Chiara Francini: se non sei madre non sei Medea - QdS

Se non sei madre non sei Medea

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Se non sei madre non sei Medea

Giovanni Pizzo  |
mercoledì 15 Febbraio 2023

Un commento al monologo di Chiara Francini a Sanremo: una riflessione sulla maternità e l'essere donna.

La maternità non è un valico tra il bianco e il nero. Ha tutte una serie di sfumature che riflettono l’incidentalità dell’esistenza umana di una donna. Questo è il messaggio di Chiara Francini dal pulpito nazionale di Sanremo, un palco che sa ormai di religioso laicato.

L’ottima, ma sono di parte, Francini – con il suo accento fiorentino dei Campi – ci fa riflettere su temi onestamente più profondi di quelli della Ferragni. La donna in questi trent’anni ha sperimentato: lo aveva già scoperto negli anni ‘60, di valere, indipendentemente dal ruolo antropologico che la specie umana le aveva assegnato da millenni. Un valore che ha ragioni e radici ancestrali che sulla maternità possono trovare un conflitto o un punto di equilibrio.

Il dato personale, di Chiara Francini ma anche di altri milioni di donne, è necessario per capire la realtà. Si può non essere madri per motivi diversi, motivi di lavoro, non sempre per carrierismo, ma anche per seguire una legittima ambizione di autodeterminazione espressiva. Oppure perché non si è incontrata una persona con cui valeva la pena mettere al mondo una creatura. Poi magari ci si lascia, ma quello deve avere una dote di paternità. Perché un marito o un compagno può pure essere scemo, ma se diventa padre lo scemo te lo tieni a vita. Oppure perché semplicemente non si sente dentro il bisogno ancestrale della procreazione. Non siamo per fortuna tutti eguali.

Poi ci sono quelle che hanno avuto l’istinto della maternità, magari in momenti particolari, ma la sorte non le ha premiate. Non hanno avuto il coraggio o la determinazione di ricorrere a pratiche di auto-inseminazione, di diventare esperte di diritto e ginecologia. Le spiegazioni personali, del proprio cammino di vita sono necessarie per comprendere lo status di tantissime donne che non si auto-risolvono nell’essere madri. Per alcune c’è dolore, per altre c’è valore. A volte ci sono tutti e due.

La necessità delle riflessioni personali però non tiene conto del mutamento antropologico della società. Il mondo, crescendo in innovazione e competitività, si è trasformato, soprattutto in Occidente e in alcuni grossi Paesi asiatici, in una società alveare, dove le api operose alcune, operaie altre, sono sempre più donne. Il maschio si sta trasformando in un fuco, non sempre utile e non sempre potente, anzi tendenzialmente impotente. La forte crescita di affermazione femminile di questi decenni ha fatto da contraltare a una decrescita valoriale, di un maschio che ha via via perso ruoli e certezze. Questo ovviamente fa capire, oltre ad altre componenti economicistiche, la denatalità occidentale.

Questo è un tema che ovviamente è dibattibile da persone nate fino agli anni Ottanta. Le generazioni susseguenti non concepiscono queste crasi, che una Donna a tutto spessore, dotata di verbo, sensi e neuroni come la Francini ha proposto a Sanremo. Si può non essere madri senza per questo aver ucciso, come Medea, nulla dentro di sé. Si può fare crescere e figliare altro. Jane Austen e Marguerite Yourcenar ce lo han già fatto capire da tempo.

Immagini Rai

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