Il caro mangimi e la difficoltà a reperire i fertilizzanti sta mettendo in ginocchio le aziende agrozootecniche siciliane
Il caro mangimi e la difficoltà a reperire i fertilizzanti sta mettendo in ginocchio le aziende agrozootecniche siciliane. Molte imprese dell’area interna delle Madonie rischiano di dover dare forfait. A incidere nel tessuto produttivo ed economico siciliano è l’aumento dei costi dei mangimi che sono composti in gran parte da materie prime provenienti da Russia e Ucraina. L’allarme è lanciato dall’amministratore delegato dell’Agricola Puccia Santi Giaconia, azienda madonita leader nel settore della produzione di carni che ha lo stabilimento produttivo in contrada Puccia, a Polizzi Generosa, e allevamenti a Geraci Siculo.
Il patrimonio zootecnico (ovicaprini, bovini e suini) complessivo delle aziende del Gruppo Giaconia è di circa 4000 capi che raddoppiano se si considera l’apporto del Consorzio degli allevatori Madoniti F.Agr.Al, dal quale Agricola Puccia acquista regolarmente capi di bestiame allevati secondo i protocolli aziendali interni.
“Emergenza sconcertante”
“Oggi purtroppo ci troviamo di fronte a un’emergenza sconcertante che riguarda l’approvvigionamento delle materie prime“, dice Santi Giaconia, amministratore delegato di Agricola Puccia. Un’emergenza iniziata ancor prima del conflitto russo-ucraino.
“Con la guerra la situazione è precipitata: il 30 per cento del grano mondiale arrivava dalla Russia e dall’Ucraina, ma anche i fertilizzanti necessari per avere un raccolto copioso e di qualità, arrivano, nella stragrande maggioranza dei casi, da questi Paesi in guerra. Fino a pochi anni fa – aggiunge – ci sono stati erogati dei sussidi pur di lasciare incolti o a riposo i nostri campi e oggi ci troviamo a dipendere quasi totalmente da questi Paesi, senza avere neppure il tempo di riorganizzarci”.
Materia prima non reperibile
La preoccupazione più grande riguarda il futuro. “Questi Paesi che ci fornivano materie prime a causa della situazione attuale quasi sicuramente non potranno seminare i campi e, anche volendo coltivare i terreni siciliani in passato a riposo, non si potrà mietere prima dell’estate del 2023, il che vuol dire che non ci sarà solo il problema del rincaro della materia prima ma questa potrebbe non essere reperibile affatto”.