Concorsi truccati, sospesi l'attuale rettore di Catania Basile e il suo predecessore Pignataro - QdS

Concorsi truccati, sospesi l’attuale rettore di Catania Basile e il suo predecessore Pignataro

redazione

Concorsi truccati, sospesi l’attuale rettore di Catania Basile e il suo predecessore Pignataro

venerdì 28 Giugno 2019

Quaranta professori di quattordici atenei indagati per associazione per delinquere, corruzione e turbativa d'asta. Indagini della Digos per l'assegnazione di diciassette posti da ordinario, quattro da associato e sei da ricercatore. Il procuratore Zuccaro, "Sistema di nefandezze". Il clientelismo "Disonore per il mondo della Cultura"

Il rettore di Catania, Francesco Basile e altri nove professori etnei tra i quali il suo predecessore Giacomo Pignataro, sono stati sospesi dal servizio dal Gip dopo essere stati indagati per associazione per delinquere, corruzione e turbativa d’asta.

Al centro delle indagini dell’operazione denominata “Università bandita” della Digos coordinate dalla Procura della Repubblica di Catania sono 27 concorsi.

Quaranta docenti indagati

Sono complessivamente quaranta i professori indagati degli atenei di Bologna, Cagliari, Catania, Catanzaro, Chieti-Pescara, Firenze, Messina, Milano, Napoli, Padova, Roma, Trieste, Venezia e Verona. Indagate anche altre sei persone a vario titolo collegate con l’università di Catania.

L’ordinanza applicativa della misura interdittiva della sospensione dall’esercizio di un pubblico ufficio emessa dal Gip di Catania, su richiesta della Procura distrettuale, è stata eseguita da personale della polizia di Stato.

Il sistema dei concorsi truccati

Tutti i concorsi sarebbero stati organizzati prima, sulla base del vincitore.

Il bando sarebbe stato costruito ad hoc attorno al vincitore, le pubblicazioni sarebbero stata stabilite in base a quelle che lui aveva e l’ordine di chiamata sarebbe stato deciso in base alla possibilità di avere una persona invece che un’altra.

In un colloquio intercettato dagli investigatori un presidente di una commissione di concorso ed il capo di un dipartimento, in presenza del vincitore designato, avrebbero chiamato una persona che aveva presentato la domanda convincendola a revocarla.

Si sarebbero inoltre creati finti eventi culturali per poter pagare le trasferte ai commissari.

Non un solo concorso con criteri meritocratici

Man mano che gli investigatori controllavano i concorsi, non sono riusciti a trovare uno solo svolto con criteri meritocratici. L’unica volta in cui il soggetto più meritevole stava vincendo un concorso, la commissione sarebbe stata ‘richiamata all’ordine’ dal rettore, che avrebbe imposto invece una modifica del concorso per far vincere chi era stato precedentemente designato.

Chi è Francesco Basile

Francesco Basile – 61 anni, dal 1992 ordinario di Chirurgia generale nella Scuola di Medicina e oggi direttore dell’unità di Clinica chirurgica dell’ospedale Vittorio Emanuele di Catania – venne eletto nel febbraio del 2017 al posto di Giacomo Pignataro. Nel 2016 è stato eletto presidente della società Italiana di Chirurgia Day Surgery.

I nove docenti destinatari del provvedimento sono professori con posizioni apicali all’interno dei Dipartimenti dell’università di Catania e nei loro confronti la polizia di Stato ha eseguito perquisizioni.

L’inchiesta “Università Bandita”, è scaturita da indagini avviate dalla Digos della Questura di Catania su concorsi che per l’accusa sono stati “truccati” e in particolare riguardano l’assegnazione di diciassette posti per professore ordinario, quattro per professore associato e sei per ricercatore.

La Procura aveva chiesto i domiciliari

La Procura di Catania aveva chiesto gli arresti domiciliari per il rettore e nove professori, ma il gip ha disposto il provvedimento cautelare della sospensione dall’attività professionale.

La Digos della Questura di Catania, oltre ai 27 concorsi ritenuti truccati, sta svolgendo indagini su altre “97 procedure concorsuali sulle quali – ritiene la Procura distrettuale etnea – sussistono fondati elementi di reità circa la loro alterazione”

La conferenza stampa

Un vero e proprio “codice di comportamento sommerso” operante in ambito universitario secondo il quale gli esiti dei concorsi devono essere predeterminati dai docenti interessati.

Questo emerge dall’operazione sfociata nella sospensione dal servizio da parte del Gip del rettore Francesco Basile e altri nove professori, indagati per associazione per delinquere, corruzione e turbativa d’asta.

L’operazione è stata illustrata durante una conferenza stampa alla quale ha preso parte il procuratore della Repubblica Carmelo Zuccaro.

Le indagini hanno accertato come nessuno spazio doveva essere lasciato a selezioni meritocratiche e nessun ricorso amministrativo poteva essere presentato contro le decisioni degli organi statutari.

