Capire gli eventi per capire la vita - QdS

Capire gli eventi per capire la vita

Carlo Alberto Tregua

Capire gli eventi per capire la vita

mercoledì 29 Novembre 2023

Lo sforzo che ognuno di noi dovrebbe fare nel vivere con compiutezza sarebbe tentare di capire tutte le cose che accadono; non solo, ma anche quali siano le cause e gli effetti che potranno produrre. Insomma, si tratta di rendersi conto di tutti quei meccanismi, alcuni tangibili e altri che si possono avvertire, affinché si possa trascorrere il periodo, breve o lungo che sia, dal primo vagito all’ultimo sospiro, nel modo più consapevole possibile.

Il tentativo di comprendere gli eventi, la loro origine e le conseguenze non è alla portata di tutte le persone umane, perché la comprensione è sempre limitata, quando non vi è un’adeguata preparazione mediante studi, letture, ascolti, esperienze vissute e presa d’atto di fatti capitati nei secoli scorsi fino ai nostri giorni.
Se vi è questa disposizione mentale a capire gli eventi e la consapevolezza di prepararsi a tale comprensione, la realtà può essere interpretata correttamente e concretamente, almeno in gran parte.

Ovviamente, la nostra predisposizione a capire gli eventi terreni non può essere disgiunta da quella per tentare di capire cosa c’è oltre la soglia materiale della vita. Ma non vi sono studi di alcun genere che ci possano dire cosa esista nell’Aldilà con certezza. Ognuno di noi deve farsi un’idea con la propria sensibilità, con la propria testa e in base a tutte le informazioni che riesce ad acquisire nella propria vita. Nonostante ciò, non è detto che si riesca a stabilire ciò che avverrà dopo. Tuttavia, farsi un convincimento può aiutare a trascorrere questo periodo terreno con maggiore serenità.

C’è un vecchio detto orientale che ricorda: “O mordi la vita o la vita ti morderà”. Tradotto, può significare che bisogna essere attenti e attente agli eventi che viviamo e a come porci nei loro confronti, ragionando su quali possano essere i migliori comportamenti per viverli.
Quanto precede non è facile, però ognuno di noi deve porsi la questione sul come vivere la propria vita, evitando che essa trascorra – perché trascorre in ogni caso – senza che ce ne accorgiamo.
Vivere nel modo indicato è anche difficile perché comprendere quanto accade è di per sé faticoso, ma, d’altro canto, non ci si deve fare sommergere da quello che ci capita, bensì affrontarlo.
Certe volte ci sembra inutile vivere combattendo o in modo impegnato perché – suggeriscono i fatalisti – quello che deve capitarci ci capita in ogni caso e a prescindere dalla nostra volontà.

È vero che il Caso spesso agisce per noi. È vero che le nostre azioni dipendono dal nostro capitale (sociale, culturale, economico), quindi non vi è una libertà assoluta. È vera la nostra minima dimensione rispetto a ciò che avviene e quindi una conseguente impotenza dimensionale. Ma è anche vero che ognuno di noi deve fare il meglio e il massimo per tentare di incidere sugli eventi, pur sapendo che la nostra minuscola dimensione è obbiettiva e non ci permette di agire agevolmente come vorremmo.
Qualcuno potrà osservare che quanto scriviamo è complicato, ovvero complica la vita stessa. Non possiamo negarlo, ma non perché il metodo sia difficile, bensì perché quello che ci capita, gli eventi cui andiamo incontro, sono normalmente complessi.

Dunque, occorre capire gli eventi per capire la vita. Centinaia di migliaia di libri sono stati scritti su questo tema in tutti questi secoli, anche quando non era stata inventata la stampa da Bi Sheng (972–1051), poi importata in Europa da Johannes Gutenberg (1400–1468) intorno al 1450. Precedentemente, i libri erano scritti a mano, appunto, dagli amanuensi, che avevano una calligrafia esteticamente gradevole, così da scrivere pagine deliziose non solo per i contenuti.

Se pensiamo alla differenza dei tempi in cui si scriveva a mano a oggi, in cui tutto è diventato digitale, ci possiamo rendere conto dell’incredibile evoluzione della specie umana, anche se non sempre il pensiero si è evoluto alla stessa maniera. Non è chiaro infatti in che modo si rifletteva duemila anni fa rispetto a come si riflette oggi. Ciò perché all’evoluzione tecnologica e alla qualità della vita non è conseguita una pari evoluzione del modo di pensare, in quanto le persone umane sono sempre persone umane, con caratteristiche, limiti e qualità.

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta

Ediservice s.r.l. 95126 Catania - Via Principe Nicola, 22

P.IVA: 01153210875 - Cciaa Catania n. 01153210875


SERVIZIO ABBONAMENTI:
servizioabbonamenti@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/372217

DIREZIONE VENDITE - Pubblicità locale, regionale e nazionale:
direzionevendite@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/388268-095/383691 - Fax 095/7221147

AMMINISTRAZIONE, CLIENTI E FORNITORI
amministrazione@quotidianodisicilia.it
PEC: ediservicesrl@legalmail.it
Tel. 095/7222550- Fax 095/7374001
Change privacy settings
Quotidiano di Sicilia usufruisce dei contributi di cui al D.lgs n. 70/2017