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Giovanni Pizzo  |
martedì 16 Maggio 2023

"Se una famiglia ha un reddito intorno ai mille e pochi euro può permettersi un appartamento a prezzo di mercato? Ieri pochissimo, oggi per nulla", commento al caso del caro affitti.

Si potrebbe parafrasare Il Battisti di ‘Vendo casa’. L’edilizia popolare ha visto tempi migliori, uno sforzo antico, oggi vede persone sotto i portici o sfruttati in lupanari, magari sotto un cartone alla posta o alla stazione. L’edilizia popolare, il garantire un tetto ai meno abbienti, che oggi sono variegati con la crisi del ceto medio, il caro alloggi degli studenti, è una delle vere emergenze dell’Italia.

Non si può fare solo transizione ecologica e digitale, un tetto le persone lo devono pure avere prima di andare in qualche transizione. Abbiamo abbandonato le periferie, dagli anni Settanta, e non si costruiscono più case popolari da tempi immemori. Non si potrebbero comprare case sfitte e non utilizzate, a prezzo bloccato, per non aumentare la cementificazione? Non si realizza social housing né co-housing. Per non parlare di graduatorie e occupazioni abusive.

Questo è un tema sociale che interessa una grande fetta di italiani. Non pensiamo solo a poveri storici, disoccupati cronici, ma a tanti che potrebbero pagare una prigione sostenibile, disoccupati temporanei, cassintegrati, donne e uomini separati, e soprattutto famiglie monoreddito, i nuovi poveri. Se una famiglia ha un reddito intorno ai mille e pochi euro può permettersi un appartamento a prezzo di mercato? Ieri pochissimo, oggi per nulla.

In Sicilia siamo autonomi anche in questo, cosa stiamo facendo? Nella scorsa legislatura furono presentati dei disegni di legge per superare quei centri di spreco e mala gestio che erano e sono gli IACP. Che fine hanno fatto? Il solito nulla?

Come dice Battisti nella canzone “Una volta c’era amore, ora c’è un uomo che muore”. Così è se vi pare.

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