Secondo quanto accertato, inoltre, le regole del codice avevano un un preciso apparato sanzionatorio e le violazioni erano punite con ritardi nella progressione in carriera o esclusioni da ogni valutazione oggettiva del proprio curriculum scientifico.

I nomi dei professori catanesi sospesi

Come detto c’è anche l’ex rettore dell’Università di Catania Giacomo Pignataro tra gli indagati e anche per lui è stata disposta la sospensione dal servizio.

Gli altri docenti sono il prorettore Giancarlo Magnano di San Lio; l’ex direttore del Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali Giuseppe Barone; il direttore del Dipartimento di Economia e Impresa Michela Maria Bernadetta Cavallaro; il direttore del Dipartimento di Scienze Biomediche e Biotecnologiche Filippo Drago; il direttore del Dipartimento di Matematica e Informatica Giovanni Gallo; il direttore del Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali Carmelo Giovanni Monaco; il direttore del Dipartimento di Giurisprudenza Roberto Pennisi; il presidente del coordinamento della Facoltà di Medicina Giuseppe Sessa.

Zuccaro, “Sistema di nefandezze”

“L’indagine – ha detto Zuccaro – ha consentito di svelare un sistema di nefandezze che purtroppo macchia in maniera veramente pesante il nostro Ateneo perché coinvolge tutti i personaggi di maggiore responsabilità al suo interno“.

“Abbiamo accertato che questo sistema, che vedeva al vertice il precedente rettore e il rettore attuale – ha aggiunto – ha inquinato il sistema di votazione all’interno dell’Ateneo per la nomina del rettore e per la nomina degli organi più importanti. A cascata questo sistema si é perpetuato per condizionare numerosi concorsi di tutti i dipartimenti”.

Il sistema “baronale”

Quello descritto dal Procuratore è un sistema che un tempo sarebbe stato definito “baronale”.

“Un sistema – ha affermato Zuccaro – che non esito a definire squallido perché le persone che vengono proposte non sono le più meritevoli per aggiudicarsi il titolo. Quando qualcuno ha il coraggio di proporsi come candidato per questo posto nonostante il capo del dipartimento abbia deciso che non sia venuto il suo momento, queste persone vengono fatte oggetto di critiche pesanti, addirittura di ritorsioni da parte del capo del dipartimento”.

“Si è usata la parola, da parte di qualcuno, non da parte mia – ha aggiunto -, di ‘metodi paramafiosi. Parto dal principio che se tutto è mafia, nulla è mafia. Io uso la parola mafia per sistemi effettivamente mafiosi. Però questi sono sistemi criminali e anche i sistemi criminali organizzati non mafiosi posso produrre effetti devastanti“.

Disonore al mondo della Cultura

“I fatti – ha concluso – sono estremamente gravi e certamente non fanno onore a persone che dovrebbero appartenere al mondo della cultura: cultura che non può soffrire l’adozione di sistemi clientelari e non basati sul merito per potersi perpetuare. Una cultura che si basa su questi sistemi è una cultura destinata a rimanere sterile e a perseguire più esigenze clientelari che non esigenze di progresso e di sviluppo della nostra società”.

Il precedente in Sicilia orientale

Il “sistema” dei concorsi truccati all’Università di Catania, delineato dall’inchiesta della Procura, era già stato esplorato in una vicenda giudiziaria scaturita da un concorso per ricercatore in Storia contemporanea nella sede distaccata di Ragusa.

La commissione aveva in quella occasione scelto come vincitrice una candidata laureata in architettura.

Il candidato escluso, Giambattista Sciré, autore tra l’altro di vari saggi e ricerche, aveva presentato ricorso al Tar e denuncia alla magistratura ordinaria. Sia il Tar che il Consiglio di giustizia amministrativa avevano giudicato illegittima la decisione dei commissari che in sede penale sono stati il 17 aprile scorso condannati dal tribunale: un anno di reclusione ciascuno con la condizionale per il presidente Simone Neri Serneri, la segretaria Alessandra Staderini, il commissario Luigi Masella.

A Sciré è stata riconosciuta una provvisionale di 10 mila euro.

Il processo ha preso in esame solo il caso Sciré e il comportamento della commissione ma ha messo in luce i metodi di un “sistema” nel quale la selezione dei candidati si fondava, si legge nelle sentenze, anche su “affermazioni illogiche” e perfino su valutazioni “contrarie al buon senso”.

Mentre la Corte dei conti ha aperto un fascicolo ipotizzando un danno erariale, il Tar ha condannato l’Università di Catania al risarcimento dei danni al candidato escluso che però non ha mai ottenuto, se non per alcuni mesi, l’immissione nel posto di ricercatore.

Sciré ha proseguito però la sua battaglia fuori dall’Università promuovendo con altri colleghi l’associazione “Trasparenza e merito” che ha come obiettivo la verifica e il rispetto della regolarità delle procedure seguite nei concorsi universitari.

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