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Catania, ciclabile Cibali, ditta fermata da interdittiva antimafia

redazione

Catania, ciclabile Cibali, ditta fermata da interdittiva antimafia

Simone Olivelli  |
mercoledì 05 Giugno 2024

Rescisso il contratto alla Glz service, azienda raggiunta dal provvedimento della Prefettura: stava lavorando in subappalto al tratto compreso tra la stazione della metro e via Santa Sofia

CATANIA – In uno dei cantieri avviati per la realizzazione delle piste ciclabili stava lavorando una ditta a rischio d’infiltrazione mafiosa. La notizia, verificata dal Quotidiano di Sicilia, riguarda il tratto che dalla stazione metropolitana Cibali porterà in via Santa Sofia, all’ingresso della cittadella universitaria. È qui che dalla fine dello scorso anno e fino a inizio aprile stava operando, in regime di subappalto, la Glz Service, impresa con sede legale a San Giovanni la Punta.

La Glz Service raggiunta da un’interdittiva antimafia

La ditta, a metà marzo, è stata raggiunta da un’interdittiva antimafia emessa dalla prefettura di Catania e cui ha fatto seguito la rescissione del contratto da parte della As Costruzioni, la società calabrese che, alla fine della scorsa estate, si era aggiudicata il primo stralcio dei lavori per la costruzione degli itinerari ciclabili di collegamento delle sedi universitarie con i nodi di interscambio della città, progetto che nel complesso è finanziato con i fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza.

Nell’appalto del valore di 552mila euro oltre Iva – vinto dall’impresa con sede a Villa San Giovanni, grazie a un ribasso del 27,69 per cento – la Glz Service si sarebbe dovuta occupare degli interventi di scarifica e bitumazione del fondo stradale e dell’installazione della segnaletica orizzontale e verticale, oltre alla posa dei cordoli e della pavimentazione. “Alla luce dei contenuti della nota inviata dal Comune di Catania si formula espressa istanza di rescissione”, si legge in una nota inviata da As Costruzioni a Glz Service e acquisita dagli uffici di Palazzo degli elefanti.

All’origine del provvedimento preso dalla prefettura guidata da Maria Carmela Librizzi ci sono i risultati degli approfondimenti condotti dal Gruppo informativo antimafia e condensati in un verbale del 23 gennaio, i cui contenuti non sono noti. Ciò che si sa, invece, è che a guidare la ditta di San Giovanni la Punta è il 42enne Gianni Luca Zizzo. L’uomo, in passato, è finito al centro di diverse inchieste giudiziarie. A fine 2022, è tra persone coinvolte in un’indagine della Procura europea su un traffico di gasolio che dall’estero finiva in Italia lontano dai radar delle Agenzie delle Entrate: gli inquirenti quantificarono in oltre 25 milioni di euro la somma sottratta all’Erario fra mancati pagamenti delle accise e Iva non versata. Andando a ritroso nel tempo, invece, il nome di Zizzo compare nella lunghissima lista di persone coinvolte nell’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Catania denominata Vicerè e riguardante le attività del clan Laudani nel capoluogo etneo e nella provincia. Era il 2016, Zizzo e il padre vennero raggiunti dalle misure cautelari eseguite dai carabinieri. Perno dell’inchiesta Vicerè furono i verbali del collaboratore di giustizia Giuseppe Laudani. Davanti ai magistrati, il boss – a fine anni Novanta, quando ancora era minorenne, nominato capo dell’intera famiglia mafiosa dal nonno Sebastiano – riconobbe Zizzo tra i soggetti che figuravano nell’album fotografico sottopostogli dagli investigatori. Nel corso degli interrogatori, Laudani definì gli Zizzo come soggetti che, seppur non affiliati, sarebbero stati vicini al clan e, nello specifico, al gruppo di Iano il piccolo, cugino dello stesso Laudani. A menzionare Zizzo sono stati anche i collaboratori di giustizia Nazareno Anselmi e Carmelo Riso.

La Glz Service ha presentato ricorso al Tar contro l’interdittiva

Contro l’interdittiva antimafia, la Glz ha presentato ricorso al Tar, chiedendo la sospensione degli effetti del provvedimento della prefettura e, di conseguenza, anche della rescissione del contratto di sub-appalto stipulato con l’As Costruzioni. L’istanza, che è stata esaminata la scorsa settimana dai giudici della quinta sezione, è stata rigettata. “Insufficienti le asserzioni ed i mezzi di prova dedotti riguardanti le asserite risalenti dimissioni del titolare dell’impresa destinataria dell’interdittiva impugnata dalla carica di responsabile tecnico della società”, si legge nell’ordinanza. I giudici, richiamando i contenuti dell’interdittiva, hanno fatto riferimento al fatto che nella ditta di San Giovanni la Punta “hanno operato quali amministratori, responsabili e dipendenti, diversi soggetti controindicati”.

Nel provvedimento, pur essendo coperti da “omissis”, si fa riferimento oltre che a Gianni Luca Zizzo anche al genitore. A riguardo il Tar ha ritenuto “di significativo rilievo sia le accertate frequentazioni, anche dopo l’adozione della precedente interdittiva, con soggetti controindicati, sia la comune residenza, nel medesimo stabile, con il padre, soggetto anch’esso gravemente controindicato, dal momento – hanno concluso i giudici – che il domicilio in diversi appartamenti dello stesso edificio non appare idoneo a escludere la loro costante frequentazione”.

Con l’intento di conoscere se la rescissione del contratto causerà rallentamenti sulla tabella di marcia dei lavori, il Quotidiano di Sicilia ha provato a contattare l’assessore Sergio Parisi senza però ottenere risposta. Restiamo in attesa della stessa per poter informare i nostri lettori sull’avanzamento del cantiere.

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