Case green, il nulla di Berlusconi - QdS

Case green, il nulla di Berlusconi

Carlo Alberto Tregua

Case green, il nulla di Berlusconi

sabato 04 Febbraio 2023

Tanto rumore per nulla

Siamo alle solite. Si continua a vociare del nulla. Ci riferiamo all’ipotesi, ancora lontana, relativa all’elaborazione di una Direttiva in materia di transizione ambientale che riguarda gli immobili.
Secondo la stessa, tali immobili dovrebbero essere ristrutturati in modo che entro il 2030 rientrino nella categoria E ed entro il 2033 passino alla categoria D.

Su questa ipotesi di lavoro, ancora meramente discorsiva, si è scatenato un putiferio del nulla, come sono abituati a fare molti esponenti politici italiani.

Fra essi dobbiamo citare Silvio Berlusconi, il quale ormai effettua i suoi interventi televisivi-spot in cui comunica il suo sapere e i suoi intendimenti, urbi et orbi, poggiati su un chiacchiericcio di cui si farebbe volentieri a meno.

Non solo da Berlusconi, ma anche da altri abbiamo sentito che questa Direttiva, qualora mai vedesse la luce, sarebbe una stangata sugli immobili e quindi sui proprietari degli stessi, privati o società immobiliari.

Ma procediamo con ordine. Come è noto a poca gente, l’iter per approvare una Direttiva nell’ambito del Parlamento Europeo non è breve, anzi spesso è molto lungo, per cui è necessario avere pazienza e determinazione per convogliare un’opportuna maggioranza su un testo finale, che così passerebbe l’esame della prima camera legislativa che c’è in Europa e cioè appunto il Parlamento.

Ancora meno gente sa che non basta tale approvazione perché il testo poi deve passare al Consiglio dell’Unione europea, che ha una presidenza semestrale dei capi di governo dei ventisette Stati membri, che l’approva definitivamente o la rinvia al Parlamento.

Ma ciò non basta: il percorso poi deve continuare nell’ambito dei ventisette Parlamenti nazionali, i quali hanno, di norma, due anni di tempo per recepire la Direttiva. Non è finita, in quanto non è detto che ciascun Parlamento la recepisca. Nel caso non lo facesse, il Paese in questione diventerebbe oggetto di una procedura di infrazione e quindi del pagamento di una multa. Tutto ciò, però, non comporta l’automatico recepimento della Direttiva, per cui essa rimane nel limbo.

Dal percorso elencato si evince con grande chiarezza come i tempi da qua al 2030 siano del tutto insufficienti perché la Direttiva, qualora approvata definitivamente dalle due Camere legislative europee, diventi operativa anche in Italia.
Per cui non si capisce la ragione di tanto chiacchiericcio sul nulla, se non il tentativo di ingannare ed intossicare i/le cittadini/e che non hanno una sufficiente cultura e conoscenza per capire come vanno le cose.

Nella bozza di bilancio della Direttiva in esame non c’è scritto che si tratti di una “patrimoniale” sugli immobili italiani, né di una stangata: quelle che precedono sono semplicemente balle o, se volete, panzane.

Si tratta più semplicemente di ristrutturare gli immobili per farli rientrare in una classe energetica ed antisismica a tutela degli stessi ed anche dei proprietari. Non si capisce perché questi ultimi non debbano affrontare una certa spesa, che verrà sostenuta in parte dall’Erario, per mettere in condizione gli immobili di resistere ai terremoti e di consumare meno energia possibile.

Questo modo di comunicare panzane per ingannare i/le cittadini/e è deplorevole. Non ci riferiamo solo alle esternazioni di Berlusconi, che ricordano quelle del “picconatore” Francesco Cossiga, già presidente della Repubblica.

Sarebbe opportuno che chi comunica alla gente opinioni politiche, facesse l’esame di coscienza per valutare prima la loro aderenza ai principi etici, la cui osservanza dovrebbe costituire il primo dovere di chi si occupa della Cosa pubblica.

Non sappiamo se i responsabili delle istituzioni abbiano la consapevolezza di questo dovere etico; non sappiamo se abbiano studiato e letto le fonti dei valori etici e siano consapevoli che essi costituiscono i binari su cui ogni cittadino/a dovrebbe percorrere senza esitazioni o barcollamenti. Purtroppo, il cattivo esempio di discordanza fra il dire ed il fare e di discordanza fra le cose che si fanno ed i principi etici, sono evidenti, ma non c’è nessuno che si preoccupa di porvi rimedio.

Tag:

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta

Ediservice s.r.l. 95126 Catania - Via Principe Nicola, 22

P.IVA: 01153210875 - Cciaa Catania n. 01153210875


SERVIZIO ABBONAMENTI:
servizioabbonamenti@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/372217

DIREZIONE VENDITE - Pubblicità locale, regionale e nazionale:
direzionevendite@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/388268-095/383691 - Fax 095/7221147

AMMINISTRAZIONE, CLIENTI E FORNITORI
amministrazione@quotidianodisicilia.it
PEC: ediservicesrl@legalmail.it
Tel. 095/7222550- Fax 095/7374001
Change privacy settings
Quotidiano di Sicilia usufruisce dei contributi di cui al D.lgs n. 70/2017