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Cu nesci, arrinesci

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Cu nesci, arrinesci

Giovanni Pizzo  |
martedì 18 Aprile 2023

Un proverbio spesso odiato ma drammaticamente vero in una Sicilia sempre più spopolata e priva di giovani.

“Cu nesci, arrinesci”. Questa frase è la più odiosa e temuta dai genitori siciliani. Ma purtroppo è schifosamente vera. Le percentuali di quelli che se ne vanno dall’isola e poi ritornano per reinsediarsi è minima, quasi microscopica.

Ogni anno da Palermo, o Catania, se ne vanno piccole città di giovani al di sotto dei quaranta. Cercano altre mete, altre città, altri luoghi che consentano opportunità maggiori di quelle che questa terra agrodolce gli può dare. Figuriamoci quelli che abitano nei paesi dell’interno, dove non c’è nulla che li possa trattenere.

Qualche giorno fa sono passato da Montallegro, ricordandomi una canzone delle Cozze, band palermitana degli anni ’70/’80. Sembrava, ad onta del nome, uno di quelle cittadine del Far West, una fila di case dentro un Canyon, da un lato e dall’altro, una scuola elementare, una Chiesa, un Municipio e i ruderi più in alto di un paese abbandonato. Lì vetusti, non ripresi e riqualificati come hanno fatto per esempio in Salento. Niente svaghi, luoghi di aggregazione, attività culturali, soprattutto niente lavoro.

A mare, sulla spiaggia di Bovo marina, accanto Eraclea Minoa, su una spiaggia incantevole, una locanda stellata di un noto chef del Nord. Ci lavorano 6/7 ragazzi di Montallegro, forse più fortunati, per servire prelibatezze gourmet agli stranieri dell’Adler o del Verdura di Rocco Forte, che hanno aperto in questi luoghi non eccessivamente distrutti dall’abusivismo di quella particolare razza di Siculo Costruens. Lo Chef Resident, che lavora per Perbellini, è originario di lì, ed è tornato nella sua terra. Ma quanti non tornano, quanti partono con i trolley, non abbiamo più le valigie di cartone, e li rivediamo solo per qualche giorno di vacanza in cui vengono a trovare i maturi, se non anziani, genitori. Le loro vite, il loro lavoro, il riconoscimento del merito che cercavano di ottenere, lo hanno trovato altrove.

Ci sono riusciti, con sforzi enormi, personali e familiari, e queste esperienze positive vengono rilanciate su Instagram e su TikTok – Facebook è per i boomer – e i ragazzi fanno proseliti (o followers). Il vecchio proverbio è così attuale, e devastante mente vero, che perfino una compagnia aerea inglese lo propone sui cartelloni come slogan pubblicitario. Vedere questi cartelloni fa “rizzare le carni”, ma non fa vergognare nessuno di quelle persone, più grandi di età, che resistono, inchiodate alle loro rendite di posizione, in quest’isola a dispetto dei Santi, figurati dei figli.

Ci vorrà molto tempo ancora per invertire, se mai possibile, questo trend. Forse, quando saremo, come da dati demografici tendenziali, la metà degli attuali siciliani, si libererà dello spazio per fare resistere in questa terra figli e nipoti, che non vogliono stare come cento cani in capo ad un osso.

Così è se vi pare.

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