Chi propone una spesa indichi il finanziamento - QdS

Chi propone una spesa indichi il finanziamento

Carlo Alberto Tregua

Chi propone una spesa indichi il finanziamento

venerdì 01 Dicembre 2023

I responsabili vanno cacciati

Il segretario della Cgil, Maurizio Landini, ha chiesto al Governo di approntare ben ottantasette miliardi, ripetiamo, ottantasette miliardi, per tutte le necessità di spesa che secondo lui vi sono nel nostro Paese. Si tratta di una richiesta fuori dalla realtà, che non potrebbe essere accolta né da questo né da nessun altro Governo.

Ma Landini non è il solo blablatore che chiede di spendere i soldi all’Esecutivo in carica, così come è accaduto anche con i precedenti. Da tutte le parti, persino dagli esponenti di rilievo della stessa maggioranza, vengono proposte al Governo “necessità” e simili per cui bisognerebbe approntare risorse finanziarie.

Si tratta di irresponsabili che chiedono iniziative impossibili da accettarsi e da realizzarsi. Perché? Per una questione semplicissima: non ci sono i soldi. Costoro – se fossero persone consapevoli del loro ruolo e dell’impressione che fanno sull’opinione pubblica – dovrebbero indicare volta per volta le fonti da cui prelevare le risorse per soddisfare quanto chiedono.

La nostra Costituzione, all’articolo 81, terzo comma, dice: “Ogni legge che importi nuovi o maggiori oneri provvede ai mezzi per farvi fronte”. Tale articolo – proposto dal Governo Monti e approvato con maggioranza qualificata dei due terzi del Parlamento – si trova nella Legge costituzionale del 30 aprile 2012 numero 1 riguardante il principio del pareggio di bilancio.
Tale principio, però, è stato violato costantemente da tutti i Governi e da tutti i Parlamenti che hanno approvato le leggi di bilancio, senza che alcuno sia stato messo sotto processo per violazione della Costituzione.

Non solo, ma il Trattato di Roma del 1957 – che ha costituito l’Unione europea a Sei, poi diventati Ventisette – ha previsto col successivo Trattato di Maastricht i tre parametri “insuperabili”: disavanzo annuale non superiore al tre per cento, debito rispetto al Pil non oltre il sessanta per cento, inflazione al due per cento.

Questi parametri vengono sistematicamente superati e nel nostro caso di gran lunga. Per esempio, il Governo Draghi ha sforato quasi del doppio, seppure con la giustificazione del Covid.
Il ministro dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti, ha dimostrato prudenza nel varare il disegno di legge di bilancio del 2024. Nonostante ciò, il disavanzo è andato sopra al tre per cento prescritto e forse raggiungerà il quattro per cento.

Egli ha denunciato pubblicamente che il bilancio dello Stato non può sopportare cento miliardi di interessi all’anno; mentre la Germania, con un Pil nettamente superiore, ne paga appena cinquanta. Questa differenza rende il nostro Paese non competitivo perché è fortemente indebitato e quindi non in condizione di effettuare i necessari investimenti in infrastrutture, tecnologia, territori e altro per far aumentare adeguatamente il Pil.

Ricordiamo che il debito del nostro Paese vola inarrestabile verso i tremila miliardi, importo che secondo le previsioni del Def 2023 raggiungerà nel 2026.
Ricordiamo anche che ogni bambino e bambina che nasce in questo momento si trova sulla schiena un debito vicino ai cinquantamila euro, che quando sarà adulto o adulta dovrà pagare, volere o volare.

Il popolo italiano è fortemente indebitato, come prima si scriveva, e in una situazione tale dovrebbe prevalere la saggezza nel ridurre la spesa corrente, eliminando quella superflua e/o quella meno utile, per rimettere in sesto il bilancio; ciò non a scapito degli investimenti, i quali, come è noto, sono la leva per fare crescere il Paese.

Per fortuna, fino al 2026 arriveranno risorse europee fresche per 194,5 miliardi (Pnrr). Se saranno spese in investimenti, potranno dare un supporto non indifferente alla crescita del Pil.

Basta spesa corrente, che va tagliata senza alcuna titubanza. Un Governo di rango costituzionale e di grande dignità deve sapere fare le scelte giuste, spingere verso il benessere, ridistribuire la ricchezza con un’adeguata imposizione fiscale e ultimo, ma non ultimo, indirizzare gli investimenti verso una decarbonizzazione e il miglioramento dell’ambiente, per evitare che la CO2 piano piano ci soffochi in modo irrimediabile e irreversibile.

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