare a tutto quello che ha detto fin’ora, e poi verrebbe masticato ancora più di Conte. A destra con la Meloni flirta Renzi e a FI fanno gli scongiuri se lo vedono. Perfino la Bonino lo ha preso in giro. Di fatto è destinato a rimanere solo ed anche il duo Carfagna&Gelmini sarà costretto ad abbandonarlo. La sua è una natura solipsistica, diversa dalla presunzione intellettuale di Renzi che è temperata dalla ragione politica. Politici si nasce non ci si inventa.

Così è se vi pare.

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