Coronavirus e cantieri di lavoro, in Sicilia i fondi sono a rischio di revoca - QdS

Coronavirus e cantieri di lavoro, in Sicilia i fondi sono a rischio di revoca

Michele Giuliano

Coronavirus e cantieri di lavoro, in Sicilia i fondi sono a rischio di revoca

martedì 17 Novembre 2020

L'emergenza sanitaria sta rallentando l’attivazione dei progetti: difficoltà per le misure di sicurezza. La Regione lancia una ciambella di salvataggio: prorogato al 31 dicembre l'avvio delle attività

PALERMO – Non c’è campo o settore che non stia vivendo conseguenze a causa dell’emergenza sanitaria che ha investito il mondo intero all’inizio dell’anno in corso. Le attività burocratiche e di gestione nella pubblica amministrazione, in particolare, hanno subito ritardi dovuti alla necessità di rimodulare il lavoro.

I cantieri lavoro, destinati a Comuni o enti di culto, sono tra queste e l’assessorato regionale alla Famiglia, le Politiche sociali e il Lavoro ha comunicato come “continuano a pervenire al dipartimento lavoro svariate richieste di proroghe relative all’inizio dei lavori per i cantieri”.

Le motivazioni addotte sono per lo più legate alla difficoltà nel predisporre tutte le misure previste dai protocolli sanitari per contrastare l’insorgere di focolai infettivi nei luoghi di lavoro, a maggior ragione adesso che la situazione è ancora più delicata per il riacutizzarsi della fase pandemica.

È ormai ovvio che si concretizzerà un allungamento dei tempi, e per evitare di giungere alla revoca dei finanziamenti, il termine per l’inizio dei cantieri è stato rimandato al 31 dicembre prossimo. Un disperato tentativo per salvare il salvabile, in un momento in cui tutte le condizioni sembrano portare ad un probabile nuovo lockdown, totale o regionale. Insomma, è sicuramente difficile gestire attività lavorative come i cantieri lavoro in una situazione di emergenza sanitaria, eppure per i Comuni siciliani si tratta della possibilità di svolgere tanti lavori più o meno piccoli, indispensabili per la comunità, oltre a fornire a tante persone indigenti una piccola entrata utile per sostenere la propria famiglia.

Altri due mesi di tempo, quindi, che serviranno a capire come si evolverà la situazione e ad organizzare al meglio i servizi. Senza dimenticare il reperimento dei necessari dispositivi di protezione personale, che dovranno essere forniti dagli enti comunali, senza poter contare su finanziamenti ulteriori.

Oltre alle indicazioni temporali, la Regione ha fornito anche le linee guida per la gestione dei cantieri lavoro. Innanzitutto, il datore di lavoro deve informare tutti i lavoratori e chiunque entri nel cantiere sulle disposizioni delle Autorità, in particolare le informazioni riguardano i seguenti obblighi: il controllo della temperatura corporea, che non dovrà risultare superiore ai 37,5 gradi, nel qual caso non sarà consentito l’accesso al cantiere. Ancora, dovrà essere garantito il rispetto di tutte le disposizioni delle Autorità e del datore di lavoro nell’accedere in cantiere, che sono quelle di mantenere la distanza di sicurezza, utilizzare gli strumenti di protezione individuale messi a disposizione durante le lavorazioni che non consentano di rispettare la distanza interpersonale di un metro e di tenere comportamenti corretti sul piano dell’igiene.

Naturalmente, si dovrà informare tempestivamente e responsabilmente il datore di lavoro della presenza di qualsiasi sintomo influenzale. In ultimo, sarà impedito l’accesso a chi, negli ultimi 14 giorni, abbia avuto contatti con soggetti risultati positivi al Covid-19 o provenga da zone a rischio secondo le indicazioni dell’Oms, l’organizzazione mondiale della sanità. Fermare i cantieri lavoro significa lo stop di ben 17 mila persone in 384 Comuni su tutto il territorio isolano. I cantieri hanno una durata di tre mesi e si occupano della realizzazione di piccole opere pubbliche e impiegano disoccupati di età compresa fra i 18 e i 66 anni e 7 mesi, iscritti al Centro per l’impiego del Comune in cui sono residenti, con un reddito massimo mensile di 453 euro. Il 50% dei posti è riservato ai disoccupati più giovani (18-36 anni), il 20% alla fascia fra i 37 e i 50 anni, un altro 20% agli ultracinquantenni. Il restante 10% va a portatori di handicap e stranieri regolari con permesso di soggiorno.

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