Coldiretti, ottobre più bollente di sempre: danni per maltempo

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Coldiretti, ottobre più bollente di sempre: danni per maltempo

Redazione  |
domenica 05 Novembre 2023

Si fa una continua conta dei danni dopo l’ottobre più bollente di sempre e gli ulteriori problemi arrivati con il maltempo.

Si fa una continua conta dei danni dopo l’ottobre più bollente di sempre con una temperatura superiore di oltre 3,15 gradi la media storica del mese. La condizione ha determinato l’incremento dei disagi dovuti al maltempo con precipitazioni che il terreno, a causa di un lungo periodo di caldo e siccità, non riesce ad assorbire. Lo spiega la Coldiretti sulla base dei dati Isac Cnr che rileva le temperature in Italia dal 1800. Il clima anomalo più evidente si è registrato al centro Italia: a ottobre la temperatura è stata di ben 3,4 gradi superiore la media storica.

Dal monitoraggio della Coldiretti sui dati Eswd (European Sever Weather Database) emerge che su un territorio più fragile si sono abbattuti fino a questo momento solo nel mese di novembre 90 eventi estremi (trombe d’aria, bufere di vento e bombe d’acqua) concentrate proprio nella zona centrale del Bel Paese.

Intere aree allegate: situazione grave in Toscana

“Con i nubifragi sono finite sott’acqua città e campagne dove si contano coltivazioni, allevamenti e fienili allagati e scoperchiati, serre divelte, alberi abbattuti e rami spezzati ma anche strade rurali franate e terreni ed aziende inaccessibili – precisa la Coldiretti -. La situazione più grave è in Toscana soprattutto a causa dell’esondazioni dei torrenti e dei corsi d’acqua che hanno allagato serre e campi già seminati con colture autunnali come cereali e favino, e delle fortissime raffiche di vento che hanno strappato coperture, troncato alberi e fatto cadere le olive che a questo punto non potranno più essere raccolte. Nei magazzini sommersi dall’acqua sono andati persi migliaia quintali di grano, oltre a semi e concimi con trattori, macchine ed attrezzi agricoli coperti di fango. Gli uffici della Coldiretti stanno monitorando la situazione ed offrendo assistenza alle aziende colpite alle quali vanno garantiti i sostegni necessari alla ripresa dell’attività in una situazione in cui a causa della cementificazione e dell’abbandono l’Italia ha perso quasi 1/3 (30%) dei terreni agricoli nell’ultimo mezzo secolo con la superficie agricola utilizzabile che si è ridotta ad appena 12,8 milioni di ettari ed effetti sulla tenuta idrogeologica del territorio per la minore capacità di assorbimento dell’acqua in eccesso”.

Zone a rischio idrogeologico: giovano investimenti

“Il risultato è che in Italia oltre 9 comuni su 10 in Italia (il 93,9% del totale) secondo l’Ispra hanno parte del territorio in aree a rischio idrogeologico per frane ed alluvioni anche per effetto del cambiamento climatico in atto con una tendenza alla tropicalizzazione che si manifesta con una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, il rapido passaggio dal sole al maltempo e precipitazioni brevi ed intense – rivela Coldiretti -. Per questo l’Italia deve difendere il proprio patrimonio agricolo e la propria disponibilità di terra fertile con un adeguato riconoscimento sociale, culturale ed economico del ruolo dell’attività nelle campagne. L’agricoltura è l’attività economica che più di tutte le altre vive quotidianamente le conseguenze dei cambiamenti climatici, ma è anche il settore più impegnato per contrastarli si tratta di una nuova sfida per le imprese agricole che devono interpretare le novità segnalate dalla climatologia e gli effetti sui cicli delle colture, sulla gestione delle acque. Servono investimenti anche grazie al Pnrr per la manutenzione, risparmio, recupero e regimazione delle acque con una rete di piccoli invasi, un impegno per la diffusione di sistemi di irrigazione a basso consumo – conclude Coldiretti -, ma anche ricerca e innovazione per lo sviluppo di coltivazioni resistenti”.

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