L'allarme degli studiosi, capitali privati assenti per le start up isolane - QdS

L’allarme degli studiosi, capitali privati assenti per le start up isolane

Chiara Borzi

L’allarme degli studiosi, capitali privati assenti per le start up isolane

martedì 17 Novembre 2020

L’analisi del professore di Economia e gestione delle imprese di UniCt, Rosario Faraci, al Corporate venture capital italiano. “Il problema non è la capacità attrattiva (peraltro bassa) quanto di matching fra idee e offerte di capitali”

MILANO – Start up e capitali destinati all’innovazione del tessuto economico locale sono ancora un affare del Nord della nostra Penisola. La Lombardia si conferma territorio principe dell’innovazione, ma soprattutto, della produzione di ricchezza (in miliardi) generata dal finanziamento a start up o pmi innovative.

L’analisi del Corporate Venture Capital italiano, inteso come investimento industriale e finanziario da parte di imprese mature del sistema industriale italiano e internazionale ha permesso di individuare e dare visibilità a modelli concreti e replicabili di Open Innovation, cioè di percorsi svolti dalle aziende nella fase di ricerca d’idee esterne per progredire al loro interno, e studiare l’andamento di questi “match” sul territorio nazionale.

In Italia la start up crescono; sono 12.027 nel Registro Imprese cioè +14% rispetto ad Ottobre 2019, per un totale di 70.139 quote (+9,8%) detenute da 49.175 soci univoci pari al +11,7% rispetto al 2019.

In base all’indagine realizzata dal Quinto osservatorio Open Innovation e Corporate Venture Capital, promossa da Assolombarda, InnovUp, Smau e la Camera di Commercio di Milano, con la partnership scientifica di InfoCamere e degli Osservatori del Politecnico di Milano e con il supporto di Confindustria, sono oltre 68 mila le quote di partecipazione dirette e indirette di persone fisiche e ditte individuali, nelle 12.027 startup innovative e le 1.674 Pmi innovative.

Il match tra aziende e idee produce un capitale non solo intellettuale ma economico che nel 2019 si è attestato intorno ad 1,4 miliardi di euro, e sono solo dati di bilancio parziale che raccontano di un fatturato in crescita. Inoltre il 45,6% di questi ricavi (pari a 651 milioni di euro in base ai dati parziali) è appunto prodotto da Startup innovative nel portafoglio di CVC.

Dove si trovano la maggior parte dei soci Corporate Venture Capital? La risposta è sempre Lombardia. Il 34% degli investitori si trova nel cuore del Nord Italia ed il resto del territorio attrae piccole porzioni di capitale, ecco qualche dato: Emilia-Romagna 10%, Veneto 9,70%, Piemonte 7,50%, Lazio 10%, Campania 5%, Puglia 1,70% e Sicilia 1,29%.

Stesso trend per gli investimenti in piccole e medie imprese innovative, queste le stime: 46% Lombardia, 7% Veneto, 9% Piemonte, 8,50% Emilia-Romagna, 9% Lazio, 0,98% Puglia, 0,85% Sicilia.

I soci CVC investono in tutti settori e in maggioranza nei servizi non finanziari (44,58%) e nei servizi finanziari (30%) e in linea generale nel settore informatico o dello sviluppo software.

“Il report è interessante, ma poco funzionale al nostro contesto – spiega il docente di Economia e Gestione delle Imprese dell’Università di Catania Rosario Faraci –. Il lavoro fa riferimento agli investimenti in start up e pmi innovative da parte degli investitori industriali (Corporate Venture Capital) non di quelli finanziari. Dunque, investimenti in start up e pmi innovative da parte di imprese già esistenti, possibilmente grandi, in una ottica di condivisione delle traiettorie innovative (Open Innovation).

Possiamo considerare normale che la maggior parte degli investimenti di CVC siano in Lombardia, la piazza economica e finanziaria più importante del Paese, ed è altrettanto normale che, nonostante l’oltre quattro per cento di start up innovative italiane sia in Sicilia, solo l’1 e passa per cento intercetta investimenti da parte delle grandi e medie imprese, che tra l’altro da noi sono poche in Sicilia”.

A cosa è dovuta questa scarsità?
“Il problema non è la capacità attrattiva (peraltro bassa), il problema è che l’innovazione generata da start up e pmi innovative in Sicilia non riesce ad intercettare i capitali finanziari (venture capital) e quelli industriali (corporate venture capital) destinati alle realtà innovative più interessanti. E’ un problema di “matching” fra idee/progetti imprenditoriali e offerta di capitali – analizza il docente catanese -. Siamo lontani dai circuiti finanziari importanti. Il sostegno maggiore alle start up e alle pmi innovative proviene ancora dal canale pubblico (vedi Invitalia), mancano i capitali privati per la nuova imprenditorialità innovativa. Un sostegno, sempre pubblico, alle nostre start up potrebbe venire dai due fondi di venture capital di Cassa Depositi e Prestiti, Fondo Italia Venture I e Fondo Italia Venture II, quest’ultimo dedicato al Mezzogiorno”.

Twitter: @ChiaraBorzi

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