Una certa idea di città - QdS

Una certa idea di città

Antonio Leo

Una certa idea di città

giovedì 02 Marzo 2023

Fra tre mesi si torna al voto per il rinnovo dell’Amministrazione. Servono candidati con competenze, esperienze e programmi dettagliati

CATANIA – Tre mesi alle urne. Novanta giorni di tempo per guardarsi allo specchio e dirsi la verità: Catania, la città che fu raggiante, non è mai stata così brutta, maltrattata e maleducata. Chi può scappa da qui e i primi ovviamente sono i giovani, incoraggiati dai genitori che – giustamente anche – non vedono alcun futuro e, quando possono, preferiscono investire i risparmi di una vita per “sistemare” i figli lontani da loro, comprandogli 50 metri quadrati a Roma, a Milano o Bologna. La ricchezza che dal Sud va al Nord, una storia sempre attuale e destinata a non passare di moda.

Un amico, andato via anni fa, mentre si trovava qui per le vacanze natalizie mi ha detto senza mezzi termini: “Questa città puzza di morte”. Non ha torto. E non c’entrano i rifiuti né la sporcizia che si annida in ogni dove. È proprio il sentimento di rassegnazione che aleggia nei vari strati della società, dagli esercenti ai professionisti, dagli studenti ai lavoratori che sbarcano il lunario con impieghi di fortuna. Rassegnazione che diventa apatia e lascia indifferenti di fronte alle mille piccole e grandi prepotenze che ci umiliano, tutti, come cittadini. Tanto niente può cambiare. Questa è la città dove il trapasso non è l’unica certezza: è sicuro, per esempio, che possedere una certa automobile comporti un’ineluttabile sottrazione di alcune sue parti (quando non dell’intero veicolo). È la città dove un commerciante può decidere di “agghindare” il proprio negozio come peggio crede, anche se fa parte di un palazzo storico, tanto nessuno lo punirà per aver alterato il decoro dei luoghi. È la città dove si consente di ridurre a cloaca uno spazio come piazza Europa. Dove i parchi giochi per bambini durano il tempo di una inaugurazione. Ma è solo la punta dell’iceberg, modeste miserie di un luogo volutamente abbandonato a se stesso: una città che deve essere povera e degradata, non solo economicamente ma anche culturalmente, perché così è più facile comprare voti a buon mercato.

Per un attimo, però, guardiamo la luna anziché il dito. Quello che dovrebbe farci indignare ancora di più sono le grandi arroganze. L’ennesimo supermercato autorizzato nel centro della città, le aree demaniali oggetto di speculazioni e appetiti, il nuovo consumo di suolo in aree di pregio storico e naturalistico. Sono alcune delle questioni a cui la politica non solo non ha saputo dare risposte ma non si è nemmeno posta il problema, per convenienza o sciatteria. Negli ultimi anni abbiamo avuto assessori senza le necessarie competenze (peraltro sovente “part-time”) in ruoli chiave dell’Amministrazione comunale e abbiamo assistito a spettacoli grotteschi come quello della viabilità alternativa al lungomare, un progetto che permetterebbe di “liberare” definitivamente viale Artale Alagona dalle auto (e non solo qualche domenica, come fosse la gentile concessione del monarca di turno). Un cantiere rimasto per tempo immemore bloccato a causa della mancanza dei fantomatici “dissuasori sismici” (ma sa… la pandemia, la guerra…) e ancora continuano a saltare fuori intoppi e rallentamenti nella realizzazione di una semplice strada, per la quale si attende da almeno dieci anni. Se è vero, come è vero, che al Comune e soprattutto alla Direzione Lavori pubblici ci sono gravissime lacune di organico, si tratta di tempi comunque inescusabili e inaccettabili. Manco per costruire il traforo del Monte Bianco ci è voluto tanto.
Al netto dei pettegolezzi e del chiacchiericcio sui candidati, quali sono i programmi? Quale la visione? Quale l’idea di città da costruire nei prossimi cinque anni? Rispetto a temi come la mobilità sostenibile, le pedonalizzazioni, il consumo di suolo, l’incremento del verde pubblico, l’apertura del porto alla città, la creazione di un vero lungomare alla Plaia libero dal cemento, cosa intendono fare gli aspiranti sindaco?

È su questi terreni che si può misurare la direzione che si vuole imprimere all’amministrazione. L’assenza di sicurezza e la sporcizia sono certamente i problemi più sentiti, ma rappresentano solo due delle tante criticità mai risolte. Catania, per esempio, è tra i centri italiani con i più alti livelli di inquinamento a causa del traffico. Seppure negli ultimi anni, grazie al buon lavoro dell’Amts, si è tornati a puntare sui Brt, si sono fatti passi avanti sul bike e car sharing, si è migliorato il servizio di trasporto su bus, ancora la strada da fare è lunga e un’amministrazione deve avere la forza di determinare scelte strategiche senza cedere agli interessi di parte. È assurdo per esempio che, ad oggi, non siano pedonalizzate meravigliose piazze come l’ex Duca Di Genova, Manganelli e Mazzini, tanto per dirne alcune.

Ci sarà spazio in campagna elettorale per affrontare con serietà questi temi oppure ci limiteremo, ancora una volta, ad assistere alla desolante presentazione di una valanga di liste create solo per disperdere il voto o meglio per concentrarlo sui soliti “patrozzi”? Dalla Santa ai santini, il passo è breve.

“Tra qualche mese si andrà a votare e occorre che ognuno scelga responsabilmente da chi farsi rappresentare altrimenti si resta impantanati: non occorre cedere alle lusinghe ma pensare al bene comune per una città nuova”. Sono le parole dell’arcivescovo Luigi Renna, tra i pochi che chiedono ad alta voce una svolta. Aggiungiamo: non possiamo più permetterci di votare l’amico, il cugino, il fidanzato della sorella. Nonostante la città sia arretrata molto negli ultimi dieci anni (la pensa così il 75% dei cittadini intervistati da Demopolis), Catania resta miracolosamente attrattiva per alcuni big come StMicroelectronics ed Enel Green power che hanno deciso di continuare a puntare sulla nostra disastrata zona industriale con investimenti milionari. È una città che resiste al netto della generale mediocrità che popola le sue istituzioni. Per una volta, immaginiamo cosa potrebbe diventare se affidata a mani realmente competenti e soprattutto “disinteressate”. Non c’è nessuno disposto ad accettare questa sfida?

Tag:

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta

Ediservice s.r.l. 95126 Catania - Via Principe Nicola, 22

P.IVA: 01153210875 - Cciaa Catania n. 01153210875


SERVIZIO ABBONAMENTI:
servizioabbonamenti@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/372217

DIREZIONE VENDITE - Pubblicità locale, regionale e nazionale:
direzionevendite@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/388268-095/383691 - Fax 095/7221147

AMMINISTRAZIONE, CLIENTI E FORNITORI
amministrazione@quotidianodisicilia.it
PEC: ediservicesrl@legalmail.it
Tel. 095/7222550- Fax 095/7374001
Change privacy settings
Quotidiano di Sicilia usufruisce dei contributi di cui al D.lgs n. 70/2017