Edifici dismessi, occasione per ripensare il centro di Catania - QdS

Edifici dismessi, occasione per ripensare il centro di Catania

Melania Tanteri

Edifici dismessi, occasione per ripensare il centro di Catania

giovedì 18 Febbraio 2021

Negli ultimi anni tanti catanesi hanno lasciato la città per “rifugiarsi” nei comuni limitrofi, più a misura d’uomo. Il consigliere Anastasi: “Pensare a come aumentare la qualità della vita, a partire dagli spazi verdi”

CATANIA – “Un momento storico in cui ravvisiamo la necessità di non dover sbagliare”. Il capogruppo di Grande Catania in Consiglio comunale, Sebastiano Anastasi ribadisce quanto dichiarato in aula martedì, in occasione della seduta straordinaria convocata per discutere del futuro degli edifici in disuso a Catania, in particolare le strutture ospedaliere. Anastasi sottolinea la necessità, al netto dei progetti che saranno portati avanti, di concentrarsi sula qualità urbana, rigenerando i quartieri all’interno dei quali sorgono le strutture – in particolare San Cristoforo – approfittando dell’occasione di poterlo ripensare interamente.

“Ogni consigliere comunale deve farsi carico di mediare tra le idee che vengono dalla città rischiando di perdere consenso – spiega – ma è necessario mantenere una visione di insieme”. Per fare in modo che, quanto avviato, sia in perfetta armonia con le esigenze della città, e con le linee guida del Piano regolatore generale, approvate in Consiglio. “La visione parziale delle cose è quello che ha distrutto questa città – continua il consigliere – ed è quella che ha creato la peggiore edilizia”.

Una pratica che ha “costretto”, secondo la visione del capogruppo, tantissimi catanesi a lasciare l’area urbana per spostarsi nei Comuni limitrofi, portando a uno scompenso: “Il risultato sono i pendolari del traffico – sostiene Anastasi – o quei cittadini che vivono a Catania, consumano a Catania, gettano i rifiuti a Catania, ma pagano le tasse negli altri comuni. Per questo – continua – occorre pensare a come aumentare la qualità delle aree in questione, tenendo presente la necessità di puntare su spazi verdi, infrastrutture sportive”.

Armonizzare gli interventi immaginati per recuperare le ex strutture ospedaliere – Santa Marta, Vittorio Emanuele, Santo Bambino e Ferrarotto – dunque, da una parte, puntando a migliorare la qualità urbana delle aree nelle quali si trovano, vere e proprie periferie nonostante la posizione centrale.

“Le linee guida votate dal consiglio comunale devono essere tenute presenti – dice: il gruppo grande Catania con una relazione su questa questione, aveva fatto tante specifiche, tra cui quella di fare attenzione a limitare le nuove costruzioni, demolendo e ricostruendo ciò che non ha pregio ma contestualmente puntando sul sociale e dotando quelle periferie in centro con San Cristoforo, di verde, servizi, impianti sportivi. Destinandoli al pubblico. All’uso collettivo”.

Una scelta che porterebbe anche a migliorare le aree limitrofe, permettendo il recupero delle aree maggiormente abbandonate, comprese immobili spesso vuoti o disabitati. Una rigenerazione che potrebbe dare sollievo anche all’emergenza abitativa e alla fame di alloggi che, pur presenti in città, non sono disponibili.

Almeno questo è il punto di vista del Sunia, “Tra le proposte che nel dibattito sulla riqualificazione dell’ex Ospedale Santa Marta, stanno prendendo corpo, manca quasi del tutto l’edilizia sociale – afferma la segretaria Giusi Milazzo. La progettazione di interventi sulla città e di rifunzionalizzazione dei grandi contenitori dismessi – prosegue – deve basarsi sui bisogni della popolazione e sul fatto che la chiusura dei nosocomi ha comportato, in tempi brevissimi, lo spopolamento di una zona che si è marginalizzata”.

“Per Catania – conclude – potrebbe essere l’occasione per partecipare al bando di prossima scadenza del Mit finanziato con 854 milioni di euro per il “Programma Innovativo Nazionale per la Qualità dell’Abitare”.

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