Covid, in Cina i medici lavorano da positivi: 80% sanitari infetti

Covid, in Cina i medici lavorano da positivi: a Pechino fino all’80% dei sanitari infetti

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Covid, in Cina i medici lavorano da positivi: a Pechino fino all’80% dei sanitari infetti

Redazione  |
giovedì 15 Dicembre 2022

Molte le strade deserte segnalate nella metropoli di Guangzhou, dove tanti residenti restano in casa e dove le linee telefoniche dedicate all'emergenza sanitaria restano senza risposta

Ai medici e agli infermieri cinesi è stato detto di lavorare in ospedale anche se positivi al coronavirus. Lo scrive il Guardian segnalando che, in alcuni ospedali di Pechino, l’80 per cento del personale sanitario risulta infetto. La decisione delle autorità cinesi è dovuta alla carenza di personale di fronte a un acutizzarsi dell’infezione che, secondo il responsabile delle emergenze dell’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) Michael Ryan, precede ”di molto” la revoca delle restrizioni introdotte nell’ambito della politica zero-Covid.

L’aumento dei contagi di Covid-19 non si limita a Pechino e il cambiamento nella politica ufficiale per combattere l’infezione ha suscitato paura in molti cinesi. I residenti di altre grandi città hanno detto al Guardian che sembrava che “i casi positivi fossero ovunque”. A Chongqing, nella Cina sud occidentale, un residente ha detto al Guardian che tutti gli insegnanti della scuola del figlio erano positivi e che le lezioni si stavano svolgendo online. A Zhengzhou, nella Cina centrale, molte aziende sono passate allo smart working a causa dei contagi. Molte le strade deserte segnalate nella metropoli di Guangzhou, dove tanti residenti restano in casa e dove le linee telefoniche dedicate all’emergenza sanitaria restano senza risposta.

L’Oms ha espresso preoccupazione per il fatto che la popolazione cinese di 1,4 miliardi non fosse adeguatamente vaccinata. La Cina ha risposto che circa il 90 per cento della sua popolazione è vaccinata e la Commissione sanitaria nazionale (Nhc) ha annunciato che avrebbe lanciato il secondo richiamo per i fragili e gli anziani di età superiore ai 60 anni.

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