Coronavirus, l'Italia tutta contro la presidente della Bce - QdS

Coronavirus, l’Italia tutta contro la presidente della Bce

redazione web

Coronavirus, l’Italia tutta contro la presidente della Bce

venerdì 13 Marzo 2020

Monito di Mattarella, l'Unione europea solidarizzi e non ci ostacoli. Asse Colle-Governo, la Lagarde sotto accusa per il tonfo in borsa e l'impennata dello spread. Poi Bruxelles apre, ma secondo il premier Conte, maggioranza e opposizione, non è ancora sufficiente

Nel periodo buio per contagi e decessi il capo del governo italiano, Giuseppe Conte sta lavorando a una partita parallela e altrettanto importante: quella di evitare il collasso economico dell’Italia.

Un’Italia verso la quale l’Ue stenta a muoversi. Anzi, la sensazione, nelle più alte istituzioni italiane, è che in Europa non ci sia ancora la piena consapevolezza della portata “pandemica” dell’emergenza Covid-19.

Così, ieri sera, è stato il presidente Sergio Mattarella a muoversi in prima persona, tuonando contro la numero uno della Banca centrale europea, Christine Lagarde, che, affermando “non siamo qui per chiudere gli spread, ci sono altri strumenti e altri attori per interventi su questi aspetti” ha causato un’impennata dello spread e un drammatico tonfo in Borsa.

“L’Italia – ha ammonito il Capo dello Stato – sta attraversando una condizione difficile e la sua esperienza di contrasto alla diffusione del coronavirus sarà probabilmente utile per l’Unione Europea. Si attendono quindi, a buon diritto, quanto meno nel comune interesse, iniziative di solidarietà e non mosse che possano ostacolarne l’azione”.

Ma l’intervento di Mattarella è andato oltre, colpendo atteggiamenti dell’Ue considerati di noncuranza e persino di scherno, che hanno investito il contrasto alle merci o la chiusura alle frontiere.

Atteggiamenti che hanno irritato non poco il Capo dello Stato, portandolo a intervenire con decisione a difesa dell’Italia e del suo Governo, unito e saldo.

Di fronte a questa presa di posizione, la presidente della Bce è stata costretta a ribaltare quanto aveva affermato prima, spiegando di essere “pienamente impegnata a evitare qualsiasi frammentazione in un momento difficile dell’area euro”.

“La Bce è un presidio, è un bene che Lagarde abbia precisato le sue parole”, ha sottolineato il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri.

E, poco dopo, dall’Europa è arrivata un’altra un’apertura, sia sullo stop al Patto di stabilità sia sull’esclusione del 100% delle spese per l’emergenza Covid-19 dal deficit.

Decisione che andrebbe incontro, quindi, a quello che il governo si attende.

Conte lo ha accennato anche alla Cancelliera Angela Merkel, con la quale condivide l’esigenza di mettere l’emergenza coronavirus al primo posto dell’agenda Ue. Ma la sponda, per ora teorica, di Berlino non basta. E non basta neanche la linea, filo-italiana di Ursula von der Leyen.

Il governo italiano ne è consapevole e, non a caso, Conte ripete in tutti i suoi contatti europei lo stesso concetto: il Covid-19 è un’emergenza globale, non italiana.

Per questo, anche dopo il dietrofront, la risposta della presidente della Bce Christine Lagarde è ritenuta dal governo italiano insoddisfacente sia nelle parole sia nell’entità del Qe messo in campo.

“Qui il problema non è la flessibilità, questo è un tema che deve essere considerato già superato”, ha spiegato una fonte governativa. Il pressing di maggioranza e opposizione, peraltro, è costante.

Le parole della Lagarde hanno irritato tutti, dal Pd alla Lega. Il M5S, addirittura, ha chiesto la chiusura della Borsa di Milano.

Conte, dal canto suo, ha detto: “mi aspetto che l’Eurogruppo di lunedì dovrà avere sul tavolo esclusivamente l’emergenza coronavirus”,con implicito riferimento alla fermezza italiana di volere un rinvio dall’ok al Mes.

Il tema Ue si incrocia con le proteste per la decisione di tenere aperte le fabbriche. Ma Conte non ha intenzione di fare marcia indietro. Certo le difficoltà reali degli operai e dei datori di lavoro nell’assicurare loro condizioni di sicurezza adeguate inducono a rispondere con i fatti prima che con le parole.

Ma, come spiega una fonte di maggioranza, chiudere le fabbriche mentre nel resto dell’Ue tutto è aperto significherebbe dare un colpo ferale all’economia italiana.

Sull’incontro tra governo e parti sociali previsto per oggi nel Palazzo Chigi, spiegano fonti Dem, le prime sollecitazioni al premier sono arrivate dal vicesegretario Andrea Orlando.

La linea del Pd, sul tema, non è precostituita.

Dalla segreteria riunitasi (in video) nel pomeriggio sono emerse due priorità: chi può lavorare da casa deve essere messo nelle condizioni di farlo; chi deve andare a lavorare per necessità primarie deve essere messo nelle (rigide) condizioni di sicurezza del caso.

Il puzzle è complicato.

E, proprio per questo, Conte sottolinea anche in queste ore la necessità di una linea lucida e realista.

“Il governo fa quello che occorre fare”, spiegano nell’esecutivo. E, a Palazzo Chigi, non sono passate inosservate le parole di questa mattina del Papa, che ha invitato a pregare per le autorità di governo chiamate a decisioni non facile.

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