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Catania in ginocchio

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Catania in ginocchio

Giovanni Pizzo  |
lunedì 24 Luglio 2023

Com'è successo che la seconda e importante città dell’isola, prima dal punto di vista industriale, debba ridursi in queste condizioni?

Mi sono allarmato ieri, quando i miei social si sono inondati di messaggi e appelli di amici catanesi a non recarsi nella mia amata città rtnea. Non di solo aerei vive una città metropolitana, ma anche, e soprattutto di acqua e luce. Oggi a Catania queste condizioni di minima vivibilità non ci sono.

Dopo anni di influenza catanese sull’isola, due governatori, tra cui l’odierno ministro della Protezione Civile, la città è oggi al governo del Paese, con il presidente del Senato, due ministri, parlamentari dal piglio e chioma influenti, eppure cade in uno stato di prostrazione che nessuna città metropolitana ha in Italia.

Il ministro catanese Urso denuncia lo stato di assurda indecenza, il presidente Schifani replica di non alimentare ancora più indecenti polemiche, Musumeci, già governatore, convoca uno di quei tavoli prefettizi dove, al fresco dei condizionatori, uomini incravattati dovrebbero dare ordini precisi a uomini in tuta, che devono smontare asfalti ad oltre 50° per sostituire cavi elettrici che si sono squagliati.

Ci sono temperature bollenti a Catania e dintorni, e lo stesso Governo sta trattando, tramite il ministero del lavoro la sospensione dello stesso oltre i 33°, nel frattempo in Italia si nega l’emergenza climatica che a Catania dispiega tutta la sua potenza negativa.

Il sistema dei trasporti dopo anni di omissioni, crolli ed appelli, faraonici programmi di investimento mai realizzati, se non a passo di lumaca, è in crollo verticale che nessun Ponte potrà recuperare. La differenza tra la disastrata Tunisia e la Sicilia è infinitesimale.

Ma com’è successo che la seconda e importante città dell’isola, prima dal punto di vista industriale, debba ridursi in queste condizioni? Una volta si poteva scaricare il barile ad amministratori di altro segno, ma a Catania il centrodestra governa da anni, ha avuto sindaci, presidenti di Regione, frotte di classe dirigente, talmente potenti da far impallidire i cugini occidentali, ed oggi lo showdown mortificante se non mortifero.

A chi dare la colpa, chi mettere all’indice come capro espiatorio? La politica è sempre quella in Sicilia del cerino in mano. Le tragedie sono opportunità per eliminare concorrenti, più che per fare sistema. Ma forse un nemico comune si trova per salvare la faccia e dire che alla fine non è colpa di nessuno. A Catania fa caldo. Troppo. In Sicilia i due problemi sono il traffico ed il caldo.

A Catania c’è addirittura l’Etna, il grande vulcano attivo. Non è colpa nostra, cosa possono fare dei piccoli ed incravattati uomini contro la natura? Il discorso di Don Fabrizio a Chevalley torna sempre.

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