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Cinema… da casa, su Amazon Prime “La Stanza” di Lodovichi

Torre Francesco

Cinema… da casa, su Amazon Prime “La Stanza” di Lodovichi

giovedì 28 Gennaio 2021

Un cielo livido coperto dalla pioggia è l’unico scenario esterno di un film che si sviluppa totalmente entro i limiti di una casa a due piani

LA STANZA
Regia di Stefano Lodovichi, con Guido Caprino (Giulio), Camilla Filippi (Stella), Edoardo Pesce (Sandro).
Italia 2021, 88’.
Distribuzione: Lucky Red/Amazon Prime Video

Una donna in lacrime vestita da sposa sta per gettarsi da una finestra, ma viene interrotta dal suono del campanello. È uno sconosciuto che dice di aver prenotato una stanza tramite un sito internet. Una volta dentro, l’ospite fatica a nascondere le proprie intenzioni criminali, che esplodono all’arrivo del marito dell’aspirante suicida.

Un cielo livido coperto dalla pioggia è l’unico scenario esterno di un film che si sviluppa totalmente entro i limiti di una casa a due piani. Se l’intenzione del regista Stefano Lodovichi (“In fondo al bosco”) era di esplorare i codici del genere e le dimensioni del perturbante, la fotografia a luce bianca pesantemente irrorata da una color correction esasperata crea un’atmosfera digitalmente irreale che riporta piuttosto alla percezione di un videogame (le semplificazioni di un intreccio privo di ambiguità esaltano d’altra parte questa sensazione).

La poca fluidità nei movimenti di macchina e i problemi di messa a fuoco tradiscono scarsità di mezzi e di idee, ma la dimensione da “film da camera” è solo una delle evidenti criticità dell’opera. La recitazione dei tre interpreti principali è costantemente sopra le righe, gli ammiccamenti alla sfera sessuale, visti gli sviluppi di trama, sembrano del tutto inappropriati (a meno di non voler scomodare Freud, ma mi pare che non ve ne sia l’intenzione), le scenografie replicano piuttosto assurdamente vieti cliché (vetrate circolari, porte semidistrutte, pareti scrostate) senza tenere minimamente in considerazione che tra gli elementi fondanti della storia vi sia il fatto che la casa venisse fino a poco tempo prima degli eventi narrati utilizzata saltuariamente come b&b (e dunque probabilmente venduta su Booking come “casa degli orrori”).

Se a ciò si aggiunge una sceneggiatura priva di sfumature psicologiche il cui punto nodale è rappresentato da un implausibile salto temporale, l’esibizione di tare familiari tipiche del dramma intimistico italiano piccolo borghese (marito fedifrago e padre assente + moglie vittimista e madre ossessiva = figlio violento e vendicativo) e un finale ingenuamente moralistico, inevitabilmente il rammarico per i titoli trattenuti da mesi nei listini di distribuzione in attesa della riapertura delle sale rischia di trasformarsi in un sentimento di angoscia.

Voto: ☺☻☻☻☻

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